La battaglia di Capo Ecnomo

Il più grande scontro navale del mondo antico ebbe luogo nel mare antistante il Monte Ecnomo.

La prima guerra punica infuriò nel Mediterraneo per venti lunghi anni. Con alterne sorti Roma e Cartagine si scontrarono per il dominio della Sicilia in battaglie terrestri e navali divenute leggendarie. Tra queste sicuramente c’è la battaglia di Capo Ecnomo, del 256 a.C. che Polibio definì “la più grande battaglia navale”.

Roma aveva già dato prova delle sue capacità navali nella battaglia di Milazzo, ma l’incredibile capacità dei cartaginesi di riorganizzarsi e tornare vittoriosi continuava a sorprendere. Si era ormai nell’ottavo anno del conflitto e nessuno dei contendenti intendeva cedere.

I romani, guidati dai consoli Marco Atilio Regolo e Lucio Manlio Vulsone Longo, navigarono verso sud con una flottiglia di trecentotrenta imbarcazioni. Attraversarono lo stretto, costeggiarono sino a Capo Pachino poi voltarono verso Licata. Avanzarono in formazione di battaglia con le navi schierate in tre squadroni, il primo ed il secondo contralalte dai consoli, il terzo copriva loro le spalle.

Contro di loro veleggiavano i cartaginesi dei comandanti Amilcare ed Annone con un numero di navi di poco superiore e pure più uomini. Avrebbe però vinto la tattica più che la forza: le navi romane infatti si disposero a triangolo con un lato verso terra, mentre le cartaginesi erano in linea, completamente dispiegate, ed il cuneo romano sfondò il fronte nemico separandolo in due parti che furono circondate e battute.

Subito dopo l’inizio del combattimento e seguendo gli ordini ricevuti, le navi del centro della formazione cartaginese dissimularono la fuga per attrarre quelle romane e scompaginare la formazione. Le prime navi romane si lanciarono all’inseguimento con le navi da trasporto e quelle di retroguardia che avanzarono più lentamente. I cartaginesi si gettarono contro quest’ultime ma le altre navi romane andarono in loro soccorso utilizzando il corvo per immobilizzare le nemiche ed arrivare alla lotta corpo a corpo. L’esito della battaglia si risolse quando le navi comandate da Amilcare, sopraffatte, si dettero realmente alla fuga e permisero alle imbarcazioni romane di riunirsi contro Annone. I cartaginesi si trovarono stretti in una morsa e per non venire circondati dovettero abbandonare lo scontro e allontanarsi in mare aperto.

Secondo Polibio i romani ebbero distrutte ventiquattro navi e nessuna catturata, mentre i cartaginesi persero ben sessantaquattro navi.

Esaltato, il console Attilio Regolo sbarcò in Africa. Sconfisse l’esercito nemico ad Adys e costrinse Cartagine a chiedere la pace ma le sue condizioni furono ritenute eccessive e respinte così la guerra continuò. Per i romani l’esito fu però negativo e tutto fu rimandato alla battaglia delle Egadi.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia:

A. Frediani, Le grandi battaglie di Roma antica

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