Il russo che decifrò la scrittura maya

La scrittura maya fu decifrata da un soldato russo che mai mise neppure piede in Messico. Si chiamava Yuri Valentinovich Knorozov, era nato il 19 novembre 1922, vicino a Kharkov, ora Ucraina, in una famiglia di intellettuali russi. Il suo incontro con la scrittura maya avvenne nel corso dell’occupazione sovietica di Berlino, quando salvò dalle fiamme della biblioteca prussiana due libri sui maya, “Rapporto sugli affari dello Yucatán”, del sacerdote Diego de Landa, nella traduzione francese di Brasseur de Bourbourg, e “I codici dei Maya”, in una pubblicazione guatemalteca dei fratelli Villacorta.

Laureato in storia, specializzato in etnografia e appassionato di pratiche sciamaniche, Knorozov non partecipò direttamente alla presa di Berlino, così è in dubbio che sia stato proprio lui a salvare quei libri. Tuttavia quando li ebbe tra le mani iniziò a dedicare ad essi ogni sua attenzione e, come in una sfida intellettuale, iniziò a decifrare lentamente quei codici.

Fino ad allora nessuno era riuscito a capire la scrittura geroglifica maya. Erano trascorsi quasi cinquecento anni e quei segni erano rimasti muti, impossibili da decifrare. Korozov all’epoca non aveva neppure completato i suoi studi e i professori del Dipartimento di Etnografia ne ostacolavano ogni passo, ritenendo vani i suoi sforzi e trattandolo come un personaggio eccentrico. Lui invece, con caparbietà, si stabilì presso il museo universitario, in una stanza minuscola che riempì di libri e disegni maya.

La decrittazione avvenne sulla base di tre manoscritti, quelli di Parigi, Madrid e Dresda. Scoprì che in quei testi c’erano 355 caratteri indipendenti e così arrivò stabilire che ogni segno veniva letto come una sillaba. Un complesso lavoro che si concluse con la lettura e la traduzione dei tre manoscritti.

Knorozov pubblicò il suo primo articolo nel 1952, all’età di trent’anni, “Drévniaia Písmennost Tsentrálnoi Amériki” ovvero “L’antico linguaggio scritto dell’America Centrale”. Tre anni dopo pubblicò la traduzione dell’opera di Diego de Landa e si guadagnò il dottorato.

Il mondo scientifico restò basito. Nel contesto della Guerra Fredda, poi, Knorozov fu oggetto di ostracismo e di una vera e propria campagna d’odio capeggiata da Eric Thompson, etnologo, archeologo e esponente principale della scuola americana di studi maya. Era per lui insopportabile che un giovane russo che non aveva mai neppure visitato l’America avesse potuto decifrare il linguaggio maya. Molti seguirono Thompson giudicarono falsa, errata o inattendibile l’opera di Knorozov, pensarono fosse un inganno della propaganda comunista, erano loro invece attori o vittime della propaganda anticomunista.

Ancora oggi l’opera di Knorozov è da tutti è riconosciuta. Solo nel 1990, quel soldato russo mise piede in America, accolto con onori in Guatemala e Messico.

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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