Il soggiorno dell’Imperatore Federico III alla corte di Alfonso d’Aragona
Grandi feste si celebrarono in onore dell’Imperatore Federico III d’Asburgo giunto in Italia per sposare Eleonora di Portogallo. L’Imperatrice, figlia di Duarte I, re del Portogallo, e di Eleonora d’Aragona, sorella di Alfonso re di Napoli, era dunque nipote del sovrano aragonese che aveva pure avuto un ruolo chiave nell’organizzazione del matrimonio perchè ne aveva curato da vicino i negoziati.
Il matrimonio si celebrò per procura a Napoli il 10 dicembre del 1450.
Eleonora incontrò suo marito a Siena ed insieme a lui si recò a Roma, dove Papa Niccolò V celebrò le nozze. I due vennero incoronati imperatori del Sacro Romano Impero tre giorni dopo, il 19 marzo, nella Basilica di San Pietro.
Dall’opera di Giovanni A. Summonte, Historia della città e regno di Napoli, traiamo il racconto di un soggiorno sfarzoso, all’insegna dell’opulenza, dell’ostentazione di ricchezza. Per diversi mesi, furono elargiti doni, concesse onorificenze, offerti banchetti sontuosi agli ospiti ed alla città di Napoli, dalla corte e dai baroni che concorsero pure ad ospitare gli Imperatori a Fondi, Gaeta, Sessa Aurunca, Capua ed Aversa. Fu una vera e propria esaltazione della Corona d’Aragona, viene quasi da pensare che Alfonso il Magnanimo sapesse già che sua nipote sarebbe stata prozia dell’Imperatore, e re di Napoli, Carlo V.
A Roma erano con gli Imperatori illustri esponenti del Regno di Napoli quali l’Arcivescovo, il Duca di Sessa, il Duca d’Andria ed il Conte di Celano. Erano stati inviati da Alfonso affinchè convincessero gli Imperatori a resterare più a lungo a Roma in modo da consentirgli più tempo per organizzare i festeggiamenti napoletani, ma “Federigo, che desiava d’esser presto col Re, e ben sapea ciò anco più desiderarsi dall’Imperatrice, si pose in via” avvisando Alfonso che “veniva a trovarlo non come Imperatore ma come figliuolo”. Alfonso ad ogni modo non lesinò fasto e ricchezze, dispose che l’Imperatore fosse ospitato a Castel Capuano,“fece erigger nella piazza dell’Incoronata, dodici ordini a guisa di teatro, dove si potessero star a veder i giuochi, le giostre, e gl’altri spettacoli” ed ordinò che il cammino verso Napoli fosse costellato di sontuosi banchetti ed opulente accoglienze.
Così Federico III d’Asburgo fu scortato dall’ambascera napoletana a Terracina dove incontrò Ferrante ed il Panoramita, poi insieme passarono a Fondi, ricevuto dal Conte Onorato Gaetani che, vestito di “panno…zegrino con cappello dell’istesso con un cerchio di gioie di valore di cento mila scudi” come sua moglie, spese nel ricevimento, durato due giorni, più di diecimila scudi “c’ha quel tempo, ch’il viver era di minor costo, parve gran cosa”. Da Fondi l’Imperatore volse a Gaeta incontrando Indico d’Avalos, Marchese di Pescara, e conoscendo con sorpresa l’amenità di quei luoghi, “di quella odorifera spiaggia per li fiori di cedi, & aranci, già ch’era il principio di Primavera”. Si mossero dunque verso Sessa Aurunca dove il Principe di Rossano lo accolse con maggior fasto del Conte Gaetani, ma il Summonte ci informa pure che tutte le strade da Terracina a Capua erano allestite con mense di ristoro per gli uomini al seguito dell’Imperatore. Tre miglia fuori da Capua, finalmente Alfonso incontrò la coppia per poi rientrare a Napoli a gestire i preparativi. Gli Imperatori alloggiarono in città, il giorno, solo Federico III raggiunse Aversa “e nel primo d’Aprile fu incontrato dal Re a Melito… con tutta la Nobiltà, non solo di Napoli, ma di tutto il Regno, e fuora, e co i Magistrati della Città (cosa superbissima a vedere, però che non v’era memoria, nè anco a tempo de padri, & avi…)”. Finalmente a Porta Capuana, l’Imperatore fu ricevuto sotto un ricchissimo baldacchino da una schiera di Cavalieri, con Alfonso, che “per modestia, lo seguiva alquanto discosto”, ma presto fu voluto al fianco dell’ospite. Seguendo le consuetudini, tutti gli aiutanti dell’Imperatore furono fatti cavalieri ed al termine della cavalcata, l’Imperatore fu condotto nei suoi alloggi, mentre l’Imperatrice, rimasta a Capua, si apprestava a seguire per Napoli un percorso che ripetè i fasti di quello del consorte.
Cadeva in quei giorni la Settimana Santa e tutti poterono ammirare le sacre rappresentazioni, partecipare alla celebrazione del Mistero della Passione nella Chiesa di Santa Chiara e festeggare nel dì di Pasqua. In ogni occasione, in ogni spostamento, in edifici o in strada, Alfonso mostrò sempre la sua magnanimità persino disponendo che agli uomini del seguito imperiale fosse tutto donato gratuitamente. Lo stupore che generò fu tale che l’Imperatore invitò i suoi a non abusare della generosità offerta ed in molti malignarono che tanta gentilezza fosse pagata dal popolo ma fu tutto invece coperto dalle casse regie.
