Il ligio omaggio di Orso Orsini a Ferrante d’Aragona

Orso Orsini, figlio illegittimo di Gentile Orsini del ramo di Pitigliano, ottenne il feudo di Nola come ricompensa per il suo improvviso passaggio dalla parte di Ferrante d’Aragona. La città città fu tolta a Felice Orsini, esponente del ramo degli Orsini di Nola e dunque legittimo erede della contea nolana, per darla ad Orso. Questi assunse espresso obbligo di combattere per Ferrante d’Aragona con un rituale cavalleresco particolare denominato “ligio omaggio”, atto di sottomissione e fedeltà verso il sovrano. Lo spettacolare cerimoniale è così descritto dal Pontano nel “De Bello Neapolitano“:

 

Condottosi Orso ai piedi di Fernando dopo d’aver stese le mani sul libro degli Evangeli, così disse: Io Orso Orsini, conte di Nola e della Tripalda, signor d’Ascoli, di Lauro, di Forino e suoi territori a te Fernando e tuoi figliuoli e successori nel regno di Napoli prometto per me, miei figliuoli e successori in queste città, terre e confini miei, essere fedele, e che saran fedeli ai tuoi comandamenti e dei tuoi eredi i miei successori ad aver ubbidire in ciascun tempo e in ciascun luogo, e con queste città, terre, castelli popoli e confini dover essere sempre verso di te e di loro costanti in fedeltà ed in amore. E se mai in alcun tempo intenderò o saprò che alcun contra di te e dei tuoi eredi trami inganni, insidie o tradimento alcuno, avere a manifestarlo a te o a loro, e finalmente tutti quegli uffici dover sempre verso di te e di essi operare in casa e fuori, in pace e in guerra contra ciascun tuo nemico o ribelle, e per utile del tuo Regno quelle cose fare che per legge di natura e ragioni di vassallaggio è obbligato il buono e fedele vassallo. Ed in queste cose chiamo in testimonio Iddio e per questi Santi Evangeli scientemente volendo e non astretto, con l’animo e con le parole lo giuro. Questo detto levò le mani dal libro ed il Re prese allora le sue mani e unitale alle sue, avvinghiate le dita di ambedue insieme, riposero le mani al libro, e quivi, dopo aver detto alcune belle parole il Secretario, ricominciò Orso: io con i miei figliuoli e successori a Fernando mio Re e Signore, e suoi eredi e successori mi costituisco e dono. Dopo l’aver queste cose tre volte dette, baciò le mani al Re, il quale baciò lui graziosamente in faccia.

 

 

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