Torino e le “Feste Anniversarie per l’Arrivo del Re”

Quando, il 20 maggio 1814, Vittorio Emanuele I potè ritornare a Torino e prendere possesso dei suoi territori, in città furono organizzate delle grandi feste di ringraziamento, sia civili che religiose.

Vittorio Emanuele I era religiosissimo e aveva molto pregato affinchè Napoleone cadesse: egli ritenne perciò, allorchè questo accadde, di aver ricevuto una grazia divina. Anche i Decurioni della città avevano molto pregato per il ritorno dei Savoia, e anch’essi reputavano che Dio li avesse ascoltati. Venne pure deciso di ripetere queste feste ogni anno a maggio, con il valore di una solennità civile.

Le feste duravano cinque giorni, e venivano denominate “Feste Anniversarie per l’Arrivo del Re”. Venivano annunciate, ogni anno, nella “Gazzetta Piemontese”.

Pubblicato dal 1814, questo giornale era lo strumento ufficiale di conoscenza delle norme in vigore nel regno e dopo il 1861 divenne la “Gazzetta Ufficiale”.

Sulle sue pagine del numero del 1 aprile 1819, nell’annuncio delle “Feste Anniversarie per l’Arrivo del Re” di quell’anno, troviamo una interessantissima serie di informazioni. Come si sviluppavano queste feste?

Essenzialmente con “Panem et circenses”, ossia: una cospicua distribuzione di pani al popolo, e una (o più) corse di cavalli. Esse si svolgevano in maggio, essendo quello il mese in cui il re era ritornato, dopo quattordici anni di esilio in Sardegna. Dunque, leggiamo che nel 1819 questi festeggiamenti si svolsero dal 19 al 23 maggio. Il 19, vi fu innanzitutto, al mattino, la distribuzione ai torinesi di seimila pani, seguita, nel pomeriggio, da una corsa di cavalli. Questa corsa si svolgeva su un percorso di circa due chilometri e mezzo (ottocento trabucchi), partendo dalla Strada di Rivoli, percorrendo di gran carriera Contrada Dora Grossa, per poi concludersi in Piazza Castello, dov’era la linea di meta.

Proprio lì, sull’angolo con contrada Dora Grossa, vi era una loggia nella quale sedevano i giudici, che dovevano proclamare il vincitore. Nei giorni seguenti, erano previste l’illuminazione del Palazzo di Città e della Chiesa del Corpus Domini, sfilate di carrozze (passando per Dora Grossa, Cittadella, Piazza del Re e Valentino), spari a più riprese di salve di cannone, sfilate militari, processioni religiose del clero e del Corpo di Città tra le chiese dei santi protettori di Torino, messe solenni in duomo con salmi e preghiere, recita del Te Deum, l’inno di ringraziamento per eccellenza.

Nel contempo nelle vie erano allestiti alberi della cuccagna, e si svolgevano giochi di destrezza. Feste ancora più grandi si svolsero nel 1834, per celebrare i vent’anni del ritorno dei Savoia: esse durarono una settimana, e anch’esse videro le corse dei cavalli e, soprattutto la distribuzione dei pani, segno che all’epoca il popolo di Torino conosceva davvero cosa fosse la fame.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Paolo Benevelli

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