La battaglia di Montepeloso del 3 settembre 1041

Il terzo scontro sostenuto dai guerrieri normanni di Melfi si ebbe a Montepeloso il 3 settembre 1041.

Dopo la sconfitta di Canne, l’imperatore bizantino pensò di affidarsi a Esaugusto Bojannes, uno dei migliori generali dell’impero, per farla finita con i normanni.

Esaugusto giunse in Puglia nell’agosto del 1041. Ai primi di settembre si accampò con l’esercito sotto Montepeloso, in Lucania, dove predispose un accampamento in muratura. I cavalieri normanni, accorsi da Melfi, piantarono le loro tende sul vicino Monte Serico.

Prima della battaglia il generale bizantino tenne un lungo discorso, per risollevare l’orgoglio e infondere coraggio ai soldati. Additò loro l’esempio dei grandi eroi dell’antichità. Parlò delle imprese di Ettore, di Achille, di Filippo, di Alessandro e di altri grandi personaggi. Queste parole produssero degli effetti profondi negli animi dei greci.

Il 3 settembre le due armate furono ancora una volta schierate l’una di fronte all’altra. I normanni, come al solito, avanzarono a piccolo trotto, mentre i greci fecero delle strane manovre per sottrarsi alla carica nemica e per attirare i cavalieri di Melfi verso il loro accampamento. Ad un certo punto i cavalieri normanni agitarono il gonfalone per chiedere battaglia. I greci risposero con lo stesso gesto e iniziò lo scontro, che fu durissimo: “… in questa battaglia i greci combatterono con insolito accanimento e con inusitata asprezza e i normanni erano ormai sul punto di cedere. Guglielmo [Braccio di Ferro] soffriva di febbre quartana e, per la eccessiva debolezza che lo deprimeva, non aveva potuto prendere parte alla lotta; coricato in disparte, seguiva ansioso l’andamento della battaglia; ma quando s’accorse che i suoi lottavano ormai con minor vigore e che quasi venivano menato, irato e dimentico della estenuante malattia che lo affliggeva, afferrate le armi, si slanciò come un leone furibondo in mezzo alla mischia; rianimando i suoi con parole di esortazione e lottando con accanimento…” (Goffredo Malaterra, Imprese del conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo).

L’intervento di Guglielmo ebbe l’effetto sperato: i cavalieri normanni si rianimarono e raddoppiarono gli sforzi, fin quando furono i greci a indietreggiare. Questi si ritirarono dapprima in bosco e poi nel loro accampamento, che con estrema concitazione cercarono di fortificare in tutti i modi. I guerrieri normanni, però, sospinti da una furia irrefrenabile, si avventarono contro le mura, utilizzando anche delle macchine belliche, fin quando non riuscirono ad aprire un varco. Irruppero quindi nell’accampamento, costringendo i greci ad arrendersi, dopo averne uccisi molti.

Fu il trionfo definitivo dei cavalieri di Melfi. Da allora l’impero bizantino non avrebbe più provato a scacciarli dalla città. Da quel momento i normanni furono liberi di espandersi sul territorio: sorse così una nuova entità, la contea di Puglia, con capitale Melfi.

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

Bibliografia: La versione originale del presente testo è stata pubblicata in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 3 ottobre 2018.

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