Fu allestita una caccia presso il lago di Agnano, “nel luogo detto volgarmente li Astruni”, così descritta dal Summonte: “Quivi furono mandati cinque mila contadini, e vi si trovorono due giorni prima con tutti gl’instrumenti necessarij per questo effetto; questi uniti insieme co i Cacciatori Regj, circondorno i boschi, e co i gridi, e col latrar de cani, posero in scompiglio le fiere, movendole alla volta de la cima del monte; avertendo, ch’elle non tornassero in dietro, serrandone gran numero in una valletta; il Re il dì seguente vi menò l’Imperadore, e la moglie, accompagnati da i primi della Città fra maschi e femmine, era il giro del monte tutto ornato di padiglioni, e tenne da potervi star commodamente a vedere, & un particolar luogo collocato all’imperial padiglione con camere ben ornate a guisa di comodo palazzo. Vi furono anche con gran artificio fatte tre fantane, una di greco, un’altra di malvagia, e l’altra di vernaccia… dalle quali per diversi canali scaturiano infiniti rivoli, che dalle quindece ore fin’ alle ventidue bastò a cavar la sete a tutta la moltitudine, che fe il numero di più di settantamila persone… Vi fu una credenza di vasi d’oro e di argento, di valore di più di cento cinquanta mila ducati. Le mense per tutto furono di passo in passo fornite di abbondanti, e delicati cibi, di quanto desiderar si poteva. Finito il pranzo il Re, collocò l’Imperadore, e la sposa in due bellissie seggie, e lasciatoli in compagnia di più gravi Signori del Regno: Egli cavalcando un feroce Corsiero insieme col Duca di Calabria & altri Cavalieri, ch’ei volle, divisi in tre parti, ascese alla pianura per la strada che v’era. I Cacciatori Reali stavano a piè del monte, i Contadini sulla cima, & altre genti d’intorno. Cominciossi la caccia senza muoversi alcuno dal suo luogo. Usciti fuora i Cinghiali, e l’altre fiere per il latrare de cani, e gridi de Cacciatori, calavano precipitosamente nella pianura, dove fermati da cani, venivano poscia uccisi con li spiedi, & altri correndo scampavano via con grandissimo piacere de’ riguardanti; quel che fu segnalato più d’ogni altro in questa caccia si fu, che la maggior parte delle fiere cacciate vennero a morir sotto il palco Imperiale, delle quali il Re di sua mano ne fe più di venti perire”.
Una strana coincidenza volle che proprio in quei giorni, il 19 aprile del …, la Duchessa di Calabria partorisse. Alfonso, in onore dell’ospite, volle chiamare il piccolo, Federico, sarà lui l’ultimo re della Napoli aragonese. Il piccolo “fu tenuto al battesmo dall’Imperadore” e ricevette da lui in dono “una collana, guarnita di pretiosissime gemme, stimata di gran prezzo”. La città visse molti giorni di giubilio e tornei cavallereschi: “si ferono nella strada dell’incoronata bellisiime giostre mantenute dal Duca di Calabria, i Giostrarori furono Sigismondo Malatesta, Signor d’Arimini, il Prencipe di Taranto , il Prencipe di Rossano, Carlo di Monteforte Conte di Campobascio, Gio. Paolo Cantelmo Conte di Populi, Galeazzo Pandone, Conte di Venafri, Gío.di Sanframondi Conte di Cerreto, Gio. Caracciolo Duca di Melfi, Luigi Gesualdo Conte di Conza, Matteo di Capua Conte di Palena, Francesco Siscara Conte d’Ayello, Margaritone di Loffredo, e Giouanni Anniechino, e perciò fu fatto nella strada sudetta un’Anfiteatro di legnami capacissimo di molta gente, dal quale si viddero per molti dì le giostre predette, godendo sì felici giorni”.
Sembra emergere con forza dalla cronaca dei fatti che Alfonso desiderasse che il matrimonio fosse consumato proprio a Napoli, senza ulteriori indugi, sia per cementare la coppia sia per confermarsi come suo tutore. Leggiamo infatti: “Volle finalmente il Re, che l’Imperadore prima che di Napoli partisse, consumasse il matrimonio con la moglie, la qual’ era ancor donzella..”.
All’apprestarsi della partenza dell’Imperatore e di sua moglie la generosità e la riconoscenza della corte napoletana continuò a manifestarsi “di dodici bellissimi cavalli ben guarniti, havendone mandati à donar otto altri a Ladislao Re di Ungaria sin’ à Roma, e quattro ne donò al Duca d’Austria, & all’Imperatrice un carro con quattro ruote guarniro di broccato con quattro leggiadrissimi cavalli bianchi, & una lettica fodrata di ricami di gemme, e perle, con quattro muli di molto prezzo. Fè poner sacco dagli Alabardieri dell’Imperadore la sua cavallaritia, ov’eran più di ducento rozze fornite; acciò commodamente potessero per il viaggio caualcare…”. Sorprende tra l’altro l’emanazione di un bando che impose ai commercianti di cedere senza compenso a “Caualieri, Nobili, e Corteggiani Imperiali” qualsiasi merce “che da loro hauessero voluto comprare i da cento docati in giù… bastando loro un manifesto scritto della roba data, e ‘l prezzo di quella, col quale andando al Regio Tesoriere, sarebbeno stati pagati”. Tutto si concluse con la concessione di una scorta all’Imperatrice sino al porto di Manfredonia: “Essendo dopò Federico su ‘l partire, e ritornar in Roma per terra, per il ritorno di Germania, fù dal Re per lungo tratto fuor della Città accompagnato, e poco dopoi partì l’Imperatrice dal Re sin’a Manfredonia seguita, ed indi per mare à Venetia con le galee di quella Signoria si condusse…”.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Foto gentilmente concesse dalla Compagnia d’arme “La Rosa e La Spada”