Storia del Cristianesimo: Suor Maria Imma Mack

Una giovane suora, tra il 1944 ed il 1945, poté settimanalmente entrare nel lager di Dachau e portarvi, di nascosto, cibo e medicinali. Era suor Maria Imma Mack.

Raccontò il primo contatto coi prigionieri del campo nelle sue memorie: “Era il martedì del 16 maggio 1944 allorché con una mia compagna mi recai in treno, via Monaco, a Dachau. Vi giungemmo poco prima delle undici e subito ci incamminammo verso il lager. Dopo una buona mezz’ora di strada incontrammo davanti alla caserma delle SS il signor Dur che, come d’accordo, ci stava aspettando con un carrettino in mano. Con questo mezzo avremmo dovuto trasportare alla stazione le piantine commissionate. Quella prima volta ci accompagnò lo stesso signor Dur alla Plantage, cioè la grande spianata in cui si trovavano gli orti e i giardini del lager. Si doveva dapprima percorrere la cosiddetta ‘via delle SS’ che portava alla Eickheplatz. Sul lato sinistro i questa larga strada si potevano ammirare belle ville con davanti giardini ben curati em olti fiori alle finestre. Il signor Dur ci disse che vi abitavano gli ufficiali delle SS con le loro famiglie e che i fiori provenivano dalla Plantage del campo di concentramento dove noi eravamo diretti. Attraverso la piazza, ci inoltrammo per un sentiero disagevole. Passammo davanti a due baracche di fronte alle quali era addossato un enorme mucchio di scarpe vecchie. Il feto che si sprigionava da quel cumulo di calzature quasi putrefatte era indescrivibile. Attraverso le finestre potemmo scorgere all’interno delle baracche uomini rapati a zero intenti ad aggiustare le scarpe”.

Fu questo il primo ricordo di suor Maria Imma Mack, un paesaggio che iniziò a popolarsi di prigionieri seminudi e denutriti: “A destra di queste baracche si scorgeva un’estensione di campi nei quali, a piccoli gruppi, i detenuti erano intenti a qualche lavoro. Si poteva notare che per ogni gruppo c’era un sorvegliante.Proprio mentre noi stavamo passando, finiva per gli uomini il tempo di lavoro ed essi si stavano avviando verso lo spiazzo riservato al controllo. COsì ci aveva spiegato il signor Dur cercando di parlare sottovoce. Uno spettacolo sconvolgente la vista di quelle centinaia di uomini con giacche e pantaloni a strisce, oppure in abiti civili a brandelli. Le teste rapate a zero, tutti avevano facce pallide, gonfie, quasi tumefatte. Ci scrutavano come fossimo essere di un altro mondo. Mai potrò dimenticare quegli sguardi…”.

Suor Maria Imma Mack apparteneva alla Congregazione delle Suore Scolastiche di Nostra Signora a Monaco di Baviera. Nel 1944 ricevette il primo ordine di acquistare piante e fiori nel vivaio del campo di concentramento di Dachau. Conobbe allora le tristi condizioni di quei prigionieri e motivò le sue consorelle a conservare il cibo in modo che potesse introdurlo nel campo. Ogni settimana, dal maggio 1944 all’aprile 1945, andava in bicicletta, sia d’estate che d’inverno, e portava cibo a tutti col pretesto di acquistare fiori.

Ferdinand Schonwalder, un giovane sacerdote prigioniero, impiegato come addetto alle vendite di fiori, chiese alla suora di far pure uscire dal campo delle lettere dei prigionieri. Sebbene sapesse che quello era un reato punibile con la pena di morte, suor Maria accettò e creò così un contatto tra i detenuti e i loro parenti. Pian piano introdusse al campo anche oggetti liturgici come ostie, vino per la messa, candele, oli e paramenti. Tutto ciò rese possibile l’ordinazione del diacono Karl Leisner, l’unica ordinazione di un prete cattolico in un campo di concentramento nazista, voluta da mons. Gabriel Piguet di Clermont-Ferrand, anch’egli prigioniero.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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