La guerra tra normanni e bizantini a Monopoli, Matera, Giovinazzo e Trani
Tra giugno e luglio del 1042, si riaccese lo scontro tra normanni e bizantini per la Puglia. Nonostante le ripetute sconfitte subite ad opera dei formidabili guerrieri normanni, i bizantini non avevano alcuna intenzione di rinunziare alle città pugliesi e l’imperatore Michele V il Calafato vi inviò Giorgio Maniace nel tentativo di recuperare i territori perduti.
Maniace era un veterano di guerra. Aveva combattuto in Oriente ed era diventato il generale più prestigioso dell’impero. Approdato ad Otranto, tradizionale roccaforte filogreca, riorganizzò l’esercito e marciò su Monopoli e Matera: “Lasciata la flotta ad Otranto, [Maniace] spinge le sue truppe scellerate ad invadere le città alleate dei Normanni, e subito si rovescia nelle campagne di Monopoli [senza attaccare la città, che aveva strutture difensive formidabili]. Ne uccide molti Maniace, alcuni impiccando ad un albero, altri decapitando [dinanzi alla porta delle mura della città] Il tiranno ha il coraggio di mettere in atto un genere inaudito di uccisione nei confronti dei piccoli, seppellendo i corpi dei bambini catturati ancora vivi e lasciando sporgere solo il capo. In tal modo ne uccide molti e non si dà pensiero di risparmiarne alcuno. In seguito Maniace marcia su Matera […], e con animo spietato fa massacrare [“davanti agli occhi dei materani”] duecento contadini catturati nelle campagne. Non risparmia né fanciulli, né vecchi, né monaci, né sacerdoti: non ha pietà di nessuno quel crudele” (Guglielmo di Puglia, Le gesta di Roberto il Guiscardo, Cassino 1870, I, vv. 446-60).
Gli eccessi commessi non furono privi di conseguenze: da allora Monopoli e Matera non si sarebbero più affidate ai normanni. Questi, dal canto loro, attaccarono Giovinazzo e Trani. Le due città, rassicurate dall’arrivo di Maniace, avevano rinvigorito la loro fedeltà all’impero bizantino: “…poichè i poveri giovinazzesi avevano concluso un patto con i greci che erano in Trani, il principe Argiro assediò con normanni e baresi la misera Giovinazzo. Al terzo giorno la conquistò e la spogliò di ogni bene, mentre i greci in questa città vennero uccisi. In verità lo stesso principe dopo varie insistenze riuscì a liberare dalle mani dei normanni moli uomini e donne” (Annali Baresi, p. 35). A quel punto Argiro si decise ad attaccare Trani: “Poi in verità, poichè i tranesi non la smettevano di danneggiare i baresi… il principe assieme ai normanni e baresi assediò Trani per trentasei giorni. La tormentò assai sia con attacchi che con altre calamità. Infatti fece qui costruire una torre di legno come non si era mai vista da occhi umani fino ai nostri giorni” (Ibidem).
Da questi elementi si comprende chiaramente il vigore con cui i tranesi difesero la loro città, ma anche la notevole consistenza delle fortificazioni che allora dovevano circuire Trani. Non è difficile immaginare che, grazie agli ambienti filogreci di Bari, i tranesi dovettero essere informati dei preparativi in corso e ciò consentì loro di immagazzinare grandi quantità di viveri per sostenere un assedio.
Dopo trentasei giorni di assedio avvenne un fatto impensabile: “…lo stesso Argiro, avendo ricevuta nel frattempo una lettera imperiale che gli conferiva la dignità di patrizio e catapano e vestis, ordinò di incendiare le macchine da guerra” (Ibidem). Sembra che nella lettera l’imperatore avesse esortato Argiro “perchè cerchi di avvicinare alla sua causa i normanni e tenti di unirl iai suoi fedelissimi, promettendo in cambio la concessione di lauti premi” (Guglielmo di Puglia, Le gesta di Roberto il Guiscardo, Cassino 1870, I, vv. 478-85). La mossa bizantina era dovuta alla diserzione di Maniace, ma Argiro dovette faticare molto a convincere i normanni a seguirlo nella sua nuova condotta: “Uno dei dodici [conti]scelti, che si chiamava Pietro Gautier, ebbe un tale dolore, che volle uccidere Argiro, se non fosse stato che i compagni lo trattennero con forza” (Amato di Montecassino, Storia dei Normanni, Cassino 1870, II, 28).
Probabilmente tra i normanni prevalse ancora il parere di Guglielmo Braccio di Ferro che, seppure fremente come gli altri, ritenne che non vi fosse altra scelta che accettare la cosa perché respingere le esortazioni di Argiro avrebbe significato aprire un secondo fronte di combattimento. Guglielmo si rese conto che col concorso di Argiro e della flotta barese avrebbe potuto facilmente sconfiggere l’armata greca e decise di rinviare in un momento successivo la resa dei conti col figlio di Melo. Del resto, accettare l’accordo non avrebbe intaccato il potere normanno sui territori conquistati.
Autore articolo: Edoardo Spagnuolo
Bibliografia: La versione originale del presente testo è stata pubblicata in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 3 ottobre 2018 negli articoli intitolati “I terribili fatti di Monopoli e di Matera nel giugno del 1042” e “L’attacco normanno-barese a Giovinazzo e a Trani nel luglio 1042”.