Memorie della Grande Guerra: la morte di Cesare Battisti e Fabio Filzi
Il 9 luglio il battaglione Vicenza ricevette l’ordine di attaccare Monte Corno un’ora dopo la mezzanotte. Bisognava occupare di sorpresa la Selletta e assalire il Corno poi, coperti dall’artiglieria e col rinforzo di due battaglioni di fanteria, sarebbe iniziata la scalata a quota 1801 la cui conquista si sarebbe consolidata col supporto di tre freschi battaglioni di fanteria che avrebbero dato il cambio agli alpini. Battisti era tra loro.
L’occupazione della Selletta riuscì ma i rinforzi non arrivarono, allora gli alpini attaccarono da soli: un plotone, comandato da Fabio Filzi prese d’assalto il Corno conquistandolo, l’altro, quello con la compagnia di Battisti, salì verso le posizioni di quota 1801 ma non riuscì ad aver successo.
Dal Col Santo le batterie da 105 sparavano nella mezza luce dell’alba sui conquistatori della Selletta. Il contrattacco pareva a tutti imminente e così fu. Gli italiani, ridotti ad una settantina di uomini, combatterono ma furono sopraffatti dalle forze soverchianti del nemico e catturati. Il capitano Righi, per non finire prigioniero, si buttò in un canalone invitando un alpino che era accanto a lui a fare altrettanto. Quell’alpino era Cesare Battisti e non scappò.
Al cadetto austriaco Franceschini che gli si accostò invitandolo a consegnare la pistola, Battisti rispose che l’avrebbe consegnata ad un superiore di grado. La trattenne, avrebbe quindi potuto uccidersi, ma non lo fece. Si arrese per risparmiare il sacrificio degli ultimi compagni. Volle il martirio.
Fatto prigioniero, Battisti fu portato a Trento e con lui c’era anche un altro di quelli che gli austriaci consideravano traditore: Fabio Filzi.
Fondatore del quotidiano socialista “Il Popolo”, Cesare Battisti aveva provato a rappresentare la comunità italiana nel Parlamento di Vienna, dove fu eletto nel 1911. Con molto fervore si era battuto per l’autonomia del Trentino. La sua celebre accusa ci comunica tutto il suo coraggioso zelo: “Il popolo chiede pane e voi gli date piombo. Il popolo chiede scuole e voi gli date caserme. La sia finita con un simile governo la sia finita col partito della guerra col militarismo dissanguatore coi pazzi che lo dirigono”. Allo scoccare della guerra, Battisti aveva lasciato Trento e raggiunto Milano presentandosi al distretto militare dove fu arruolato nel V° Alpini Battaglione “Edolo”. Il suo sogno era certamente quello di vedere Trento italiana, ma rivide la sua città, da prigioniero, nella desolazione del luglio del 1916.
Il suo processo fu fissato per il 14 luglio, ma il boia era già in cammino. In aula del tribunale Battisti disse: “Chiedo la grazia di essere fucilato non impiccato per l’onore della divisa che indosso”. Ma anche questo gli fu negato: un giudice ordinò che gli fosse portato un vestito borghese.
Sul palco dell’esecuzione il boia Joseph Lang infilò il cappio a Battisti: la corda si ruppe e fu sostituita. Il condannato morì gridando: “Viva Trento italiana! Viva l’Italia!”. Nel Castello del Buon Consiglio, fu poi la volta di Fabio Filzi, due giorni dopo.
Avvocato istriano, irredentista della Lega Nazionale di Trieste, Filzi aveva disertato l’esercito austro-ungarico per combattere, come volontario per l’Italia. La motivazione per la Medaglia d’oro testimonia il suo commovente attaccamento alla patria: “Nato e vissuto in terra italiana irredenta, all’inizio della guerra fuggì l’oppressore per dare il suo braccio alla Patria, e seguendo l’esempio del suo grande maestro Cesare Battisti, combatté da valoroso durante la vittoriosa controffensiva in Vallarsa nel giugno-luglio 1916. Nell’azione per la conquista di Monte Corno comandò con calma, fermezza e coraggio il suo plotone, resistendo fino all’estremo e soccombendo solo quando esuberanti forze nemiche gli preclusero ogni via di scampo. Fatto prigioniero e riconosciuto, prima di abbandonare i compagni, protestò ancora contro la brutalità austriaca e col nome d’Italia sulle labbra, affrontò eroicamente il patibolo. Monte Corno di Vallarsa, 10 luglio 1916”.
Qualche settimana prima era stato fucilato Damiano Chiesa, il 10 agosto fu invece impiccato Nazario Sauro.
Autore articolo: Angelo D’Ambra