Il combattimento di Maneru

Presentiamo il rapporto del generale Ollo sulla battaglia di Maneru, estratto dal giornale La Frusta, n. 239 del 18 ottobre 1873. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”.

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La colonna di Moriones che si trovava il 4 ad Araiona, dopo la sua ritirata dalla città di Allo, incominciò un movimento diretto a stabilirsi il 5 a Puente la Reyna, Ubanos e Mendigorria, mentre l’altra colonna di Primo di Rivera si stabiliva a Lodosa; la prima era forte di 95,00 uomini con 12 cannoni e 857 cavalli.

Fin dal 27 settembre il nemico tentava di forzare su diversi punti le nostre linee per arrivare ad Estella, al che non aveva giammai potuto riuscire grazie alla bravura ed alla energia de’nostri valorosi battaglioni navarresi. Conoscendo il desiderio delle mie truppe di misurarsi col nemico, la sera del 5 io disposi, che i battaglioni 2, 3 e 4, con due cannoni andassero a stabilirsi a Maneru e Cirauqni sotto gli ordini del brigadiere D. Emetrio Iturmendi: che il generale capo di stato maggiore D. Ramon Argonz sarebbe restato ad Estella co’ battaglioni 1 e 5, con quattro compagnie del 6, con 200 uomini dell’8, con due compagnie del genio e 2 pezzi d’artiglieria: e che il brigadiere capo di stato maggiore di Alava, D. Torquato Mendiri, si sarebbe collocato a Villatuerta col primo e terzo Alavese e che il secondo Alavese si mettesse al seguito de’ suoi a Lorca, ove io stesso mi stabilivo, siccome in punto centrale dal quale si potevano studiare le forze delle due colonne nemiche.

Erano le ore 7 e mezzo, ieri 6, quando ebbi avviso che la colonna di Moriones si portava su santa Barbara di Maneru. Spedii subito un aiutante perché il brigadiere Mendiri co’ due battaglioni, de’ quali egli disponeva, secondasse il mio movimento su Maneru, ed al generale Argonz feci sapere che, lasciando ad Estella le due compagnie del genio per continuare i lavori di difesa ed il 9° ed 8° battaglione seguisse anch’egli le mie mosse col rimanente delle sue truppe.

All’ora indicata mi posi in cammino col 2° di Alava; ed arrivando a Cirauqui, dove aveva passata la notte il 5° navarrese, trovai che questo battaglione ne era già uscito per proteggere il 2° e il 4° di Navarra che aveva già impegnato il fuoco sulle alture de’ monti di Santa Barbara.

Il mio concorso sembrandomi tardivo, proseguendo il cammino volli operare un altro movimento sulla strada di Cirauqui per collocarmi sulle alture che dominano santa Barbara ed alla retroguardia de’ nostri battaglioni di già impegnati nella lotta per rinforzarli.

Alle 9 del mattino questi aveano già sostenuto un combattimento accanito e coll’appoggio del 3° arrivato sul campo dell’azione aveano eseguita, per la ineguaglianza delle forze, una ritirata in buon ordine sul punto che io occupava col 3 battaglione di Alava. La lotta era stat sostenuta fino a quell’ora con varia fortuna, e tale in certi momenti fu la bravura e lo slancio de’ nostri soldati, che senza tener conto del fuoco ben nudrito delle grandi masse nemiche, essi eseguirono diverse cariche alla baionetta, le quali però non avendo potuto ottenere, sempre per la disparità delle forze, il risultato desiderato, obbligarono i nostri alla ritirata, durante la quale il nemico s’impadronì di 15 feriti, che furono più tardi vilmente assassinati dai republicani insieme con due altri soldati nostri catturati dalle forze nemiche che presero quel punto di fianco.

