La Battaglia di Castiglione

Prese Mantova, Verona, Bologna, Modena, Livorno e Firenze, l’esercito francese, per cinque giorni, dovette vedersela con la potente armata austriaca del generale Wurmser. Alla fine riuscì ad averne ragione mettendola in rotta. Tutto fu così comunicato al Direttorio da Napoleone Bonaparte (Napoleone, Opere scelte, 1847).

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Dopo il dì 11 le cose sono procedute con tanta rapidità che non m’è stato possibile rendervene conto prima d’oggi.
Da più giorni era giunto il rinforzo de’ ventimila uomini, che l’esercito austriaco del Reno aveva mandato all’esercito che è in Italia. Aggiungete una quantità di nuovi arrolamenti , e un notabile numero di battaglioni venuti dall’interno dell’Austria; onde sommamente formidabile appariva quell’esercito, e tutti credevano che non molto avrebbero indugiato i tedeschi a prendere Milano. Il di 1 1, a tre ore di mattina, la schiera del general Massena è attaccata da un gran numero di nemici; ond’è costretta ad abbandomare l’importante luogo della Corona. In pari tempo il generale Soret è sorpreso a Salò da quindicimila austriaci che s’impadroniscono di quella fortissima terra; intanto che Guieux, generale di brigata, con seicento uomini della quindicesima mezza brigata di santi leggieri, fortificatosi in una casa di Salò, affronta il nemico che lo circonda da tutte le parti. Vi rimane ferito Rusca generale di brigata. Mentre una parte di detta divisione assediava Guieux a Salò, un’altra scende sopra a Brescia, sorprende le sentinelle e fa prigioni quattro compagnie da me lasciatevi, ottanta uomini del 25° reggimento de’cacciatori, due generali, ed alcuni ufficiali superiori che erano malati. Quindi la divisione del general Soret, che avrebbe dovuto guardar Brescia, tornò a Desenzano. In sì malagevole stato, vedendomi sgominato da un esercito numeroso, cui dovevano rendere necessariamente più ardito i vantaggi riportati, m’accorsi che bisognava prendere il partito d’un più vasto disegno. E poichè le divisioni nemiche calando dal Tirolo per Brescia e l’Adige, mi chiudevano nel mezzo, pensai che l’esercito repubblicano, il quale non avrebbe loro potuto tener fronte, avrebbe per altro potuto guerreggiarle ciascuna separatamente: e per conseguenza tornando in dietro rapidamente potevo attorniare la divisione che veniva da Brescia, farla prigione, e combatterla interamente; e poi tornando sul Mincio, attaccare Wurmser, e forzarlo a rientrare nel Tirolo. Ma per mandare ad effetto questo disegno, era necessario di togliere nello spazio di ventiquattro ore l’assedio da Mantova, la quale era sul punto di essere presa, non avendo da poter resistere nè pur sei ore. Oltre a ciò bisognava tosto ripassare il Mincio, senza che i nemici avessero tempo di circuirmi. La fortuna mi fu favorevole, come dimostrano il combattimento di Desenzano, le due zuffe a Salò, la battaglia di Lonado, e quella di Castiglione. La sera del 12 tutte le divisioni marciarono sopra Brescia: mentre la divisione austriaca, che aveva preso Brescia, era già arrivata a Lonado. Il dì 13 ordinai al general Soret di andare a Salò per liberare il generale Guieux, e al generale Dalemagne, d’attaccare e riprendere a qualunque patto Lonado. Il primo de’quali riuscì benissimo a render libero Guieux in Salò, dopo aver combattuto i nemici, preso loro due bandiere, due cannoni, e dugento prigioni. Il medesimo, e le genti da lui comandate, rimasero quarantotto ore senza pane, e furono sempre alle mani col nemico. Il generale Dallemagne non avendo avuto tempo di attaccare il nemico, fu in cambio attaccato egli medesimo; onde a un tratto s’appiccò una battaglia, che rimase lungamente dubbia. Ma io che sapevo esservi la trentaduesima mezza brigata , che già aveva dato prove del suo valore, non temevo; e in fatti, il nemico su rotto, lasciando sul campo cento morti, e seicento prigioni. Entrò in Brescia il dì 14, a mezzo giorno, Augerau, e furono trovati tutti i nostri magazzini, che i nemici non avevano avuto tempo di prendere, e i malati, ai quali altresì era mancato il tempo di sgomberare. Il dì 15 la divisione del generale Augerau tornò a Montechiaro, mentre Massena si pose a Lonado e a Ponte San Marco: e il generale Valette rimasto con mille e ottocento uomini a Castiglione aveva ordine di difendere quel sito importante, e così allontanare sempre più da me la divisione del generale te. desco. Ma il generale Valette, la sera del 15, abbandonata la sopraddetta terra, si trasferì a Montechiaro, spaventando tutti coll’annunzio, che il resto delle sue genti eran fatti prigioni; se non che quei bravi soldati, benchè lasciati dal loro generale, pure affidati al loro coraggio, riescirono di ritirarsi a Ponte San Marco. Incontamente, e