Passò il re Franco, Italia, a tuo dispetto

“Passò il re Franco, Italia, a tuo dispetto” è un sonetto di Antonio Cammelli, detto il Pistoia, scritto all’indomani della Battaglia di Fornovo del 1495. A Fornovo gli italiani avevano spazzato via l’accampamento francese, portandone via le tende ed il tesoro reale, ma si erano poi abbandonati al saccheggio, dimentichi del combattimento, e Carlo VIII, che avrebbe pur potuto finir prigioniero, ne aveva approfittato riprendendo il cammino verso le Alpi

L’esercito francese attraversò tutta l’Italia e giunse sino a Napoli senza trovare ostacoli per poi aprirsi una strada verso la Francia e ritornarvi pressocché intatto. Questo fatto rivelò l’estrema debolezza della struttura politica italiana e sconvolse parecchi commentatori. Antonio Cammelli, che, fino ad allora, aveva vagato fra varie corti, da Correggio a Mantova ed a Ferrara, caratterizzandosi per i suoi componimenti allegri, fu colpito da questi eventi e scrisse un sonetto carico di toni polemici e sarcastici, condito di espressioni popolaresche che danno al tutto vivacità e vigore.

Passò il re Franco, Italia, a tuo dispetto, / cosa che non fé mai ‘l popul romano, / col legno in resta e con la spada in mano / con nemici alle spalle e inanti al petto.

La prima strofa rimanda alla gloria dell’antica Roma ed è uno sberleffo per tutti gli umanisti della corte ferrarese che avevano orgogliosamente sostenuti che l’Italia fosse erede e figlia della grande tradizione imperiale. Carlo VIII sfilò per le contrade italiane circondato da nemici e pur restando illeso e guadagnandosi il passo.

Cesare e Scipion, di cui ho letto, / e nemici domar di mano in mano: / e costui, come un can che va lontano / mordendo questo e quel, passò via netto.

Il successo del re di Francia – paragonato ora ad un cane – è il risultato della viltà e della meschinità degli italiani. Carlo VIII non li ha domati come Cesare o Scipione, li ha morsi, li ha slo feriti ed è passato oltre.

Madre vituperata de’ ‘taliani, / se Cesare acquistò, più non si dica, / insubri, galli, cimbri, indi o germani!

Concubina di Mida, al ciel nemica, / che hai dato a Vener Marte nelle mani, / discordia con un vel gli occhi t’intrica.

Si smetta così di celebrare le antiche vittorie di Giulio Cesare, l’onore è perso, ci si vergogni della viltà. Carlo VIII è qui chiamato Mida, un re avido solo di ricchezze, eppure l’Italia, vittima della discordia dei suoi principi, è caduta tra le sue manicome una concubina, sacrificando ogni virtù militare alla corruzione dei piaceri.

Chè con poca fatica / in sul transirte il Gallo le confine, / tutti e tuoi figli diventar galline.

Sia come vuolo il fine: / se ben del mondo acquistasti l’imperio, / mai non si estinguerà il tuo vituperio!

E’ qui presente una rude immagine popolaresca. Non appena il Gallo, cioè il re di Francia, passa i confini, tutti i principi italiani diventano galline. La vergona patita è tale che anche se l’Italia dovesse acquistare il dominio del mondo, non si riuscirà mai a cancellare Fornovo.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *