Roberto il Guiscardo in Albania
Quando Niceforo Botaniate spodestò Michele VII Ducas dal trono di Costantinopoli, Roberto il Guiscardo, re di Sicilia, fu inviato da Papa Gregorio VII a combattere l’usurpatore.
Il Guiscardo, lasciato in Sicilia suo figlio Ruggero, avuto dalla sua seconda moglie, Sichelgaita di Salerno, s’imbarcò a Brindisi per l’Epiro con suo figlio Boemondo, avuto dalla prima moglie Alberada di Buonalbergo. Aveva al suo seguito una flotta di centottanta navi, ciascuna con duecento uomini, e prese Corfù, Butrinto e Vallona senza trovare grandi ostacoli, poi strinse d’assedio Durazzo, protetta dalla guarnigione di Giorgio Paleologo. L’occupazione di quella città gli avrebbe garantito l’intero controllo della costa e l’accesso libero ai Balcani. Nel frattempo Niceforo Botaniate veniva a sua volta detronizzato da Alessio Comneno.
Il nuovo imperatore chiese soccorsi a Venezia che accorse con una flotta di sessantatre navi capitanate dal doge Domenico Selvo che si fermarono al porto de Mantelli, a tre miglia da Durazzo. I normanni dapprima tentarono di stringere alleanza con i veneziani, poi, respinte tali pretese, si videro attaccare da navi ora munite di torri con frombolieri, arcieri e macchine da lancio. Boemondo ingaggiò un ostinato scontro, la sua nave affondò colpita dai macigni nemici e molti furono i caduti. I veneziani sbarcarono poi a Durazzo, assaltando il campo di Roberto il Guiscardo, mentre la guarnigione bizantina apriva le porte e passava al contrattacco. I normanni si ritrovarono travolti e furono costretti a fuggire.
Il Guiscardo però non abbandonò l’assedio. Trasferì il suo campo, si riorganizzò, chiamò dalla Sicilia nuove truppe e più ampia flotta e si ripresentò a Durazzo sottoponendola ad un lungo assedio con le sue macchine da lancio. Alessio Comneno volle accorrere alla testa di un vasto esercito costituito da greci, turchi, bulgari e slavi, credendo di poter mettere in fuga i normanni, ma accadde il contrario: i bizantini furono sbaragliati dalla cavalleria normanna. Pare che in cinquemila persero la vita, ed Alessio dovette fuggire a Costantinopoli. Nel corso di questa battaglia, la regina Sichelgaita, brandendo una lancia, capeggiò un drappello di uomini all’attacco dei Variaghi, costringendoli alla fuga.
Forte di questo successo, il Guiscardo, allora, ottenne l’atto di sottomissione da quella guarnigione composta per lo più da amalfitani e veneziani. Ora Durazzo era dei normanni.
Roberto il Guiscardo tornò in Italia per respingere l’imperatore Enrico IV che era entrato a Roma e teneva prigioniero Gregorio VII a Castel Sant’Angelo. La guerra tra normanni e veneziani si riaccese nelle acque di Corfù, nell’ottobre del 1084, e dopo un primo successo delle bandiere di San Marco, il Guiscardo inseguì la flotta facendo strage di tremila veneziani, catturando ed affondando buona parte delle loro navi. Tale clamorosa disfatta provocò un malcontento generale che culminò con la deposizione del Selvo, il quale si ritirò in un convento. Il suo successore, Vitale Falier Dodoni, rinnovò l’accordo anti-normanno con Alessio Comneno ottenendo in cambio il controllo della Dalmazia, il titolo di protosebastos ed una rendita considerevole. Si affrettò poi ad allestire una nuova flotta di dromoni, triremi, chelandie e galee e, nelle acque tra Corfù e Butrinto, riuscì ad aver ragione delle navi normanne, anzi mancò poco che la stessa moglie di Roberto il Guiscardo, la regina Sichelgaita, non cadesse prigioniera. In realtà l’esercito normanno era stato decimato dalla peste. Secondo Anna Comnena, la pestilenza uccise più di diecimila uomini e lo stesso Roberto il Guiscardo morì colpito dal morbo, a Cefalonia. Fu così che
Ad ogni modo i normanni erano stati respinti. L’aiuto dato ai bizantini fruttò ai veneziani tutti i vantaggi, fu infatti confermata la crisobolla emessa dall’imperatore con la quale venivano concessi privilegi economici quali la libertà nei commerci e tre scali commerciali presso il Corno d’Oro e il doge ottenne il titolo di protosebastos e la signoria sulla Dalmazia.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Foto gentilmente concessa dal gruppo di rievocazione storica “Cives Regni Siciliae”