alla presenza dei soldati, io sospesi dai suoi uffici quel generale, che già fin dall’assalto della Corona aveva mostrato sì poco coraggio. E poichè il general Soret aveva abbandonato Salò, ordinai che ripigliasse quel luogo importantissimo il valoroso Guieux. Sorgeva appena il giorno 16, ed eravamo a fronte. Doveva dar l’assalto a Salò il generale Guieux, il quale avevamo al lato sinistro; nel tempo che il general Massena, che si trovava nel mezzo, doveva assaltare Lonado; e il generale Augerau, che occupava il lato destro, doveva dalla parte di Castiglione affrontare i nemici; i quali per altro in cambio di essere attaccati, attaccarono eglino l’avanguardia di Massena, che era a Lonado; e già l’avevano circondata, e fatto prigione Pigeon, e toltoci tre pezzi di artiglieria a cavallo, quando senza frapporre indugio comandai che le due mezze brigate, diciottesima e trentaduesima, si unissero in stretta ordinanza di battaglione: e mentre a passo accelerato cerchiamo di travagliare il neo mico, quello s’allarga maggiormente con animo di chiuderci in mezzo. Sì fatto movimento o m’ assicurò della vittoria. Servì che Massena spedisse alcuni feritori o su ciascuna ala dell’ esercito nemico, per trattenerlo di avanzarsi: intanto che la prima colonna o giunta a Lonado lo pose in rotta, e il quindicesimo reggimento dei dragoni, andando addosso agli Ulani 4, riprese le nostre artiglierie; sicchè da quel momento furono i nemici sbaragliati : e mentre facevan segno di ritirarsi sul Mincio, tosto comandai a Junot, mio aiutante di campo e capo di brigata, di seguitarlo con la mia compagnia delle Guide o, giungere prima di lui a Desenzano, e forzarlo a ricondursi a Salò. Ma a Desenzano scontrò il colonnello Bender con una porzione del suo reggimento di Ulani, ai quali die l’assalto; ma egli che non voleva trastullarsi alla coda della battaglia, girando a diritta, si pose a fronte del reggimento, ferì il colonnello, e mentre era per farlo prigione, fu egli da ogni parte assalito dai nemici; e dopo averne ammazzati sei, fu rovesciato, e precipitato in un fosso con sei ferite di sciabola, delle quali mi si fa sperare che niuna debba arrecargli la morte. Intanto i nemici si ritiravano a Salò : la qual terra essendo in mano nostra, potemmo far prigione tutta quella divisione che era sparsa per le montagne; nel tempo stesso che Augerau marciava sopra Castiglione, e s’impadroniva di quel paese, scaramucciando ostinatamente tutto il giorno con un nemico, che aveva forze il doppio superiori alle sue. Non è stato alcuno fra gli uomini dell’artiglieria, della fanteria, e della cavalleria, che non si sia portato valorosamente: onde i nemici, in sì memorabile giorno, furono interamente e d’ogni parte combattuti; perdendo venti cannoni, ritrovandosi feriti o morti circa tremila uomini, e prigioni quattromila, fra quali furono tre generali. Dalla parte nostra è mancato il generale Beyrand: la cui perdita ha accorato tutto l’esercito, e sopra ogni altro me, che facevo grandissimo conto delle virtù di questo buono e bravo guerriero. Similmente son morti Pourailler, capo della quarta mezza brigata, Baurgon, capo della brigata del primo reggimento degli Ussari, e Marmet, capo della brigata del reggimento ventiduesimo de’cacciatori; nel tempo che si è coperta di gloria la quarta mezza brigata, capitanata da Verdier, aiutante generale, che ordinò di menar le mani: ed ha mostrato pari coraggio e sapere il generale Dommartin, che comandava l’artiglieria. Nel giorno 17 il generale Despinois aveva avuto l’ordine di penetrare nel Tirolo, prendendo il cammino di Chieso, e guerreggiando prima cinque o sei mila nemici che erano a Gavardo. Dove si portò molto bene Herbin, aiutante generale, il quale ruppe i nemici, e fece un gran numero di prigioni; quantunque non essendo stato fiancheggiato dal rimanente della divisione, fu d’ogni parte assalito, nè potè ritirarsi che aprendosi la strada in mezzo a nemici. Quindi spedii a Salò il general Saint-Ilaire perchè si mettesse d’accordo con Guieux, e attaccasse a Gavardo la colonna nemica, affine di renderci libera la via del Tirolo. Dopo un vivissimo tirare d’archibusi, i nemici furono disfatti; e in poter nostro rimasero mille e ottocento prigioni. E in tutto quel giorno 17 Wurmser fu occupato a raccozzare i laceri membri del suo esercito, far venire il corpo di riscossa , trarre da Mantova tutto quello che poteva, e disporsi in ordinanza di battaglia sul piano fra la terra di Scanello, e quella di Chiesa; le quali guardavano l’una la destra, e l’altra la sinistra ala delle sue schiere. Incerta tuttora pendeva la sorte d’Italia, dacchè egli avendo potuto mettere insieme un venticinquemila uomini, e gran numero di genti a cavallo, conobbe di poterla ancora contrabilanciare. Quanto