L’incredibile successo del sommergibile Axum
Oltre al più alto numero di sommergibili inglesi affondati durante la Seconda Guerra Mondiale tra tutte le nazioni coinvolte, un altro curioso primato toccò alla Regia Marina grazie al sommergibile Axum ed al tenente di vascello Renato Ferrini.
Durante la Battaglia di Mezzo-Agosto, operazione Pedestal, un successo da attribuire soprattutto alle armi leggere italiane, il sommergibile Axum, comandato dal tenente di vascello Renato Ferrini, con una magnifica azione, effettuò il più brillante risultato conseguito da un sommergibile in tutta la guerra e tra tutti i belligeranti, infatti, con una salva di quattro siluri andati tutti a segno, riuscì a colpire ben tre navi angloamericane: la petroliera Ohio, americana, l’incrociatore Nigeria e l’incrociatore antiaereo Cairo, inglesi.
Alle 19.55 del 12 agosto del 1942, nel Canale di Sicilia, il sommergibile Axum, al comando del tenente di vascello Renato Ferrini, da una distanza stimata di 1300 metri dalla prima fila del convoglio e di 1800 metri dall’incrociatore bersaglio, lanciò tutti e quattro i siluri dei tubi prodieri: dapprima il numero 1, dritto, poi il 4, angolato di 5° a dritta, quindi il 3, angolato di 5° a sinistra, ed infine il 2, dritto. Subito dopo si disimpegnò.
Un siluro colpì sotto la plancia il moderno incrociatore Nigeria (capitano di vascello Stuart Henry Paton), di 8530 tonnellate di dislocamento, nave bandiera dell’ammiraglio Harold Borrough (comandante della Forza X, assegnata alla scorta diretta del convoglio).
Lo scoppio aprì una falla larga tredici metri, i locali caldaia prodieri vennero allagati, le pompe non entrarono in funzione, la corrente mancò a tutta la nave, il timone rimase bloccato facendo girare in cerchio la nave, 52 membri dell’equipaggio persero la vita.
L’incrociatore, notevolmente disorientato sulla sinistra (la nave sbandò subito 13°, divenuti 17° dopo tre minuti; poi ridotti a 5°), dovette trasbordare l’ammiraglio Borrough sul cacciatorpediniere Ashanti e rientrare poi a Gibilterra a 14 nodi, scortato ed assistito dai cacciatorpediniere Derwent, Bicester e Wilton. Due siluri l’avevano poi colpito a poppa sinistra. Le sue riparazioni richiesero oltre un anno, concludendosi soltanto nel settembre 1943.
Fu colpito pure l’incrociatore antiaereo Cairo (di 4190 tonnellate di dislocamento, al comando del capitano di vascello Cecil Campbell Hardy) che si vide asportare la poppa e restò senza energia elettrica. Perirono 24 membri del suo equipaggio ed i superstiti, un totale di 376 uomini, dopo l’evacuazione assistettero inermi allo spettacolo della nave che colava a picco.
Un quarto siluro, infine, colpì in pieno la petroliera Ohio (americana, al comando del capitano Dudley William Mason). Era il mercantile più importante del convoglio (essendo l’unica petroliera, con un vitale carico di carburante che evidentemente andò perso) ed ebbe pesanti danni: uno squarcio di sette metri per otto nel lato sinistro del locale pompe.
Autore articolo: Antonio Lombardo
Bibliografia: F. Mattesini, “Navi militari delle Marine alleate affondate nel Mediterraneo durante la seconda guerra mondiale”
J. Sadkovich, La marina italiana nella seconda guerra mondiale
G. Giorgerini, La guerra italiana sul mare
Antonio Lombardo è ingegnere meccanico, ufficiale di complemento artiglieria e consulente TAR Campania e Prefettura Caserta.
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