Alle 11 del mattino dopo che questi battaglioni si erano ripiegati sulla posizione da me occupata, ebbi avviso dell’arrivo a Cirauqui degli altri due battaglioni Alavesi e de’ due altri Navarresi. Ordinai allora a queste forze di rimontare le alture di Cirauqui nella mia direzione; e quando comparvero le feci correre a collocarsi di fronte alla collina, dalla quale il nemico seguitava il loro movimento in avanti.

Collocati, come si conveniva, i battaglioni in linea di colonna con i due pezzi di artiglieria alla mai destra, feci incominciare il fuoco di questi due cannoni contro l’avanguardia della prima colonna nemica, che si avanzava con un fuoco ben nudrito, al quale il 2° di Alava rispondeva con molta energia. Viste allora le disposizioni delle mie forze, il nemico si arrestò in posizioni vantaggiosissime, dalle quali disparve dopo le due prime scariche di artiglieria dirette con giustezza dagli ufficiali della 2 sezione della batteria.

Le cose essendo in questo stato, fu sospeso il fuoco per un’ora e mezza da ambe le parti. Alle 4 il battaglione della Regina, che era sulla mia sinistra, s’avanzò per occupare una posizione in faccia al nemico, che, grazie alla superiorità vantaggiosa del terreno, poté arrestare questa marcia.

Verso le 5 ore o poco dopo, le forze nemiche suonavano in ritirata, il 1° e il 2° battaglione, l’uno coprendo l’altro, presero, malgrado un fuoco nudrito, la posizione che poi il nemico abbandonava inseguendolo fino all’eremitaggio di santa Barbara, e obbligandolo finalmente ad una fuga precipitosa per rifugiarsi nella città di Puente-la-Reyna. allorchè il nemico abbandonò la sua posizione più avanzata, il colonnello comandante lo squadrone del Re n. 1 arrivò con al cavalleria: ed io lo feci avanzare con la prima sezione sul fianco destro del nemico, che egli tenne in rispetto.

Questa brillante azione fece cadere nelle nostre mani un numero considerevole di fucili e di munizioni.

Nella ricognizione del campo di battaglia, noi abbiamo trovato 87 cadaveri nemici, fra i quali quello d’un colonnello, d’un tenente, di due comandanti e di molti capitani ed officiali subalterni. Fra i feriti raccolti, uno di essi appartenente al reggimento della Costituzione, mi ha assicurato che il suo corpo solo ha perduto nella ritirata più di 200 uomini.

È mestieri aggiungere a queste perdite quelle del mattino, che dovettero essere numerosissime a causa delle differenti cariche alla baionetta che ebbero luogo, è della moschetteria che i nostri diriggevano incessantemente come pioggia sulle masse nemiche; ma queste perdite non possono essere valutate con esattezza, occupando ancora il nemico Puente-la-Reyna, dove fece condurre molti cariaggi carichi di morti e feriti. Diversi abitanti venuti da quella città assicurano unanimamente, che per alloggiare i feriti si sono occupate la prigione, i vecchi ospedali e l’edifizio del Crocefisso, inoltre un grande numero di capi e di ufficiali erano stati portati nelle case popolari.

Dalla parte nostra noi abbiamo delle perdite sensibili a deplorare; quelle del luogotenente colonnello D. Martin Echarto, morto gloriosamente difendendo una posizione, di quattro ufficiali subalterni e di 14 soldati, più i 18 feriti, crudelmente assassinati all’eremitaggio di S. Barbara. I nostri feriti, secondo il rapporto che mi è stato fatto, sono 4 capitani, 11 ufficiali subalterni e 79 soldati,

Nel por termine alla mia relazione io non potrei fare a meno di segnalare a V. E. la brillante condotta e l’intrepidezza mostrata nell’intiera giornata da tutte le truppe sotto i miei ordini, che hanno gareggiato in bravura e in entusiasmo per ottenere una vittoria sì splendida e gloriosa, malgrado l’ineguaglianza di numero.

Dio vi guardi lunghi anni.

Quartiere generale di Cirauqui, 7 ottobre 1873

Il generale comandante in capo

Nicola Ollo

 

 

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