L’abbazia di Montecassino

Il diario di guerra dell’Army Air Support Control riferisce: “Quattro gruppi di Fortezze e quattro gruppi di bombardieri medi hanno attaccato quell’unico obiettivo e hanno potuto fornire un notevole spettacolo ai molti osservatori a terra, i quali sono stati in grado di constatare che il bombardamento di precisione è una realtà, e non semplicemente un’espressione. Questa fortezza medioevale è stata sventrata e ormai giace in rovine. E’ difficile pensare che qualcuno degli occupanti della costruzione possa essere sopravvissuto”. Al tenente colonnello Julius Schegel della divisione Hermann Goering ed al capitano medico Maximilian Becker si deve il salvataggio delle oper d’arte, dei volumi della biblioteca e di tutti i monaci. L’Abbazia di Montecassino sarebbe stata ricostruita e qualcosa del suo lungo passato sarebbe tornato a casa.

La vita di San Benedetto si scandisce tra Norcia, Roma e Subiaco. Ultima sua tappa fu Montecassino, raggiunta nel 529. Qui scrisse la celebre Regola, qui eresse il suo cenobio trasformando un tempio dedicato a Giove e Apollo in una chiesa dedicata a San Martino che più tardi ospitò le sue spoglie e quelle di Santa Scolastica. La basilica odierna è una ricostruzione con le medesime linee di quella andata distrutta dai bombardamenti americani nel febbraio del 1944, nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Abbiamo tre chiostri. Al centro del Chiostro d’ingresso ci accoglie un gruppo bronzeo che raffigura San Benedetto che muore tra le braccia dei suoi discepoli. Il Chiostro centrale appare particolarmente solenne grazie allo stile bramantesco, alla Loggia del Paradiso che lo sormonta, alle statue di Urbano V e Clemente XI, nonché alla gradinata monumentale che lo unisce all’antiportico del chiostro superiore. Ai piedi del grande scalone che conduce alla chiesa abbiamo le statue di San Benedetto e Santa Scolastica. Dalle arcate aperte sul panorama si può godere della vista della Vallata del Liri, dei Monti Ausoni, di Monte Calvario e Monte Cairo. Il Chiostro superiore è stato ricostruito sulle linee di quello andato distrutto e attribuito ad Antonio da Sangallo con un’ampia schiera di statue settecentesche di pontefici, sovrani e condottieri.

Entriamo nella basilica attraversando una porta risalente all’epoca dell’abate Desiderio con lamine di bronzo con incisi i nomi dei possedimenti del cenobio con lettere ageminate d’argento venute da Costantinopoli. Ai lati abbiamo due porte bronze con incisi alcuni momenti della vita di San Benedetto: l’arrivo a Montecassino, la costruzione del monastero, la lotta contro il demonio, la risurrezione di un bambino, le antiche distruzioni del monastero del 581 e del 883, l’incontro con Santa Scolastica e quello con Totila re dei Goti, il lavoro nei campi, la predica al popolo, l’annuncio della Regola e, in ultimo, le distruzioni del 1349 e del 1944.

L’interno è una ricostruzione dell’originale disegnato da Cosimo Fanzago con decorazioni marmoree che integrano frammenti superstiti. Degne di note sono la tela della Santa Famiglia, opera di Pacecco De Rosa, nella Cappella di San Giuseppe, il dipinto San Michele Arcangelo, opera di Luca Giordano, nella Cappella dell’Arcangelo San Michele e il Battesimo del Redentore, opera di Francesco Solimena, nella Cappella di San Giovanni Battista. A Luca Giordano sono da attribuire anche tutte le pitture delle cappelle di Sant’Apollinare e di San Vittorio III.

La cripta, costruita dall’abate Girolamo Sclocchetto nel 1545, è riccamente decorata a mosaico, gli stalli sono tutti in granito di Svezia ed è la parte che fu meno colpita dai bombardamenti. Una cappella centrale contiene le statue di San Benedetto e Santa Scolastica, ma i corpi dei santi sono nell’altare maggiore. I resti, rimasti miracolosamente incolumi dalla distruzione bellica, si conservano in un reliquiario circondato da una ringhiera di ottone con tredici lampade diventate simbolo di pace. Al centro, in una piccola nicchia, un’incisione seicentesca in rame ad olio del Cavaliere d’Arpino rappresenta i due santi. Il coro è un trionfo di ricchissimi stalli intagliati e scolpiti in noce. A destra c’è la Cappella dell’Assunta con la tela di Paolo De Matteis. Vi si possono vedere il Monumento a Guido Fieramosca, fratello del più noto Ettore, l’eroe della Disfida di Barletta, e quello di Piero de Medici, figlio di Lorenzo e fratello di papa Leone X. A sinistra del coro si trova la Capella dell’Addolorata con il dipinto della Pietà di Francesco Solimena.

Degna di nota è la Sacrestia che conserva un crocifisso di scuola senese, una reliquia della Santa Croce e molti reliquiari di santi.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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