Maria Maddalena in Provenza
Attorno all’anno 40, Maria Maddalena, in fuga dalle persecuzioni scatenate dopo la Pentecoste in Palestina, giunse in Provenza. La accompagnavano sua sorella Marta, suo fratello Lazzaro, la serva Sara la Nera, Maria di Cleofa, madre dell’apostolo Giacomo il minore e cognata della Madonna, Maria Salomé, madre degli apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni, il discepolo Massimino e Sidonio, l’uomo a cui Cristo curò la cecità. Secondo La Leggenda d’Oro di Jacopo da Varagine questo gruppetto avrebbe dato inizio all’evangelizzazione della Francia.
Maria Maddalena è al centro di varie ricostruzioni storiche. Secondo i Vangeli è una delle donne che “assistevano Gesù con i loro beni” per una grazia ricevuta, la liberazione da “sette demoni”. Era presente alla Passione e alla Crocifissione di Gesù, c’era alla sua morte, alla deposizione dalla croce e all’inumazione del corpo nella tomba di Giuseppe di Arimatea e fu lei, di primo mattino, assieme a Maria di Cleofa e a Maria Salomé, ad andare al sepolcro, recando con sé unguenti per ungere il corpo di Gesù, trovando la tomba vuota. Vide alcuni angeli che le annunciarono la resurrezione di Cristo e corse a raccontare il fatto a Pietro e agli altri apostoli. Ritornò, poi, al sepolcro, vi si soffermò piangendo e allora vide il Signore risorto, riconoscendolo solo quando questi la chiamò per nome. Cosa accadde dopo?
Nulla è certo, anzi, in verità la Bibbia non specifica neppure che Maria Maddalena fosse una ex prostituta come fu sostenuto dagli esegeti medievali. Ad ogni modo una nota ricostruzione la arrivata via mare in Francia, tra l’altro dopo una breve sosta sull’isola della Maddalena, in acque sarde.
In Francia fiorirono una serie di leggende che si sovrapposero e si contraddissero, non di rado in trecciandosi ad interessi economici e politici connessi ai pellegrinaggi ed a legittimazioni dinastiche. Il successo de Il Codice Da Vinci ha portato alla ribalta quella connessa a Rennes-le-Château, in Occitania, ma la presenza di Maria Maddalena, presunta o veritiera che sia, ha sicuramente aspetti storici più rilevanti in Provenza.
Qui, avvenne lo sbarco, a Saint Maries de la Mer, un borgo caratterizzato da una pregevole chiesa fortificata in onore delle Tre Marie, la Maddalena, Maria di Cleofa e Maria Salomé. Ebbe inizio la vita apostolica della Maddalena fatta di predicazione e povertà, insieme agli altri fuggiaschi. Altro luogo di Provenza collegato ai fatti è Tarascona. Qui Marta domò un mostro, la tarasque, un drago che terrorizzava la città. Vi si innalza un castello quattrocentesco, sulla riva del Rodano, e la Chiesa di Santa Marta, risalente al 1187, con il sarcogafo della santa. Poi c’è Marsiglia, dove, con Lazzaro, evangelizzò i primi cristiani della Provenza. Il santo divenne il primo vescovo della città e l’Abbazia di San Vittore ne conserva le spoglie. Infine c’è Aix en Provenze dove Maria Maddalena si recò per rivedere San Massimino, divenuto vescovo. I due si ritirarono in contemplazione in una cappella della Cattedrale di Saint Sauveur, chiesa nota per i battenti in noce del portale cinquecentesco, il battistero merovingio e il chiostro romanico.
In ogni angolo della regione fiorirono una moltitudine di racconti e storie popolari su miracoli e conversioni. La più nota è forse quella del principe di Marsiglia, ricordata anche da un affresco di Giotto. A Marsiglia la santa avrebbe incontrato un principe intento ad offire un olocausto a divinità pagane perché la moglie divenisse fertile. Maria Maddalena gli parlò di Cristo e di San Pietro, lo convinse ad abbandonare i riti pagani e lo convertì. Poco dopo sua moglie risultò incinta e, per la gioia, la coppia salpò alla volta di Roma per incontrare l’apostolo. Lungo il tragitto però la donna morì. Il principe lasciò il suo corpo su una spiaggia e continuò il viaggio verso Roma dove incontrò Pietro e gli parlò dell’accaduto. L’apostolo lo confortò e lo portò con sé a Gerusalemme facendogli conoscere i luoghi dove era vissuto Gesù. Dopo due anni il principe si accinse a tornare a Marsiglia e, giunto nei pressi della spiaggia dove aveva abbandonato il corpo della moglie, vide un bimbetto correre lungo il mare e gettare sassi verso la nave. Si avvicinò alla riva e capì che il bambino era suo figlio. Si nutriva, infatti, dal seno di sua moglie sebbene questa fosse morta. Il principe attribuì il miracolo a Maria Maddalena e la invocò nelle sue preghiere mentre, davanti ai suoi occhi, la moglie riprendeva a respirare.
