La marina sabauda nel Cinquecento
Le origini della marina sabauda trovano dati certi nel 1431. Nei conti di quell’anno del tesoriere Chabod si leggono pagamenti eseguiti per il compimento di galee del Ducato di Savoia in costruzione a Nizza per combattere i pirati.
Un secondo conto, del 1435, per il tesoriere Cerato, annota un pagamento al patrono della galea sabauda che condusse la regina di Gerusalemme, Margherita di Savoia, dalla Calabria a Villafranca.
Nella seconda metà del secolo si trovano tracce, nel 1461, di una spedizione della galea San Maurizio in soccorso al re di Cipro per volontà del Duca Ludovico, e, nel 1468, della costruzione della galeazza Santa Maria de Auxilio per volontà di Amedeo IX.
Risale invece al 1538 una convenzione con Erasmo Gallean Doria per l’armamento ed il mantenimento di quattro galere. Navi, in quel secolo, i Savoia non ne ebbero o le persero del tutto perché, al ritorno a Nizza nel 1559, Emanuele Filiberto non ne trovò e l’anno dopo ordinò ai capitani Aicardi e Moretta di acquistare due galee. Sul finire del 1560 risultano in servizio le galee Capitana, Sole, Margarita, Piemontesa ed una piccola fregata comperata a Gallipoli. Con questa flotta Emanuele Filiberto rientrò nei suoi stati di Piemonte, giungendo da Nizza a Savona.
Nel novembre del 1561 fu comprata una nuova galea a Marsiglia, la Delfina.
Venezia, che aveva occhi ovunque, annotava nella penna del suo ambasciatore Boldù: “Desidera poi molto, il signor duca, avere una milizia di mare e pare sia riuscito a farsi pagare dal re di Spagna 20 galere che pensa di poter armare presto. E cioè ne ha tre armate, una nel porto di Villa facilmente armabile, un’altra nuova, e 13 spera poter comprare dalla Francia, bonificando con le somme dovutegli da questa per le paghe della cavalleria prestatagli due anni prima; ed altre due da provvedere. Delle tre armate, due hanno quattro uomini per remo; la Capitana è la più grande, ha 25 banchi e cinque uomini per remo. Un remo solo per banco, perché si ritiene che così vadano più forte. Queste galere sono le migliori di Ponente, hanno vogato alla pari, od anche avanzato, quelle del signor Giovanni Andrea Doria di Genova”.
Il coronamento di questa crescita fu rappresentato della nomina che il Duca Emanuele Filiberto di Savoia ottenne nel 1571 da Papa Gregorio XIII, a Gran Maestro dell’Ordine di San Lazzaro, ed alla successiva creazione dell’Ordine di San Maurizio che vi fu accorpato con bolla papale del 16 settembre 1572 per combattere turchi ed eretici.
Oltre che a tutelare le coste dagli attacchi dei pirati, queste navi servirono per la riscossione del “diritto di Villafranca”, l’imposta pagata dalle navi che passavano nelle acque territoriali nizzarde. In linea di massima è corretto asserire che la marina sabauda non riscontrò molta importanza su campo europeo: i piccoli tratti costieri del ducato erano insufficienti per uno sviluppo marittimo considerevole, ma la flotta sabauda prese egualmente parte a numerose imprese belliche. Pensiamo a Lepanto, dove Emanuele Filiberto inviò la Piemontese, la Margherita e la Capitana al comando dell’ammiraglio Andrea Provana di Leinì; pensiamo alla presa di Orano, a Malta, a Penon de Velles, a Hyeres. Ogni galera era generalmente armata con un cannone da corsia, due moiane, due cannonetti prodieri, due altri cannoni e due smerigli alle fiancate.
Nel 1581, però, rimanevano in servizio solo la Capitana e la Margherita e la flotta dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro finì in decadenza, così, quando nel 1588, Carlo Emanuele volle inviare tre galee in Sicilia al servizio del re di Spagna, usò navi noleggiate a Genova. In questo periodo, il Duca di Savoia concesse anche parecchie licenze da corsa per combattere i turchi, al patto che le artiglierie predate finissero negli arsenali sabaudi.
Sul finire del secolo, nel anno 1599, erano in servizio tre galee, la Capitana, la Patrona e la Margherita, nuove ma che conservavano i nomi delle navi demolite.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: N. Brancaccio, Il naviglio della marina sabaudo-piemontese