La sorpresa di Landriano

La sorpresa di Landriano ebbe luogo il 21 giugno 1529 in un’area compresa tra le Case alla Porta e la cascina Maiera, sulla sponda sinistra del fiume Lambro. Di fatti segnò la fine delle ambizioni di Francesco I sul Ducato di Milano.

Nelle stesse settimane in cui il generale Odet de Foix, conte di Lautrec, s’apprestava ad assediare Napoli, una seconda armata francese apriva un secondo fronte di guerra. Stavolta nel Ducato di Milano. La guidava Francesco di Borbone-Vendome, conte di Saint-Pol.

Al comando di un esercito che, con l’integrazione degli alleati italiani, avrebbe dovuto contare diecimila fanti e mille cavalli, costrinse le inferiori forze di Antonio de Leyva a rintanarsi a Milano. Il Saint-Pol guidò tutte le operazioni di assedio della città, puntò sulle voci che segnalarono da subito contagi di peste e sperò di prenderla presto perchè i numeri del suo esercito erano assai ridotti. In effetti, i veneziani non avevano inviato che metà delle genti promesse e il Duca d’Urbino, constatando la pochezza di quelle schiere, andava abbandonando l’idea d’assaltare Milano.

Vedendo che i suoi propositi di una rapida conquista vacillavano, il conte di Saint-Pol tenne un consiglio di guerra e convenne di dividere l’esercito, lasciando i veneziani a Monza e Francesco Sforza a Vigevano, mentre lui avrebbe marciato sulla Liguria e preso Genova, ora indebolita dalla partenza di Andrea Doria per la Spagna.

Così il Borbone si mise in marcia verso la Liguria, accampandosi a metà giugno a LandrianoQuando giunse la notizia che l’armata nemica era divisa e che il Saint-Pol sostava poco distante da Pavia, il generale Leyva si preparò ad un colpo di mano, una mossa rapida e ardita, tesa a cogliere di sorpresa il nemico. Volle piombare su Landriano e sbaragliare i francesi.

L’arguto piano fu subito posto in essere e, nella notte del 21 giugno, i soldati usciti da Milano, infilandosi le camicie sulle armature per distinguersi in combattimento, attaccarono improvvisamente i francesi. Leyva assistette fermo su una portantina perchè colto da un grave attacco di gotta.

Il primo attacco fu portato da seicento cavalieri i quali finsero una ritirata che portò la fanteria francese, comandata da Guido Rangoni e Gian Girolamo Castiglione, nelle grinfie di mille archibugieri spagnoli. Leyva vide il nemico cadere nell’imboscata, precipitare nello sconcerto e scoprirsi assolutamente impreparato. Dopo aver annientato la retroguardia, gli spagnoli si diressero contro il corpo principale francese che non aveva ancora oltrepassato il fiume e fu sbaragliato.

Riuscì a fare un gran numero di prigionieri, mentre altri si davano alla fuga affogando nel Lambro in piena. Furono sottratti al nemico bandiere, vettovaglie e tutta l’artiglieria. Anche Francesco di Borbone-Vendome, Rangoni e Castiglione finirono catturati. Il giorno dopo, i pochi superstiti dell’esercito francese lasciarono l’Italia.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

Bibliografia: C. de Rosmini, Dell’istoria di Milano

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