Luigi XVI e “il mestiere di re”

Le parole di Luigi XVI, tratte dalle sue Mémoire, illustrano la concezione e i caratteri fondamentali del “re assoluto”, un re che identifica se stesso con lo Stato e non ammette volontà contrastanti con la sua, un re che detiene tutti i poteri e riduce gli altri al rango di sudditi, privi di effettive garanzie giuridiche.

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I re sono spesso obbligati a fare cose contrastanti col loro sentimento, e che feriscono la loro buona natura. Essi devono essere contenti di far piacere, mentre spesso è necessario che puniscano e rovinino persone alle quali naturalmente vogliono bene.

L’interesse dello Stato deve venire prima di ogni altra cosa. Bisogna vincere se stessi e non mettersi nella condizione di rimproverarsi, in affari d’importanza, di aver potuto fare meglio; a me, certi interessi particolari lo hanno talora impedito, e mi hanno distolto dalle mire che io dovevo avere per la grandezza, il bene e la potenza dello Stato.

Spesso vi sono situazioni dolorose, spesso delicate e difficili, e si hanno le idee confuse. Quando le cose stanno così, e si crede di scorgere il partito migliore, allora bisogna agire. Ciò mi ha fatto riuscire spesso nei miei intenti.

Gli errori che ho commessi e che mi hanno procurato infinite pene, sono derivati da troppa condiscendenza, e dall’essermi lasciato guidare con troppa noncuranza dalle idee degli altri. Nulla vi è di più pericoloso della debolezza, qualunque essa sia. Per comandare agli altri, bisogna elevarsi sopra di loro; e, dopo aver sentito tutte le parti, bisogna decidere secondo il giudizio; e si deve farlo senza preoccupazione, e pensando sempre che non si deve ordinare o eseguire nulla che sia indegno di se stessi, del proprio carattere e della grandezza dello Stato.

I Principi che hanno buone intenzioni e qualche conoscenza dei loro affari, sia per esperienza, sia per studio e costante applicazione a rendersi capaci, trovano tante diverse vie per farsi conoscere, che debbono avere una cura particolare ed un’applicazione universale a tutto. Bisogna stare in guardia con se stessi, con le proprie inclinazioni, con la propria natura.

Il mestiere di re è grande, nobile e lusinghiero, quando ci si sente degni di attendere a tutte le cose a cui esso impegna; ma non è esente da dolori, fatiche, inquietudini. L’incertezza talvolta esaspera; e quando si è passato un certo tempo ad esaminare un affare, bisogna prendere una decisione, e scegliere il partito che si crede migliore.

Quando si lavora per lo Stato, si lavora per sé; il bene dell’uno fa il bene dell’altro; quando il primo è felice, alto, potente, colui che ne è la causa è glorioso, e per conseguenza deve gustare più de suoi sudditi, in rapporto a sé ed a loro, tutto quello che vi è di gradevole nella vita.

Quando ci s’inganna, occorre riparare l’errore al più presto possibile, senza lasciarsene distogliere da alcuna considerazione, nemmeno dalla bontà

 

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