Mantova e la peste del 1630
La cronaca del Capilupo narra l’orribile peste che colpì Mantova nei giorni dell’assedio austriaco durante la Guerra di Successione di Mantova.
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La città era tutta piena di spaventi e di miserie, poiché la città sfuggire il male non poteva per non andare in mano alli nemici e non potere andare in altri stati per le gran guardie che facevano ai confini del Mantovano.
Li medici et barbieri erano quasi tutti morti e quelli pochi che vi erano non volevano andare dagli ammalati, et quello ch’ era peggio che i preti, dei quali era rimasto anco pochissimo numero, sfuggivano di soccorrere li poveri morienti, e prestarli li soliti sacramenti, dove che moltissimi mancavano di confessione et comunione, né più volevano quei pochi religiosi rimasti andar ad abito, sicché si vedevano per la città a passar morti senza alcuna persona dietro, ma solo dei facchini, o sopra carri come tanti animali; e perchè tutte le sepolture della città e sagrati erano piene, nell’ultimo, da qualche persona di qualità in poi, erano portati fuori dalla città e tratti a monte nei fossi, nel lago, e dove più era comodo, ne mancavano molti senza sepolture nelle proprie case, sicché il fetore induceva li vicini a forza di denari a farli levare di là.
Solo in Mantova per la peste morirono da cento millia persone, poiché di sessanta millia, che fu fatto conto che vi erano tra cittadini, ch’erano trentacinque millia, e quelli dello stato che si erano retirati nella città appena si trovò in Mantova, dopo la presa che fecero li Alemanni della città, da otto milia persone. Tutte le botteghe stavano serrate, né si trovava per denaro li suoi bisogni, et ogni cosa era carissima del pane in poi; insomma si conosceva giustamente che li peccati di questa città avevano giustamente mosso Dio a mandare un flagello dei più memorandi che siano usciti dalla sua giustizia su d’una città.
Contuttociò a dir il vero non si vedeva ne anco nelli homini compuntione e mutamento di vita e sebbene fumo fatte alcune processioni per la città, eppure li homeni non si movevano con l’oratione, digiuni et elemosine a placare Dio benedetto, come ricercava il bisogno; ma più che mai si vedeva licentiosamente, massime nelle chiese che con pochissimo rispetto a Dio et alla Vergine vi si stava; et io in quanto a me, tengo che questo peccato sia stato una delle più potenti cause che ha mosso Dio a flagellarci così rigorosamente.