Ruggero il Normanno
Conosciamo più da vicino Ruggero il Normanno oltre il mito, oltre l’esaltazione storiografica.
La numerazione ed i titoli
Ruggero il Normanno è II solo come Conte di Sicilia. Questa numerazione, benché assai nota, non è valida come re. La questione è assai spinosa perché in realtà nei suoi diplomi Ruggero si intitolò spesso in diversi modi: a volte si disse re di Sicilia, di Puglia e di Calabria come se si trattasse di parti diverse e non di un unico territorio, altre figura persino semplicemente come re di Puglia, o anche come re d’Italia, lasciando scomparire i più antichi titoli di Principe di Capua, Principe di Benevento, Principe di Salerno, Duca di Napoli, Duca di Gaeta e Duca d’Amalfi.
Re dal… 1140
Quando Ruggero fu incoronato, nel Natale del 1130, il suo regno non era ancora completo. Mancavano diversi territori, soprattutto mancava la città destinata ad essere la più importante nella storia del Sud Italia, Napoli. Due anni dopo Capua e Benevento si sottrassero al suo dominio e lo batterono nella Battaglia di Scafati. Ruggero riuscì ad aver ragione del nemico con un gesto indubbiamente da vile: approfittò del fatto che Rainulfo, Conte d’Alife, si fosse recato a Roma e ne fece rapire la moglie ed il figlio. Fu così che ottenne Capua. Gioì per poco perché l’invasione dell’imperatore Lotario portò alla proclamazione di Rainulfo d’Alife come nuovo Duca di Puglia, titolo equivalente a quello di Ruggero che subì cocenti sconfitte ad opera del rivale. Rainulfo però morì nel 1139 altrimenti la storia avrebbe salutato lui come primo re di Sicilia. Solo allora Napoli si arrese e Ruggero ottenne da Innocenzo II una seconda incoronazione, forse quella che egli stesso ritenne “più valida” dato che la prima l’aveva ricevuta da Anacleto II, un antipapa.
Ostilità all’unificazione e politica interna
Altra riflessione che non si potrebbe tacere riguarda la condivisione del progetto d’unificazione portato avanti da Ruggero. Il normanno è salutato come il grande re che accorpò il Sud Italia in un unico stato ma ciò, all’epoca, non fu considerato un bene da tutte le città che subirono la sua politica, a cominciare dal vecchio ducato di Amalfi che perse completamente la propria autonomia in una politica di progressivo accentramento statale che cancellò le vecchie libertà e spense la sua proiezione commerciale. Di qui il continuo sorgere di baroni oppositori e ribelli, spalleggiati dai ceti mercantili locali, e la necessità di Ruggero di indebolirli. In questo quadro la convocazione delle Curiae generales a Palermo nel 1130, evento salutato dalla storiografia come nascita del parlamento siciliano, il Catalogus Baronum, l’elenco di tutti i vassalli, e le Assise di Ariano del 1140 furono strumenti di grande modernità politica.
Riduzione dei privilegi baronali
Ruggero istituì l’obbligo dell’omaggio vassallatico. Prima di lui pure Roberto il Guiscardo obbligò i signori longobardi e gli stessi suoi normanni a prestargli omaggio ed il servizio militare, ma senza successo. I signori infatti mai si reputarono suoi vassalli, anzi gli mossero più volte guerra. Ruggero fu il primo ad assoggettare tutti i baroni reticenti, li obbligò a riconoscerlo come loro signore, a prestargli omaggio ed ogni servizio feudale. Stabilì poi che i suoi figli, i conti, i baroni, i vescovi e gli abati non potessero più alienare i loro feudi perché di esclusiva appartenenza della corona. Ruggero abolì gli eserciti privati. Lo fece per impedire che i baroni si facessero guerra tra di loro o che addirittura si scagliassero contro la sua autorità. Stabilì il numero massimo di armati per ogni conte, barone, vescovo o abate e vietò pure che i signori edificassero torri e castelli senza il suo consenso. Nel quadro della sua politica di riduzione dei privilegi baronali, abolì la giustizia privata. Tolse ai baroni il diritto di amministrare la giustizia nei propri feudi istituendo giustizieri e camerari: i giustizieri giudicavano in nome del re per ogni delitto per cui fosse prescritta morte o mutilazione, e dipendevano dal Gran Giustiziere, i camerari invece di occupavano di giurisdizione civile ed erano coadiuvati a livello locale dai baglivi. Ruggero eresse pure una Curia Suprema composta dal lui stesso e da sette Grandi Ufficiali che deliberava intorno agli affari di stato ed ebbe comunque in gran considerazione i baroni del regno, serbandoli come strato sociale più importante del suo stato, affidando loro gli alti comandi dell’esercito e stabilendo che una Curia de Pari si occupasse delle cause loro riguardanti.
