L’affondamento della Benedetto Brin

Il 27 settembre del 1915 la corazzata italiana Benedetto Brin, colpita nel porto di Brindisi da una serie di esplosioni, finì distrutta tra le fiamme.


Da quattro mesi il porto di Brindisi svolgeva già un ruolo di primo piano nelle operazioni militari ospitando le navi dell’Intesa. La Brin era alla fonda in avamporto, in prossimità della spiaggia di Marimist, vicina alla Giulio Cesare, alla Dante Alighieri, alla Leonardo Da Vinci, alla Nino Bixio, all’Emanuele Filiberto, alla Saint Bon ed alla Regina Margherita.

Alle ore 8.00 un forte boato scosse la città e l’onda d’urto provocò la rottura dei vetri e la caduta di intonaci in numerose abitazioni. Secondo le testimonianze dei marinai che assistettero alla scena, lo scafo della Benedetto Brin, nave ammiraglia della 6a Divisione Navi Scuola, si appoggiò sul fondo di dieci metri e scese lentamente: mentre la prora poco danneggiata si nascondeva pian piano sotto l’acqua, la poppa, completamente sommersa, appariva sconvolta e ridotta ad un ammasso di rottami.

Si contarono 420 vittime dei 943 uomini dell’equipaggio. Tra esse c’erano il Contrammiraglio in servizio ausiliario Stato Maggiore Regia Marina, Ernesto Rubin de Cervin, classe 1860, nato a Torino, capitaneria di porto di Venezia, il Capitano di Vascello in servizio attivo Stato Maggiore Regia Marina, Gino Fara Forni, classe 1867, nato a Pettenasco (Novara), il Tenente di Vascello in servizio attivo Stato Maggiore Regia Marina, Luigi Becchi,classe 1884, nato a Savona, capitaneria di porto di Venezia, il Tenente di Vascello, Armando Marsiglia nato a Napoli, il Tenente di Vascello, Alfredo Talarico, anch’egli nato a Napoli ed il Capitano Macchinista in servizio attivo C.R.E.M. Pietro Ciabatti, classe 1870, nato a Milano, capitaneria di porto di La Spezia. L’unico militare brindisino deceduto nella tragedia si chiamava Cosimo Sindaco.

Fortunatamente i gas dell’esplosione si diressero verso l’alto anziché espandersi lateralmente e causare gravi danni alle navi vicine. Le cause dell’esplosione non vennero mai accertate con chiarezza e si sospettò anche un sabotaggio austriaco.

I marinai dalle altre navi si lanciarono in aiuto mentre divampava l’incendio. Il Tenente di Vascello Resasco, comandante della torpediniera Centauro, seguito da Louis Roussel e Jean Tual, due marinai francesi della flottiglia del Borèe, furono tra i primi a prestare soccorso. Le scialuppe raccolsero i feriti e i morti.

Decretato il lutto cittadino, furono organizzati imponenti funerali. Le salme dei caduti sfilarono per le vie cittadine. Dietro i feretri seguiva immediatamente, in rappresentanza del re impedito al fronte, il Duca degli Abruzzi, Comandante in Capo dell’Armata. Seguivano poi il sindaco di Brindisi, le autorità tutte, ammiragli ed ufficiali delle marine alleate. L’amministrazione comunale pose immediatamente a disposizione della Marina un’adeguata superficie di suolo nel centro del cimitero per deporvi le salme ed il governo volle poi farvi erigere una statua raffigurante il dolore italiano per la terribile tragedia.

Con quella di tanti marinai italiani ebbe fine anche la vita della Benedetto Brin, varata nel 1901 a Castellammare di Stabia e protagonista della Guerra Italo-Turca.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

Bibliografia: AA.VV, Navi e Mariani. Storia della Marina; P. G. Halpern, La grande guerra nel Mediterraneo

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