Le battaglie di San Quirico de Besora e di Alpens
Nel corso del 1873 il generale Savalls e Alfonso Carlo di Borbone-Spagna, duca di San Jaime e fratello del pretendente carlista Carlo VII, sconfissero la colonna repubblicana del brigadiere Cabrinetty che perse la vita in battaglia. Il resoconto che presentiamo è tratto dal giornale La Frusta, n. 169 del 25 luglio 1873. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”.
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Mentre Cabrinetty si avviava inutilmente sulle traccie delle Loro Altezze Reali, il generale Saballs si presentava il 7 luglio dinanzi a San Quirce, alla testa di un migliaio di uomini con un cannone. La situazione di questo villaggio fortificato di recente dai republicani, è assai importante; è il nodo di comunicazione tra le provincie di Barcellona e di Gerona.
Dopo aver preso le necessarie misure per battere il villaggio, il generale fece tirare tre colpi di cannone fuor di portata, per riguardo ad un nucleo di popolazione che è sempre stata carlista; fe’ quindi intimare alla guarnigione di arrendersi, ciò ch’essa fece con premura; la si conobbe forte di 800 uomini di truppa; dacchè i volontari repubblicani che la completavano, aveano preso cura di scomparire alla prima notizia dell’avvicinarsi di Saballs.
Questi si recò in seguito a riposare la notte in Ripoll, senza pur sospettare la spaventosa catastrofe del giorno successivo all’indomani.
Durante la notte, una colonna republicana, quella di Vega forzò la sua marcia, e nella mattina dell’8 luglio, arrivava a San Quirce, cui bombardava, bruciava, saccheggiava, commettendo ogni possibile atrocità. Avea cominciato, ben inteso, dalla profanazione della Chiesa; il villaggio sarebbe stato completamente distrutto, se il generale Saballs non avesse immediatamente marciato su San Quirce e forzato la colonna republicana in ritirata.
Indipendentemente dal saccheggio della chiesa e del villaggio, si ebbero 14 case del tutto bruciate, e molte altre prossime più o meno danneggiate. Ecco le geste di coloro che ci gettano in faccia l’epiteto di briganti. Giova sperare che Dio non sopporterà più a lungo delitti così spaventevoli e li punirà in modo esemplare.
La vittoria di Alpens, 9 lugllo 1873, è completa, decisiva, mirabile: essa denota nell’armata reale di Catalogna le qualità di tattica e di esecuzioni che le si erano generalmente negate fino a questo dì.
Ecco le circostanze esatte in cui essa si riportò:
Dopo aver spinto in fuga la colonna degli incendiatori di San Quirce, il generale Saballs rientrava la sera stessa a Ripoll e ne ripartiva il dì seguente, 9 luglio, dirigendosi su Alpens, ove si dovea congiungere a S. A. R. Don Alfonso, il principe non tardava infatti a giungere, accompagnato soltanto dagli zuavi e dalla cavalleria di scorta, 8 cavalli.
Le LL. AA. RR. mostravano così qual caso facessero delle minaccie e degli sforzi di Cabrinetty; notate che questi avea giurato di trascinare a Barcellona S. A. R. Donna Maria de Las Nieves, e di mangiarsela in salsiccia.
A tre ore del dopo pranzo, il principe e il generale lasciavano Alpens per la via di San Boy e si fermavano a una lega circa da Pierrefitte.
Là giunse la novella che la colonna Cabrinetty riversavasi da Prats su Alpens. Si doveva assalirlo? Il generale pensava ritirarsi a San Quirce, il principe al contrario volea marciare su Alpens.
Le ricognizioni spedite annunciavano l’approssimarsi di Cabrinetty; esso era per rientrare in Alpens: la risoluzione definitiva fu d’andarlo a ritrovare. Non vi era tempo a perdere; si forzò la marcia e le 3 compagnie di avanguardia (battaglione Auguet) entravano da un lato del villaggio, mentre le truppe republicane entravano dall’altro; il fuoco cominciò tosto (6 1/2 di sera), i republicani non poterono occupare che quattro case.