I territori africani del Regno di Sicilia
Il regno Ruggero raccolse nei suoi confini anche territori africani, sì. Già nel 1120, il Normanno aveva sottratto Malta agli arabi, ma dopo le Assise di Ariano che dettero una solida base al suo regno, Ruggero organizzò una potente flotta e conquistò Tripoli ed altri territori d’Africa riscuotendo cospicue offerte dai signori locali ed istallando dei propri governatori. I territori normanni d’Africa si estendevano sino a Tunisi e Bona, in Algeria, ed all’interno lambivano il Sahara fino a Gafsa. Così l’elsa della spada del Normanno recava inciso: “Apulus et Calaber, Siculus mihi servit et Afer”. Furono persi lentamente alla morte di Ruggero.
La flotta di Ruggero contro Bisanzio
Ruggero volse la sua flotta anche verso l’Oriente per punire l’imperatore Manuele Comneno che prima aveva offerto sua figlia in moglie ad Alfonso, figlio di Ruggero, e poi aveva imprigionato gli ambasciatori siciliani che si erano da lui recati per ricevere la promessa sposa. La flotta era guidata dall’ammiraglio Giorgio di Antiochia che prese Corfù, annessa ai domini del Regno di Sicilia, saccheggiò le coste albanesi, Negroponte e la Beozia, Atene, Corinto e Tebe rientrando carica di ori ed anche delle migliori tessitrici dell’impero, in seguito obbligate a lavorare in Puglia e Sicilia. Pure Costantinopoli fu posta sotto assedio ed alcuni suoi borghi saccheggiati, poi corse in Terra Santa a liberare Ludovico VI, detto il Pio, re di Francia fatto prigioniero dai musulmani. L’imperatore si vendicò più tardi, alla morte di Ruggero, invadendo la Puglia con un esercito guidato dai generali Michele Paleologo e Giovanni Ducas che si unì ai rivoltosi capeggiati da Roberto III di Loritello ed all’esercito di Papa Adriano IV. Allora gli Altavilla furono ricacciati in Sicilia e solo l’anno dopo poterono avviare una lenta riconquista che culminò nel 1158 con la pace tra Regno di Sicilia ed Impero Bizantino.
Vita privata
Ruggero il Normanno, nacque a Mileto, in provincia di Vibo Valentia, nel 1095. Fu sempre un grande estimatore di arte e cultura. Sin da bambino, a Palermo, crebbe con precettori greci e musulmani. Del suo animo proteso alla bellezza restano tracce evidenti nella Cappella Palatina a Palermo e nel Duomo di Cefalù che esplodono di influenze e colori arabi e bizantini. Portò alla sua corte dotti arabi e cristiani, uomini di scienze e lettere. Tra di essi il famoso Al-Idrisi gli donò quella che è passata alla storia come Tabula Rogeriana, una lamina d’argento sulla quale erano incisi i confini delle terre sino ad allora conosciuti, la più importante opera cartografica medievale. Questo era solo uno dei tanti oggetti d’arte che si potevano ammirare nei palazzi di Ruggero, palazzi in cui non dovette sempre godere di serenità. Al contrario della sua vita politica e militare colma di successi, infatti, la vita familiare di Ruggero fu costellata di tristezza e sventura. Gli morirono tre figli e Guglielmo, che ereditò la corona, non mostrò mai pari dignità del padre. La prima moglie, Elvira di Castiglia, morì nel 1135, la seconda, Sibilla, sorella di Oddone II duca di Borgogna, sposata nel 1149, morì dopo un anno. La terza moglie, Beatrice, figlia del Conte di Rhetel, gli diede solo una figlia, la futura imperatrice Costanza d’Altavilla, che Ruggero non potè mai conoscere perchè nacque nove mesi dopo la sua morte.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia:
- Capone, Discorso sopra la storia delle leggi patrie
- Rosati, Il diritto pubblico del regno delle due Sicilie
- Vivenzio, Delle antiche provincie del Regno di Napoli e loro governo
- N. Fortunato, Riflessioni intorno al commercio antico e moderno del regno di Napoli