Vita di Carolina Bonaparte
Questa biografia di Carolina Bonaparte è tratta dall’opera “Vita di Gioacchino Murat re di Napoli” curata Lelio M. Fanelli ed edita a Napoli nel 1821.
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Carolina Bonaparte (Maria Annunziata) regina di Napoli, terza sorella di Napoleone, nacque in Ajaccio il 15 di marzo 1782, enel 1795 andò colla sua famiglia a cercare asilo in Francia, allorché la Corsica cadde in potere degl’Inglesi.
Dietro un soggiorno di sei anni in Marsiglia, Carolina accompagnò sua madre e sorelle in Parigi ove giunsero poco tempo dopo la rivoluzione del 18 brumale (9 novembre 1799), rivoluzione che veniva a mettere le redini del governo nelle mani di Napoleone. Carolina, nella istituzione diretta da madama Campan, terminò la sua educazi0ne, alla quale le disgrazie de‘ tempi, e quelle particolarmente di sua famiglia non avean permesso di dare sino allora, che delle cure imperfettissime.
Dotata di disposizioni le più favorevoli, il suo carattere, ed il suo spirito si svilupparano in poco tempo, e i suoi progressi in tutte le arti piacevoli sorpresero per la loro rapidità. Tratti egualmente nobili e graziosi, una statura poco elevata ma di una eleganza perfetta, costituivano un novello pregio a tante prerogative, e Carolina sarebbe stata sicura di essere rimarcata da per tutto, ove il suo rango non fosse stato conosciuto. Maritata giovinetta col re Gioacchino, allora generale, celebre già peri brillanti fatti d’armi, ella nel 15 marzo 1806 ricevè il titolo di gran duchessa di Cleves e di Berg; e nel di 8 luglio 1808 montò sul trono di Napoli. Lo spirito della regina tanto giusto, quanto è buono il suo cuore, la difese in questa circocostanza conto l’ambizione dell’imperatore, del principe Giuseppe e di alcuni personaggi di sua famiglia, i quali fondandosi su ciò che era stato effettuito il 15 marzo 1805 a riguardo della principessa Elisa, divenuta principessa sovrana di Lucca e Piombino, e gran duchessa di Toscana, pensavano che il trono di Napoli doveva esser concesso alla sorella di Napoleone, e non al suo cognato. Non erasi bastantemente esaminato a qual punto il carattere de’ due principi escludeva ogni paragone fra essi; la regina ne giudicò meglio, e quantunquc le sia accaduto di far sentire delle volte al suo sposo nel corso della loro unione, che il trono sul quale egli sedeva, era uno de’ su0i benefizj, nondimeno la regina rispettò sempre a tal punto le,convenienze, che ella non prese giammai negli affari altra parte, se non quella che il re (il quale avea dichiarato che egli non accettrebbe giammai una corona, di cui non sarebbe in certo modo che il titolare) consenti a darle. Riuscissi finalmente, ma non senza molte difficoltà, a conciliare questo doppio interesse. Noi sappiamo ancora che durante il tempo in cui Gioacchino ha occupato il trono di Napoli, egli si è mostrato talmente geloso di non pertecipare colla regina alcuna della prerogative della sua autorità, che questa princrpessa cui la sua qualità di sorella di Napoleone , e la natural superiorità del suo spirito davano un grande ascendente su‘ Ministri, i quali, senza saputa del re le comunicavano frequentemente gli affari di gabinetto, affettava sempre di non esserne istruita, e di non desiderare neppure di esserne. Nelle tre assenze del re, allorché questi accompagnò l’imperatore nelle Campagne di Russia e di Sassonia, e quando egli dichiarò la guerra all‘Austria nel marzo 1815, la, regina incaricata della reggenza, diede delle prove de’ più rari talenti in amministrazione non men che in politica; ma ella non mostrossi giammai più degna dell’ alto posto al quale era stata elevata, quanto nell’avvicinarsi della catastrofe che doveva precipitarnela. La presenza e la moderazione de’ consigli che non cessò di dare al re nelle critiche circostanze in cui questo principe trovavasi inviluppato in gennaro, febraro e marzo 1815; la sorprendente energia che manifestò dietro la disfatta dell’esercito napoletano a Tolentino; quella ancor più grande che sviluppò allorchè fatta prigioniera dagl’ Inglesi, e montata sul Vascello amiral ella non più si curava per non pensare che alla salvezza della sua capitale , assicurarono a questa principessa, il di cui cuore si è sempre mestrato più grande de’suoi rovesci, un posto glorioso fra le donne, che hanno illustrato il loro sesso.
Ritirata nei Stati austriaci, dopo la caduta di un potere che pel corso di sette anni era stato costantemente segnato colla clemenza, e co’benefizj, la regina Carolina, sotto il nome di contessa di Lipona, ha ricevuto dall’ imperadore Francesco l’ospitalità la più affettuosa. Il suo figlio primogenito, il Principe Achille, risiede con lei. Possa il colpo dell’avversità essere lontano da questo giovinetto, il quale in pochi giorni ha veduto svanire sì brillanti destini, e la cui futura sorte fu l’ultima impresa dello sventurato suo padre.
Poteva essere una ottima regnante, ma fu abbastanza sfortunata