Tobruk e la Marmarica

Quando l’Italia conquistò la Libia, la regione della Marmarica vessava in uno stato di totale sfacelo economico. Era un’area desertica e spopolata. Nel Defna si avevano pozzi d’acqua dolce ed era questa forse la zona più idonea all’insediamento di famiglie di coloni, ma il deserto trionfava ovunque come regno di popolazioni nomadi e dedite prevalentemente alla pastorizia. Tantomento si differenziava Tobruk

La città era sorta nel 1867 quando il governatore turco di Bengasi pensò di popolare la zona intorno all’antica fortezza romana, fino ad allora servita come scalo per le carovane mercantili, e vi mandò una decina di famiglie. L’esperimento durò un paio d’anni, finì per la mancanza d’acqua. Verso il 1885 si ritentò di popolarla impiantandovi un nucelo di commercianti arabi. Nel 1911 gli italiani trovarono così un villaggio sviluppato con un ufficio doganle, il mudir turco, un distaccamento di truppa, un càdi, un maestro di scuola e un ufficio telegrafico.

Tobruk non rispose all’intimazione di resa avanzata dal viceammiraglio Augusto Aubry la mattina del 4 ottobre 1911. Ai quindici uomini di guarnigione si unirono un centinaio di indigeni armati e si predisposero alla resistenza. Un colpo di cannone della Regia Nave Vittorio Emanuele abbattè la bandiera turca e dava inizio ad uno scambio brevissimo scambio di fuoco. I colpi di cannone allontanarono i beduini e la compagnia da sbarco entrò in un forte vuoto. Turchi e arabi misero campo poco distante, a Mdauar, con parecchi fucili e alcuni cannoni. Il generale Tommaso Salsa li allontanò nel 1913. Le ostilità comunque si sarebbero riaccese con maggiore livore, ma nel frattempo le vecchie casette iniziavano già a lasciare il posto a costruzioni moderne.

L’altopiano marmarico, modesto nell’altitudine ma continuo dal golfo di Bomba sino a quello di Sollum, trovava in Tobruk un’unica apertura sul Mediterraneo, notevole e ben riparata dal vento. Tobruk aveva una rada così vasta da poter ospitare l’intera flotta e infatti qui vennero concentrate le nostre navi e le truppe per la spedizione volta ad occupare Rodi e poi i battaglioni della colonna Tassoni che conquistò l’interno della Cirenaica.  L’importanza della città era, però, dovuta anche alla sua vicinanza alla frontiera egiziana. Se gli italiani non l’avessero occupata, l’avrebbero fatto gli inglesi, i quali avevano appena occupato la vicina Sollum.

Quando occupammo Tobruk, infatti, una divisione navale inglese era già pronta a precederci. La presa di possesso di Sollum da parte degli anglo-egiziani e l’incapacità italiana di allargare la propria occupazione verso l’interno da Tobruk, ebbero come risultato che l’intera area fu terreno fertile per i ribelli senussi, alleati di Ismail Enver bey. A Sollum, il presidio era egiziano, ma il comandante era il tenente colonnello inglese Snow, coadiuvato dal maggiore Royle. Costoro non attaccarono mai il vicino accampamento senusso dell’altipiano di Amseat e proprio qui, a partire dal 1913, affluirono anche ufficiali ottomani.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale vide la Turchia fomentare la ribellione senussa e l’Italia incapace di contenerla. Il contrabbando di armi in quel punto della frontiera si intensificò e anche Sollum finì attaccata. Il generale Nuri bey la fece bombardare da un sottomarino turco. Colarono a picco le navi inglesi nella rada e trentacinque granate colpirono edifici e attendamenti del presidio. Ne lfrattempo piccole bande senusse ingaggiarono ripetuti scontri. Gli inglesi non risposero, probabilmente non vollero impegnarsi in operazioni anche sulla frontiera occidentale dell’Egitto, oltre che sul canale. L’attacco turco-senusso però si ripetè il 7 ottobre 1915 contro il presidio di Sidi el Barrani. Gli inglesi la abbandonarono e qualche giorno dopo fecero lo stesso con Sollum, mentre le truppe egiziane facevano causa comune con gli aggressori. Solo nel dicembre di quell’anno i britannici iniziarono a pianificare risposte. Si tentarono manovre congiunte con italo-inglesi e, nel maggio del 1915, Sollum finì sotto assedio e vinta. Quindicimila senussi furono sbaragliati, mancò però la volontà di occupare la città e sottrarla alle mire egiziane.

La Marmarica, però, così scarsa di acqua e pioggia, fu sempre considerata priva, o quasi, di valore economico. Il problema dell’acqua restò insuperato. Tobruk continuava a riceverne in buona parte da Derna. I pozzi erano rari e tutti posti lungo la costa. Le greggi dei nomadi trovavano il minimo necessario in una rete di cisterne d’acqua piovana negli incroci di carovaniere e lungo le camionabili. Nel 1934 la Marmarica fu unita alla Tripolitania e al Fezzan. All’inizio della Seconda guerra mondiale, il porto diventerà una questione strategica e la regione, non a caso, fu teatro delle principali battaglie di italiani e l’Afrikakorps contro i britannici.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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