La Basilica di San Vitale a Ravenna
Sterminati i goti al campo Coriandro, i bizantini avviarono una politica molto severa contro gli ariani. Giustiniano, che aveva vinto le guerre gotiche ed unificato l’Impero d’Occidente con quello d’Oriente, con Ravenna capitale d’Italia, avviò un programma di demolizione degli edifici teodoriciani che fornì materiali edili da rimpiego alla nuova città bizantina. L’esempio di tutto ciò è la Basilica di San Vitale.
“In Italia non c’è alcuna chiesa simile per costruzioni e per opere artistiche… Alto si leva con venerabile mole il tempio consacrato a Dio col nome di Vitale”, ebbe a scrivere Andrea Agnello, autore del Liber Pontificalis, e doveva essere proprio così. L’edificio, consacrato dall’arcivescovo Massimiano, fu voluto da Giustiniano ma finanziato dal banchiere Giuliano Argentario. Si innalzò su terreni di proprietà ecclesiastica e dal 530, anno dell’episcopato di Ecclesio, la sua costruzione si protrasse anche durante gli episcopati di Ursicino e Vittore.
Gli elementi di arredo architettonico furono importati prefabbricati dalle officine di Costantinopoli, come attestano marchi presenti su molti di essi, e costituiscono uno dei complessi più ricchi presenti nella città.
Sorprende l’altezza raggiunta dai grandi pilastri e dalle colonne dai preziosi capitelli, sulla pianta ottagonale. Ancor più sorprendono i mosaici del presbiterio, tra le più alte testimonianze dell’arte bizantina.
I capitelli “ad imposta”, decorati con motivi a giorno, sono gli unici impiegati in Ravenna. La decorazione musiva, che si concentra nel vano presbiteriale, esprime concetti politici e dogmatici miranti a riaffermare l’ortodossia dopo il periodo ariano.
L’arco trionfale introduce al presbiterio: racchiusi all’interno di medaglioni vi sono il Cristo, gli apostoli, i santi Gervasio e Protasio che la tradizione vuole figli di San Vitale e Santa Valeriana. Nelle pareti laterali del presbiterio si svolge una maestosa processione. L’arcivescovo Massimiano, preceduto dall’incenso e dal prezioso evangelario, è vestito solennemente per la liturgia e regge la croce gemmata; è seguito dall’imperatore Giustiniano, vestito di porpora, raffigurato con le insegne regali mentre regge ta le mani una patena aurea con l’offerta del pane, sortato da dignitari e soldati. Nella parete opposta il corteo prosegue con l’imperatrice Teodoro, accompagnata dalle sue ancelle, che porta il calice del vino.
Autore articolo e foto: Angelo D’Ambra
Bibliografia: P. Novara e A. Luparini, Storia di Ravenna