a me, non me ne stetti; e ordinato che le diverse colonne si riunissero, mi trasferii io stesso a Lonado, per vedere da me quante genti potevo trarne; e ben fu grande la mia maraviglia quando nell’entrare in quella terra mi si fece innanzi un ambasciatore, chiedendo, che il comandante della fortezza di Lonado si arrendesse, perchè da tutte le bande (affermava egli) era circondato; e infatti le varie sentinelle della cavalleria m’annunziavano che alcune colonne erano dappresso alle nostre granguardie, e che già il cammino da Brescia a Lonado era interrotto al Ponte San Marco: il che conobbi bene, non potere essere altro che gli avanzi della divisione smembrata, che dopo aver vagato, ed essersi raccozzati insieme, cercavano di aprirsi una strada. Il caso era abbastanza malagevole: non avendo a difesa di Lonado che una dozzina circa di centinaja d’uomini; onde fatto venire l’ambasciadore, e toltagli la benda dagli occhi, gli dissi che se il suo generale presumeva di prendere il generale dell’ esercito d’Italia, si facesse avanti: sapesse che io era a Lonado, dove a tutto il mondo era noto esservi le genti della repubblica; e dell’insulto fatto alla mia persona m’avrebbero reso conto tutti gli ufficiali generali, e gli ufficiali superiori della divisione. Da ultimo protestai, che se nello spazio di otto minuti tutta la divisione non posava le armi, non risparmierei alcuno. Sbigottito di colà vedermi rimase l’ambasciatore, e a un tratto furono posate le armi. Quella divisione, cui facevano forte quattromila uomini, due cannoni, e cinquanta cavalli, veniva da Gavardo, cercando una via di salvarsi, e non avendo potuto aprirsela la mattina a Salò, procacciava di trovarla a Lonado. All’alba del 18 eccoci a fronte; ma erano passate sei ore della mattina, e nessuno si moveva. Feci allora indietreggiare tutto l’ esercito per tirare i nemici verso di noi, intanto che il generale Serrurier, che da un momento all’ altro doveva giungere da Marcario, avrebbe messa in mezzo tutta l’ala sinistra di Wurmser. La qual mossa produsse in parte l’effetto desiderato: Wurmser intanto prolungava la sua ala destra per osservarci alle spalle; onde appena ci accorgemmo che la divisione del generale Serrurier, comandata dal generale Fiorella, attaccava dal lato manco i nemici, che comandai a Verdier, ajutante generale, di assalire un fortino che i nemici avevano fatto nel mezzo del piano per sostenere il corno sinistro dell’ esercito. Similmente diedi ordine a Marmont mio aiutante di campo, e capo di battaglione, di dar fuoco a venti pezzi di artiglieria leggera, e con ciò solo forzare il nemico a lasciarci quel sito importante; e infatti dopo un gagliardo tirar di cannoni, l’ala sinistra del nemico si disfece compiutamente. Frattanto Augerau attaccò il centro dell’ esercito nemico, appoggiandosi alla torre di Solferino; la destra ala fu attaccata da Massena, e in soccorso della quarta mezza brigata marciò Leclerc, aiutante generale, capitanando la quinta mezza brigata. E per sostenere l’ artiglieria leggiera, e i fanti che combattevano nel lato diritto, vi andò con tutta la cavalleria il generale Beaumont. Onde per noi la vittoria fu compiuta: nè potevamo desiderare maggiori vantaggi dai nemici; avendo loro preso dieciotto cannoni e centoventi cassoni di munizioni da guerra: oltre ai morti e prigioni, che non furono meno di duemila. Insomma furono volti in piena rotta, e per il corso di tre leghe seguitati dalle nostre genti, le quali stracche dalla fatica, non poterono andar più oltre. Quel bravo uomo del general Frontin vi su morto, guardando il nemico. Ecco dunque in cinque giorni terminata un’altra battaglia; nel qual tempo Wurmser ha perduto settanta cannoni da campagna, e tutti i suoi cassoni d’ infanteria ; gli sono stati fatti prigioni circa quindicimila uomini, e non meno di sei mila morti o feriti: senza dire delle genti venute dal Reno, che quasi tutte vi son perite. Pure ve n’è una gran parte sparsa, e noi cerchiamo di raccozzarla perseguitandola. Non v’ è stato ufficiale, soldato, e generale, che in questa malagevole congiuntura non abbia dato prova di valore; e devo chiedervi che vogliate concedere il grado di generale di brigata agli ajutanti Verdier e Vignolles; il primo dei quali è stato parte de’ più segnalati avvenimenti; e l’ altro, che è il più vecchio aiutante generale di tutto l’ esercito, ha fatto vedere, che in lui sono egualmente rari il coraggio, l’ingegno, e l’operosità. Similmente vi domando il grado di capo di battaglione per Ballet, aggiunto; quello di generale di divisione per Dallemagne, generale di brigata; e quello di capo di brigata d’artiglieria per il cittadino Songis, capo di battaglione.

 

 

 

 

 

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