La terza guerra anglo-afghana

La terza guerra anglo-afghana può, a buon diritto, essere presentata come Guerra d’Indipendenza. Gli afghani invasero i domini indiani della prima potenza coloniale dell’epoca rivendicando il loro diritto ad intrattenere autonome relazioni diplomatiche. La sconfitta militare, fu però una vittoria politica. L’Afghanistan ottenne la sua indipendenza.

 

  • Le premesse

Sin dagli inizi dell’Ottocento, gli inglesi avevano guardato all’Afghanistan come una possibilità: una minaccia, se i russi l’avessero usato come base per una invasione dell’India, e una garanzia, qualora la corte di Kabul si fosse sottomessa alla volontà di Londra ed essere usata come cuscinetto tra i domini britannici in Asia e i territori dello Zar. Tutto ciò scatenò due guerre anglo-afghane, la prima, combattuta dal 1839 al 1842, e la seconda, combattuta tra il 1878 ed il 1880. Al termine di quest’ultima, gli inglesi riuscirono ad instaurare un regime compiacente che, in cambio di generose sovvenzioni, si piegò alla loro politica estera, con il Trattato di Gandumak. Il paese divenne di fatti una sorta di protettorato non dichiarato. Nel 1901, la morte dell’emiro amico Abdur Rahman Khan, riaprì la questione. Il suo successore, Habibullah Khan orientò la politica estera verso una neutralità non ostile agli inglesi, ma si sbilanciò accettando una missione turco-tedesca durante la Grande Guerra. Gli afghani osservarono con terrore gli esiti della Convenzione anglo-russa del 1907 che videro la Persia divisa in sfere di influenza. A ciò si sommò l’atteggiamento bellicoso dei capi tribù delle montagne che, privi ora dei tributi inglesi, iniziarono a scagliarsi senza freni contro le frontiere indiane. Dopo la guerra, Habibullah tentò di far accettare l’indipendenza completa dell’Afghanistan, chiedendo un seggio alla Conferenza di pace di Versailles nel 1919, ma la richiesta fu respinta e lui finì misteriosamente assassinato. Il conservatore e filobritannico Nasrullah, fratello dell’emiro, dopo appena una settimana di governo, fu deposto da suo nipote Amanullah, il terzo figlio di Habibullah, di sentimenti anti-britannici.

 

  • L’invasione afghana dell’India

Amanullah osò mettere in discussione la Linea Durand, cioè il confine voluto dagli inglesi, con l’approvazione dell’emiro Abdur Rahman nel 1893, tra l’India britannica e l’Emirato dell’Afghanistan, oggi ereditato da Afghanistan e Pakistan. Suscitò così l’insurrezione dei pashtun, aprì colloqui con la Russia bolscevica e proclamò la guerra santa, la jihad, sperando di impadronirsi di Peshawar e delle antiche province afghane a ovest del fiume Indo che erano state catturate dai sikh nel secolo precedente. Sperava pure che i britannici fossero stanchi per lo sforzo bellico sostenuto nel conflitto mondiale e che i disordini nazionalisti in corso in India li tenessero lì impegnati.

Amanullah dispose i preparativi per una invasione dell’India, attraversando il Khyber Pass ed occupando, il 3 maggio 1919, Dacca e la città di Bagh, tagliando i rifornimenti d’acqua alle truppe britanniche stanziate a Landi Kotal e minacciando Peshawar, dove sarebbe dovuta esplodere una rivolta. Lord Chelmsford, reggente inglese in India, scoperto il piano, dichiarò guerra.

A Landi Kotal c’erano solo due compagnie di Sikh e Gurkha e bisognò trasportarvi segretamente, con camion, i rinforzi del 2° Battaglione Somerset Light Infantry. Peshawar fu occupata. Con l’arrivo del resto della 1a brigata di fanteria di Crocker a Landi Kotal fu lanciato un attacco a Bagh, contemporaneamente tre aerei della Royal Air Force bombardarono Dacca. Non ebbero ragione degli afghani a Bagh e disordini esplosero su tutto il territorio. Un secondo attacco, preceduto da un intenso bombardamento, fu effettuato a Bagh dalla 1a e 2a brigata di fanteria, al comando del maggiore generale Fowler, questa volta ebbe successo. Il ripiegamento degli afghani entro i propri confini fu seguito dall’invasione britannica.