In questo mezzo le altre truppe carliste occupavano tutte le uscite del villaggio, tagliavano tutte le vie di Ripoll, di San Bay e di Prats. bentosto esse entravano a lor volta nel villaggio e l’azione si concentrava sulle case occupate dai republicani. Agli zuavi toccò l’onore dell’attacco; ma si era in errore circa il numero dei difensori. GLi zuavi sono ricevuti con un fuoco terribile, esitano un’istante; allora il comandante afferra lo stendardo e lo getta nel cortile della prima casa; egli medesimo vi si precipita da un’altezza di 4 metri almeno, seguito a un tratto dal capitano Geisar, l’alfiere e da tutti i suoi uomini. La casa è presa in un batter d’occhio e nulla può arrestare lo slancio dei prodi che marciano sotto la bandiera del S. Cuore. In parti tempo si spargea la nuova della morte di Cabrinetty, cagionata da una palla che gli avea passato il collo, rompendo la jugulare destra; i prigionieri cominciarono ad affluire; Camps, dal canto suo, era giunto, rinforzando l’investimento della colonna; alle 11 1/2 il fuoco scemava d’intensità. Le LL. AA. RR. e il generale Saballs che fino a quel momento eran rimasti sulle alture della via di San Boy, a 300 metri circa da Alpens, fra una grandine di palle e di alcuni obici inviati alla loro direzione, discendono al villaggio dirigendosi alla Cura: all’ingresso della via ov’essa è collocata, li si fa avvertiti che essa era ancora occupata dai republicani. Fu d’uopo adunque volger strada, e nelle strette vie che il principe dovea traversare sotto le palle, il cadavere di Cabrinetty che portavasi sulla piazza, urtava tratto tratto lo stivale di S. A. R.
Frattanto la Cura non tardava ad essere occupata: il fuoco diminuiva grado grado per poi estinguersi. Verso le due del mattino, tutto era consumato; Cabrinetty e la sua colonna aveano vissuto, non si udivano più che rari colpi di fucile tirati sui fuggitivi che voleano sottrarsi dall’insormontabile cerchio di carlisti. Ben pochi riuscirono; la colonna republicana si componeva di 1200 uomini d’infanneria, uno squadrone di cavalleria e due cannoni. Hanno avuto 835 prigionieri: si erano già seppelliti stamani 20 morti; il numero dei feriti era di 70, e si erano presi i due cannoni con tutto il materiale e accessorii, 43 cavalli e 27 muli.
Le perdite dei carlisti sono state di 5 morti e 12 feriti; è incredibile, non è vero? Ma gli è così, ed io ho più volte occasione di farvi osservare come Iddio protegga visibilmente e miracolosamente coloro che si consacrano al S. Cuore. Mai questa verità fu dimostrata in modo più brillante che ad Alpens.
Le forze carliste si componevano di 800 uomini di Saballs, di 200 zuavi del principe al maximum e di 8 cavalli; esse erano dunque inferiori (Camps entrò tardi in linea), al numero della colonna republicana che avea inoltre il vantaggio della posizione. Intanto le misure erano sì ben prese, eseguite con tanta rapidità e slancio che in meno di 8 ore la colonna era completamente distrutta e il suo capo ucciso; perchè la morte di Cabrinetty non è già il risultato men prezioso della vittoria di Alpens. Capo abile, energico, intraprendente, era circondato da solide truppe a lui devote, dalle quali tutto ei poteva ottenere (cosa rara tra i republicani) in disciplina e marcie forzate. Sembra, del resto, che si era per confidargli il portafoglio della guerra; era forze l’unico uomo che potea per l’istante elettrizzare l’esercito republicano. Ora la Catalogna è libera; la gioia delle popolazioni non può descriversi, le sommissioni si notano da ogni parte; è l’indizio di una fase novella, fase trionfale coll’aiuto di Dio.
Così sotto il rapporto politico come militare, la vittoria di Alpens è piena di successi: è la vittoria più luminosa e completa riportata fino a oggidì.
Vi ho parlato or ora della bandiera degli zuavi del principe essa riceveva ad Alpens il battesimo del fuoco ed era forata da due palle quasi a bruciapelo. Essa ha i colori di Spagna, giallo e rosso, d’un lto v’ha l’Immacolata, dall’altro il S. Cuore circondato dalle armi pontificie e spagnuola, colla divisa Dios, Patria, Rey, e l’iscrizione: Zuavi carlisti.
Don Alfonso non esita ad attribuire a questa bandiera la vittoria di Alpens; perchè il giorno in cui essa compariva sul campo di battaglia ei riportò prodigiosamente la vittoria.