Convertita l’intera Provenza, la Maddalena si dedicò ad una vita eremitica e contemplativa nella grotta di Sainte-Baume, trascorrendo il tempo in penitenza, digiuno e preghiera, con frequenti visioni angeliche e ascensioni al cielo. In mezzo alla foresta di querce, faggi, frassini, si cela un luogo spirituale unico, ai piedi di una parete rocciosa, da cui si gode uno scenario mozzafiato. La santa vi sarebbe rimasta per trent’anni. L’antro è affiancato da una piccola terrazza dove è presente una statua di Maria Maddalena portata in volo dagli angeli. Sarebbe stato un prete, finito a vivere da eremita in quella solitudine, ad avvistarla in un grande fulgore che saliva sin nelle nuvole ed a chiederle chi fosse. La santa gli rivelò il suo nome e gli chiese di dire al vescovo della città, San Massimino, di scendere solo nella cripta di Aix, molto presto la mattina di Pasqua, perchè lei si sarebbe fatta trovare lì. Così avvenne. Maria Maddalena fu trovata dal vescovo all’alba nella cripta, prese la comunione e spirò.
Fu la stessa grotta di Sainte-Baume a raccogliere le sue spoglie sotto la custodia dei monaci benedettini dell’abbazia di San Vittore di Marsiglia. Eppure nell’XI secolo i benedettini di Vezelay, in Borgogna, asserirono che il corpo era stato spostato nella loro abbazia dal monaco Badilione per proteggerlo dalle razzie dei saraceni. Vezelay, nel 1058, ottenne il riconoscimento papale della sua pretesa e fiorì come grande centro di grandi pellegrinaggi. Nel 1279, però, Carlo II d’Angiò, conte di Provenza, principe di Salerno e poi futuro re di Napoli, fece effettuare degli scavi a Sainte-Baume e scoprì che il corpo della santa era ancora lì.
I lavori di scavo iniziarono il 9 dicembre di quell’anno e individuarono quattro sarcofagi in marmo attribuiti a Santa Maria Maddalena, San Massimino, Santa Marcella e Santo Sidonio. In realtà, le invasioni saracene avevano costretto i monaci, non a spostare le reliquie, ma a nasconderle, il 6 dicembre del 710 (come indicato su una pergamenta ivi rinvenuta), così Carlo II d’Angiò rinvenne quanto mai era stato spostato. Disse di aver agito per “ispirazione divina” e Philippe de Cabassolle, nel suo Libellus hystorialis, conferma che il principe fu mosso da “ispirazione celeste”. Maria Maddalena, infatti, era apparsa al principe angioino, prigioniero di Alfonso D’Aragona a Barcellona, e l’aveva liberato, trasportandolo a Narbona, in Provenza, e incaricandolo di ritrovare le sue spoglie. Eseguì l’ordine e trovò il corpo della santa.
Carlo, poi, fece erigere su quel luogo una basilica, affidandone la costruzione al “Magister Petrus Gallicus, protomagister operum curiae”, Pierre d’Angicourt cui dunque si devono attribuire almeno i progetti iniziali di ciò che appare ai nostri occhi come un eccezionale esempio di architettura gotica. La cripta, in particolare, custodisce il sarcofago della santa, il reliquiario e un cilibro di cristallo sigillato che racchiude il “Noli me tangere”, un lembo di carne trovato sull’osso frontale della santa, esattamente dove Gesù le avrebbe posato le dita il giorno della Resurrezione.
Divenuto conte di Provenza e re di Napoli, si recò da papa Bonifacio VIII nell’aprile del 1295, portando con sé i verbali redatti dai vescovi di Provenza che attestavano il ritrovamento e così ottenne delle bolle che concedevano indulgenze ai visitatori della cripta e attestavano l’autenticità delle reliquie. Il pontefice decise inoltre di affidare la custodia della basilica ai frati domenicani invece che ai monaci benedettini, così la Provenza tornò al centro del culto della Maddalena.
Oltre un secolo dopo, a Saint Maries de la Mer, divenuta nel frattempo luogo di devozione dedicato a Sara la Nera, eletta protrettrice dei gitani, furono scoperte altre reliquie che i fedeli, confortati dal giudizio del cardinale Pietro di Foix e di Renato d’Angiò, re di Napoli, attribuirono a Maria di Cleofa e Maria Salomé. Fu proprio il re di Napoli, sulle orme del padre Carlo II e con una bolla papale, ad avviare degli scavi ed a rinvenire un piccolo cimitero, nel dicembre 1448, con i corpi delle due sante.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: S. Razzi, Vita e laudi di Santa Maria Maddalena, di San Lazzaro e di Santa Marta