Prostituzione minorile nel dopoguerra a Napoli

Gli Alleati entrarono a Napoli trovandola in condizioni disastrose. Secondo le statistiche la città aveva subito danni in una percentuale che raggiungeva quasi il 10%.

Distrutta da 101 bombardamenti e dai tedeschi in ritirata, Napoli aveva macerie su macerie, niente acqua, niente elettricità. Buona parte della popolazione viveva ammassata nei rifugi antiaerei, in vere e proprie grotte.

In quell’incubo aveva fame e sete. Si respirava la tragedia di una vorticosa diffusione del tifo petecchiale, di povertà e prostituzione. Gli alleati speculavano su tutto, persino immaginavano di far passare le linee ad un gruppo di prostitute sifilitiche per diffondere l’epidemia nel Nord occupato.

In queste drammatiche vicende si inserisce il racconto di Norman Lewis, allora ufficiale appartenente all’intelligence del Field Security Office britannico, che in Napoli ’44 riporta questa terribile storia di prostituzione minorile:

“Oggi si è presentata in ufficio una ragazzina sudicia e lacera, che ha detto chiamarsi Giuseppina. Questa dodicenne dall’aria molto sveglia non ha voluto dirmi di sé altro che l’età, che i suoi genitori erano stati uccisi nel grande bombardamento e che vive ‘sotto una casa lungo il fiume’. Ci sono centinaia di maschietti nelle sue condizioni, orfani scalzi, laceri e affamati, che in un modo o nell’altro tirano avanti, e riempiono i vicoli con le loro risate, ma Giuseppina è stata la prima bambina abbandonata che io abbia visto. Mi ha detto di essere venuta per la coperta, come al solito. Non sapevo cosa risponderle. Le coperte, in questa Italia in rovina, sono una forma di valuta, e piuttosto pregiata, se si considera che il prezzo di un buon articolo australiano o canadese equivale alla paga settimanale di un operaio. Le ho detto che non avevo coperte da darle, e ho proposto un pacco di biscotti, che lei ha rifiutato con garbo. ‘Non è più il posto di Polizia?’ mi ha chiesto. Le ho risposto di si, che lo era, e lei mi ha detto che l’uomo di prima – chiaramente il mio predecessore canadese – le dava una coperta una volta alla settimana. Solo allora ho capito il tragico significato delle richiesta, e che quella creaturina ancora acerba, tutta pelle e ossa era una prostituta-bambina”.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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