 

  • La guerra sul suolo afghano

Il 13 maggio le truppe anglo-indiane presero il controllo del Khyber occidentale ed occuparono Dacca. Fu qui che Amanullah provò a stanarle, ma non ci riuscì. Un secondo attacco britannico avvenne sulla cresta detta “Stonehenge Ridge”, dove una consistente postazione afghana era difesa da un buon numero di artiglieria e mitragliatrici. Dopo una tenace resistenza, la postazione fu abbandonata e presa dai britannici. Nel frattempo, problemi con il mantenimento delle linee di comunicazione, crescenti diserzioni dei pashtun dei Khyber Rifles ed un inaspettato attacco nel Khyber orientale misero in difficoltà i piani di Lord Chelmsford.

Il 23 maggio le postazioni britanniche intorno alla valle del Kurram dovettero essere abbandonate. Se i britannici contavano appena quattro battaglioni, sotto il generale di brigata Alexander Eustace, le forze afghane in quest’area erano considerevoli, erano ben quattordici battaglioni ed il generale Nadir Khan, futuro re, che le comandava, si mostrava un osso duro. Gli inglesi temevano, oltretutto, una rivolta o una massiccia diserzione dei pashtun della North Waziristan Militia, che supportava le loro operazioni nella valle del Tochi, così abbandonarono il terreno. Quando la temuta ribellione della
North Waziristan Militia, incitata dal governo afghano, avvenne, fu un massacro tra le stesse fila inglesi. Nadir Khan colse
quell’opportunità ed attaccò Thal, postazione a guardia del passo di Kurram. Eustachio era in inferiorità numerica e senza armi, i suoi quattro battaglioni erano unità indiane inesperte. Si vide attaccato violentemente nella note del 29 maggio e poi sottoposto ad un pesante bombardamento da parte dei cannoni afghani.

I soccorsi di Reginald Dyer, marciarono nel caldo, a corto di razioni e mezzi di trasporto, coprendo ventinove chilometri in meno di dodici ore, presentandosi in vista di Thal il 1 giugno e liberando il territorio dalle tribù. All’alba del giorno successivo Dyer lanciò un attacco contro i regolari afgani che erano posizionati a ovest di Thal. Gli afghani fecero sapere agli inglesi che le loro operazioni erano ferme perché Amanullah aveva ordinato di cessare le ostilità in vista di un armistizio, ma Dyer non si fermò, inseguendo le truppe di Nadir Khan anche dopo la ritirata.

 

  • La fine del conflitto

L’armistizio fu effettivamente sancito il giorno dopo, sebbene solo ad agosto il Trattato di Rawalpindi pose fine alla guerra e durante l’estate gli inglesi bruciarono un totale di cinquantaquattro villaggi nel Waziristan settentrionale e nel Kurram.

Apparentemente, il risultato del conflitto fu una vittoria tattica britannica. Ciò in virtù del fatto che gli inglesi respinsero l’invasione afgana e li cacciarono dal territorio indiano. In realtà fu una sostanziale vittoria per gli afghani che accettarono la Linea Durand, ma ottennero che la Gran Bretagna riconoscesse la loro indipendenza. E’ vero che gli inglesi cessarono il pagamento di tributi agli afghani, ma è anche vero che posero fine alla loro pretesa di dirigere la politica estera del paese, elemento che era stato la causa scatenante del conflitto.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: M. Ewans, Afghanistan: A Short History of Its People and Politics; J. Perry, Arrogant Armies; R. Macrory, The First Afghan War 1839–42: Invasion, catastrophe and retreat; W. K. Fraser-Tytler, Afghanistan: A Study of Political Development in Central Asia; V. Gregorian, The Emergence of Modern Afghanistan; P. Hopkirk, Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia centrale

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