Riccardo Helmut Seidl

Il napoletano Riccardo Helmut Seidl è uno degli assi dell’aviazione nazionale ed a lui è ora intitolato il 36º Stormo dell’Aeronautica Militare.

Nato a Napoli il 19 aprile del 1904, fu allievo dell’Accademia navale di Livorno. Fu sottotenente di vascello, ma la sua vita cambiò sul serio solo quando passò alla Regia Aeronautica nel 1933.

Capitano delle squadriglie 166° e 201°, poi nell’88° Gruppo autonomo C.M., Riccardo Helmut Seidl fu volontario nella guerra di Spagna ed ottenne due medaglie d’argento al Valor Militare. Tornato in Italia venne promosso tenente colonnello.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, fu destinato ai gruppi di aerosiluranti impegnati nel Mediterraneo. Il suo fu il 36° Stormo, con base l’aeroporto di Bologna e prese parte ai bombardamenti in Albania, Jugoslavia, Tunisia e Malta. Nell’estate del 1941, Riccardo Helmut Seidl prese il posto di Carlo Drago come comandante dello stormo aerosiluranti rischierato sull’aeroporto di Decimomannu, in Sardegna.

Comandò uno degli aerei che intervenne, il 27 settembre 1941, per bloccare un convoglio inglese partito da Gibiltera allo scopo di rifornire Malta ed il suo aereo fu abbattuto dopo che il siluro da lui lanciato aveva colpito la HMS Nelson a prua con danni considerevoli che la costrinsero a riparazioni che si prolungarono per ben sei mesi. Seidl, col palermitano Bartolomeo Tomasino, i capitani Rotolo e Verna, ed il sergente maggiore Luigi Valotti, morì quel giorno. A tutti e quattro i piloti degli aerosiluranti venne assegnata la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, mentre a Valotti quella di bronzo.

Nella motivazione del conferimento a Seidl leggiamo: “Comandante di stormo aerosilurante, combattente temprato nei più aspri cimenti di altre guerre, confermava valentia di pilota e grande animo di soldato. Alla testa delle sue formazioni, trascinava con fulgido esempio lo stormo in epica azione di siluramento in massa contro potente formazione navale nemica. Incurante della caccia avversaria e del formidabile sbarramento controaereo e navale, con la volontà tesa a colpire ad ogni costo gli obiettivi assegnati, li raggiungeva danneggiando gravemente alcune navi e sbaragliando le altre. La sua fragile ala si spezzava con quella di alcuni valorosi gregari come lui anelanti alla vittoria, mentre il generoso sacrificio accendeva una face di gloria che illuminava di vivida luce la sua purissima figura di comandante e di eroe – Cielo del Mediterraneo Centrale – Acque dell’Isola de La Galite, 27 settembre 1941”.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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