Leonardo da Vinci e i lavori idrici alla Sforzesca di Vigevano
Ta la fine del XV secolo e la prima metà del XVI, sul territorio italiano si segnalarono diverse opere di bonifica e di irrigazione. Gli stati della Penisola attuarono un profondo sforzo di trasformazione capace di attingere alle più rilevanti scoperte tecnologiche e ridisegnare il paesaggio agrario. In Lombardia ciò divenne evidente con il sistema delle marcite, del prato irriguo e delle sperimentazioni promosse da Leonardo da Vinci alla Sforzesca di Vigevano.
Le marcite costituivano un sistema che impediva il congelamento e quindi l’attivitò vegetativa durante i rigidi mesi invernali lombardi attraverso lo scorrimento continuo, sulla superficie del terreno, di un sottile strato d’acqua che favoriva un apporto suplementare di foraggio. Il prato irriguo, poi, coi suoi canali e le distese regolari di terreno delimitati da alberi di gelso e con le rotazioni colturali, divenne immagine caratteristica del paesaggio padano.
Le marcite furono introdotte in Pianura Padana intorno all’anno mille per merito dei monaci cistercensi, provenienti dalla Borgogna. Essi portano in Italia le loro conoscenze tecniche e le diffusero tra i contadini lombardi. D’esempio vada l’abbazia di Chiaravalle. La famiglia milanese Archinto donò alla comunità cistercense l’appezzamento di terreno sul quale i monaci costruirono al loro abbazia e la coltivazione delle terri garantì loro il sostentamento. I monaci affinarono le pratiche agricole, le trasmisero ai contadin ie le descrissero pure nei loro testi, contribuendo così in maniera decisiva alla loro diffusione.
La sperimentazione proseguì sino al tardo Quattrocento quando Lodovico Maria Sforza, detto il Moro, figlio di Francesco Sforza, duca di Milano, fece erigere la Villa della Sforzesca a Vigevano con l’intento visionario di valorizzare un territorio e la sua campagna studiando nuovi metodi di coltivazione. Una lapide, lì posta, ricorda ancora: “Ludovico Maria, figlio del divino Francesco Sforza duca di Milano, tutore del divino nipote e comandante supremo delle Milizie, per propria sagacia rese fertile questa arida pianura perennemente assetata col portarvi, con grande spesa abbondante acqua, e coll’erigere dalle fondamenta una amenissima villa preparò per se e per i posteri una piacevole dimora nell’anno di salute 1486”. A permettere tali progressi furono i progetti avveniristici di Leonardo da Vinci, fatto ingegnere ducale da Ludovico il Moro.
“… I maggiori scienziati e tecnici del tempo collaborano ora alla progettazione ed all’esecuzione delle opere, sempre più solidamente fondate sull’applicazione dei principi della scienza e della tecnica idraulica… il primo fra tutti Leonardo da Vinci, che ci lascerà numerosissimi ed elaborati studi, progetti, disegni, calcoli, piante topografiche per opere di bonifica, d’irrigazione, di navigazione interna”, annotò Emilio Sereni in Storia del paesaggio agrario. In effetti l’applicazione dei nuovi elementi tecnologici ai piani di irrigazione, pensati da Leonardo, produsse un salto qualitativo nelle colture e nuove forme di paesaggio agrario.
In pieno Rinascimento, l’affermazione del gusto del “bel pesaggio” si manifestò appieno nella realizzazione dei giardini delle ville signorili e quella di Vigevano ne è un eccellente esempio.
Il Moro assicurò dapprima la bonifica del territorio, poi potenziò il sistema fognario, infine quello idrico, costruendo la Sforzesca come una azienda agricola autonoma, adibita a orti, frutteti, coltivazioni sperimentali per bachi da seta e gelsi. Leonardo non fu mai incaricato di sovrintendere alle acque nel territorio di Vigevano, o almeno non ci sono documenti che lo attestino. L’ingegnere deputato al sistema delle acque della zona era Giuliano Guasconi. Invece, Leonardo lavorò sicuramente alla Sforzesca di Vigevano tra il 1942 ed il 1945. A provarlo è il manoscritto H che conferma una minuziosa mappatura del territorio con l’intento di trovare nuovi soluzioni per bonificare gli acquitrini.
In questo codice, dedicato prevalentemente allo studio dell’acqua, il nome di Vigevano compare più volte. Gli appunti di nostro interesse riguardano la mulina da Vigevine, ma vi compare anche una grande quantità di schizzi e progetti per la realizzazione di manufatti idraulici, ideali per la regolazione della velocità dell’acqua. Per migliorare la canalizzazione dell’acqua, Leonardo puntò infatti sulla reggolazione dell’afflusso idrico attraverso manufatti in grado di coreggere i dislivelli del terreno. Vi sono anche dei preventivi di lavori e indicazione dei costi di spesa per gli scavi di canalizzazione e i piani di un sistema smontabile e trasportabile di tubazioni sospese dal terreno. Leonardo studiò i meccanismi per ridurre la velocità dell’acqua e quindi la potenza della sua caduta e li realizzò nei prati della Sforzesca, presso il Mulino della Scala, ma dopo la morte del Moro.
Rimise, infatti piede alla Sforzesca solo nel 1532, attuando i progetti idraulici studiati. Ancora oggi è possibile vedere il manufatto “tre incastri”, struttura trapezoidale che regola l’afflusso dell’acqua della roggia ai campi coltivati. Leonardo la presentò dicendo che “nessun incastro dee esser più stretto che il suo universal canale, perché l’acqua fa retrosi e rompe l’argine“. Studiò poi il metodo per proteggere i vitigni dal freddo, promuovendo l’interramento delle piante: “Vigne di Vigevine a dì 20 di marzo 1494, e ‘lla vernata si sotterrano”.
Autore articolo: Angelo D’Ambra