Le donne senesi nel ricordo di Biagio di Montluc
Il maresciallo di Francia, Biagio di Montluc, anni dopo la Guerra di Siena, scrisse i suoi noti Commentari. In tale testo coglie la nostra attenzione un’elogio delle donne senesi che non solo ravvivarono gli animi con manifestazioni patriottiche ma presero addirittura parte all’erezione di una fortificazione ancora oggi chiamata “Fortino delle donne”, a pochi metri da Porta Camollia. Probabilmente, al di là della retorica, la fortificazione fu finanziata con i proventi della tassazione delle prostitute della città, ma il romanticismo di questo racconto sicuramente trova radici nel grande sacrificio che le donne sostennero accanto ai loro mariti, ai loro padri, ai loro figli e fratelli nella Guerra di Siena. Scrive Montluc:
“Tutti questi poveri abiatori, senza mostrar dispiacere, o dolore del doversi mandar giù le lor case, furono i primi a mettervi mano. Corse ogn’uno a travagliare; ne mai v’era manco di 4000. persone a lavoro; e mi fu mostrato dà gentil’huomini Senesi un gran numero di gentildonne, che portavano il corbellino in capo, pieno di terra. Non saà mai vero, Matrone Senesi, che non viva la fama vostra, mentre il libro di Monluc harà vita, perchè in verità di vita, de di lode immortale voi sete degne, se giammai donne ne furono. al principio della generosa risoluzione che questo popolo fece di difendere la sua libertà; tutte le matrone di Siena scompartirono in tre schiere. Della prima, era Capitanessa la Sig. Forteguerra, che era vestita di pagonazzo, e tutte quelle che le seguitano similmente; avendo un’abito, a guida di ninfa, succinto, e mostrando gli stivaletti, la seconda era la Sig. Piccolomini, vestita d Ermisino incarnato, e la sua truppa della medesima livrea. La terza, la Sig. Livia Fausti vestita tutta di bainco, come ancor la sa comitiva, con la sua insegna bianca. Nelle loro insegn v’erano ingegnose imprese. Io vorrei aver pagato gran cosa, ed averne memoria. Questi tre squadroni, erano composti di tremila Matrone, gentildonne, o cittadine. L’armi loro, maretti, pale, corbelli, e fascine: E con simili arnesi fecero la lor rassena; ed andarono a cominciare le fortificazioni. Mons. di termes, il quale più volte me l’ha raccontato di poi (perch’io quivi non era ancor giunto) asseriva di non aver mai veduto in sua vita, cosa più bella. vedi io, le bandiere loro di poi. Avevano una canzone, composta in onor della Francia: quella cantavano queste donne nell’andare alla lor fortificazione. Vorrei che mi fusse costata il miglior cavalo ch’i abbia, ed averla; per metterla qui. E poichè i’ sono su l’onorar donne tali, voglio che quelli, che verranno dopo di noi, ammirino l’animo e il valore d’una fanciulla senese, la quale (ancora che bassamente nata) pure nel più onorevole grado merita d’esser posta. Io aveva fatto un’ordine, quando creato fui Dittatore, che nissuno sotto gravissima pena, mancasse d’andare alla guardia, ciascuno la volta sua. Questa giovanetta, vedendo un suo fratello, alquale a far la guardia, toccava, essere impedito; piglia il suo morione, e in testa sel pone; i calzoni suoi, e un colletto di bufalo: e con la labarda sul collo se ne va nel corpo di guardia, passando all’ora, che leggendosi il ruolo, senti nominare il fratello. Fece la sentinella il suo spazio di tempo, senz’essere conosciuta, fin oa che il giorno comparve; che, risaputosi, fu rimenata a casa con molt’onore, e il di dopo desinare, il Sign. Cornelio la mi mostrò”.
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