Mantova austriaca, il tramonto della signoria dei Gonzaga
La fine dei Gonzaga di Mantova era vicina. Il 1700 si aprì con una notizia che aveva del clamoroso. Carlo II di Spagna era morto e suo erede era Filippo di Borbone, figlio del Delfino di Francia. Però, non solo un francese si trovava ora proclamato al trono della vecchia nemica Madrid, ma gli austriaci scendevano da subito in guerra reclamando secolari diritti!
Mantova, con un accordo ratificato il 24 febbraio del 1701, aprì le sue porte ai francesi, difendendosi poi a Vienna asserendo d’aver dovuto cedere alla forza. L’Imperatore sapeva tutto e sciolse i mantovani dall’obbligo di fedeltò al loro signore traditore, cancellando il suo titolo di “duca”.
Come se non bastasse, occupata dai francesi, Mantova subì l’assedio degli austriaci. Il Principe Eugenio di Savoia la cinse d’assedio. Dopo aver preso la Rocca di Gazzuolo ed aver ingaggiato alcuni combattimenti con le truppe borboniche all’esterno di Mantova, il Principe Eugenio, venuto a conoscenza dell’elevato numero di solati stipati all’interno delle mura della città, preferì prendere per fame la roccaforte. Nell’agosto del 1702 il Principe sciolse l’assedio ed il relativo blocco commerciale e portò le sue truppe alla Battaglia di Luzzara. Il Duca venne restaurato sul proprio trono ma preferì non fare ritorno in città se non nel 1705, ma senza alcuna autorità.
La pace tra Spagna ed Austria consegnò nel giro di sei anni Mantova agli Asburgo e così Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers fu l’ultimo Duca di Mantova e certo non lasciò la scena nel migliore dei modi: scappò a Venezia portando con sè le ricchezze del Palazzo Ducale. Il 3 giugno 1708 la Dieta di Ratisbona pronunciò una sentenza contro di lui dichiarandolo traditore dell’Impero e proclamandolo decaduto per fellonia.
Il generale Wetzel e il Principe Filippo d’Assia Darmstadt si ritrovarono in una città prostrata dalla fame, dall’isolamento diplomatico, dal banditismo nelle campagne, da raccolti magri. Mantova in realtà non si era mai ripresa dal sacco dei tedeschi, ed una burocrazia corrotta ed inetta, ed un ceto ecclesiastico ingordo, l’avevano ridotta alla disperazione. Il giudizio fu confermato dall’Amministratore Imperiale, il Conte Giovan Battista Castelbraco che sollecitò un’azione riformatrice della corte.
Vienna allora invesì consistenti risorse economiche per riportare Mantova all’antico dimenticato splendore. Il Castello di San Giorgio, devastato dalle cannonate, fu al centro di un colossale restauro, il Palazzo della Ragione, il Palazzo Te, la Cattedrale, le tante chiese finirono tutte oggetto di lavori edili e riparazioni. Questo fervore costruttivo premiò l’Imperatore Carlo VI, acclamato dai mantovani nella sua visita in città, ma certe attenzioni miravano a conferire a Mantova non lo sfarzo rinascimentale e le libertà d’un tempo, bensì l’aspetto di una fortezza, d’una città militare, d’un avamposto fortificato nella Penisola.
I patimenti non erano finiti. Quando si riaccese la Guerra per la Successione Austriaca, Carlo Emaniele III assediò la Mantova dove l’esercito, abbandonata Milano, si era asserragliato. La città resistette per quasi due anni, gli austriaci tentarono sortite per rompere l’accerchiamento, poi si arresero. Mantova si ritrovò travolta da fame ed epidemie, tutta da ricostruire, poi la guerra si riaccese per la Successione Polacca e Vienna chiese altre tasse.
Nella seconda metà del secolo Mantova giunse a contare 26 caserme e 3 ospedali militari. I palazzi che per secoli avevano accolto i Signori di Mantova divennero un unico quartier generale di militari.
A Giovan Battista Castelbarco seguì il langravio Filippo d’Assia-Darmstadt, poi il Conte Carlo Stampa. Dal 1737 venne nominato un vice-governatore subordinato al governatore della Lombardia austriaca, questo fino al 1745 quando il Ducato di Mantova fu unito allo Stato di Milano. Il colpo finale arrivò nel 1786 quando Mantova venne aggregata alla Lombardia. Tutto era andato perso, un parziale ritorno all’autonomia ed il periodo francese tarderanno solo di poco l’entrata nel Regno Lombardo-Veneto.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia