Piazza Navona
E’ forse la piazza barocca più bella di Roma. Piazza Navona occupa l’area dell’antico Stadio di Domiziano che fu fatto costruire dall’imperatore nell’85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 265 metri, largo 106 e poteva ospitare 30.000 spettatori ed ospitò per lunghi secoli i giochi agonali e le euirie, cioè gare d’atletica e corse dei cavalli.
L’area nel Medioevo fu prima assegnata ai monaci di Farfa poi a quelli di San Paolo. Sin dalla seconda metà del Quattrocento questo spazio fu adibito a mercato. Nel 1477, infatti, con i solleciti del Cardinale d’Estouteville, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il Senato di Roma decretò che ogni mercoledì vi si tenesse il mercato che fino ad allora si era fatto presso il Campidoglio, sull’odierna Piazza di Aracoeli e la piazzetta di San Venanzio.
Col sorgere dell’età moderna iniziarono ad apparirvi case, palazzi e diverse chiese, tutti edifici poggianti sulle antiche arcuazioni del circo: la Chiesa di Sant’Agenese, fabbricata su di un’altra più piccola, da Innocenzo X su disegno di Girolamo Rainaldi e del Borromino, la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, Palazzo Pamphili, eretto nel 1650, Palazzo Braschi voluto da Papa Pio VI, Palazzo De Torres poi Lancillotti ed il casamento Ornani. Nel 1651 vi fu installata l’imponente fontana che la contraddistingue, quella del Bernini, la Fontana dei Quattro Fiumi, con l’obelisco rinvenuto fra le rovine del Circo di Massenzio, probabilmente la più bella di Roma, e, sotto Gregorio XIII, furono collocate altre due fontane alle estremità della piazza, sul lato meridionale quella del Nettuno, sul lato settentrionale quella del Moro.
La Roma cristiana riprese l’usanza pagana di allagare le strade per combattere la calura estiva e festeggiare celebrazioni religiose servendosi della fonte di Ponte Sisto, ma solo nel Seicento ciò riguardò anche questa piazza. Nel 1652, infatti, nelle ore vespertine di tutti i sabati e le domeniche d’agosto, la piazza si colmava d’acqua dando refrigerio al popolo romano. Per ventiquattro anni si tenne questa usanza, poi, nel 1676, il cardinale Alberano Cibo, sostenendo che l’uso dell’acqua generasse aria malsana, proibì tutto. L’usanza fu nuovamente introdotta il 4 agosto del 1703 e nuovamente soppressa nel 1867 per l’epidemia di colera.
L’origine di allagare Piazza Navona, dunque, se da un lato risale agli antichi usi delle feste pagane, d’altra parte serviva a garantire la frescura ai romani che filavano qui a passeggiare come ricordò il Berneri: “Questo è il loco pe’ dove ce spasseggia / Chi vo’ gode un po’ d’aria inzefferita; / Più d’ogni altra sta piazza se corteggia / Quanno la stagion calda è inferocita”. Il Gigli narra altresì che si tenevano anche delle serenate in mezzo all’acqua e che sulla statua di Pasquino comparivano satire sui personaggi che prendevano parte a questi divertimenti, pure il marchese Ruspoli che, il 15 agosto 1705, azzardandosi alle quattro di notte a cantare una strofa popolare, venne da tutti sonoramente fischiato.
Giuseppe Baracconi, in I Rioni di Roma, riporta: “Fra gli spettacoli memorabili di piazza Navona, divenuta, all’epoca del rinascimento, il Circo Massimo dei romani per le feste carnevalesche, i tornei, le corse, le cacce, le rappresentazioni sceniche e i giuochi d’ogni maniera, rimarrà celebre e singolarissimo quello del lago. Il sabato sera, d’agosto, chiudevasi il chiavicone, posto allora presso la fonte del Moro: turavansi le fistole del pilo di mezzo, e la parte concava della vasta piazza rimaneva inondata in sole due ore. L’allagamento protraevasi infino all’una di notte della seguente domenica, e si rinnovava ogni sabato per tutto il mese. In Roma, città delle acque per eccellenza, sorviveva dunque la memoria e il diletto delle natatorie e delle naumachie; e di questa innocua e borghese di piazza Navona seppe ella farsi una festa delle più pittoresche e sollazzevoli. Introdottone l’uso, regnante Innocenzo X, nel 1653 — età aurea di piazza Navona — fu vietato per scrupoli igienici e per l’ipocondria d’un cardinale nel 1676. Clemente XI lo restituì, ventisette anni più tardi, alle istanze di Roma, cui la severità degli ultimi pontefici aveva interdetto quasi tutte le feste tradizionali. Datano da quest’epoca i suoi fasti. Non capita sovrano a Roma, che non desideri godere di quel magico colpo d’occhio. L’alto clero, la nobiltà, la finanza, la bellezza, lasciano pel lago i passeggi galanti di villa Medici e di piazza di Spagna; dal Sacro Collegio all’infima plebe Roma intera vi accorre. Una siepe variopinta, ondeggiante di popolo, corona i lembi asciutti della piazza; le fenestre, i balconi, adorni d’arazzi e di parati smaglianti, ostentano il fiore della bellezza e della moda, mentre nell’acqua si complica, s’interseca il via vai delle carrozze dorate, dei calessi, delle carrette, dei cavalieri e dei succinti popolani. Quale attraente spettacolo!”.
Sotto Napoleone vi si tennero numerose corse di cavalli qui, specialmente nell’onomastico dell’imperatore, ma anche per celebrare la nascita del re di Roma. Ancora si tennero corse nel 1829, per festeggiare il passaggio in città dei re delle Due Sicilie.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte foto: dalla rete