I finanziamenti alla campagna garibaldina del 1860

Una delle ricorrenti montature propagandistiche contro Garibaldi e la campagna del 1860 riguarda i finanziamenti alla medesima.

Le “voci” fatte circolare ad arte, tutte senza prove, vogliono che: 1) la spedizione si sia avvalsa di enormi finanziamenti provenienti dall’estero, precisamente dall’Inghilterra; 2) Garibaldi si sia arricchito lucrando sulle somme corrispostegli; 3) le finanze di Sicilia e di Napoli siano state rovinate da un saccheggio od esproprio compiuto da Garibaldi; 4) la documentazione sia stata distrutta per celare l’origine dei finanziamenti ed il loro impiego. Tutto ciò è completamente, incontrovertibilmente falso.

Bisogna premettere che la spedizione dei Mille era stata improvvisata ed era male armata, male equipaggiata, mal finanziata. I fucili erano vecchissimi moschetti ad avancarica, a canna liscia, logorati dall’umidità, che quasi non sparavano ed a cui era persino difficile inastare le baionette: dismessi dai depositi militari perché inefficienti. Fucili più moderni, in gran numero, era stati raccolti da una colletta della “Società Nazionale”, ma erano stati sequestrati per ordine di Massimo d’Azeglio (!). L’unico cannone disponibile al momento dello sbarco in Sicilia era in bronzo, risaliva alle guerra napoleoniche e faceva solo rumore. Preso in Toscana da un deposito militare, dove faceva solo esibizione. La spedizione parti senza polvere da sparo e senza palle, che furono ottenute a gran fatica da una caserma in Toscana. La polvere da sparo era così poca, che, a Palermo, Garibaldi rischiò di restarne senza. Si rivolse a navi inglesi ed americane presenti al largo di Palermo, ma gli fu rifiutata. Le mappe della Sicilia erano state acquistate da alcuni volontari, il giorno prima della partenza, in negozi di Genova. I fondi disponibili alla partenza ammontavano in tutto a 70.000 lire, ottenute tramite una colletta svoltasi a Genova la notte prima che si salpasse. Già soltanto questo basterebbe a provare l’assurdità piena e palese dei fantomatici giganteschi finanziamenti a Garibaldi.

Comunque, la documentazione su tutti i finanziamenti di Garibaldi è stata debitamente trascritta, registrata, conservata ed è consultabile presso gli archivi di stato. Le scarse somme disponibili quando fu preparata la spedizione provenivano da offerte private giunte al “Fondo per il milione di fucili”, istituito a Milano nell’autunno del 1859, con rendiconto di Enrico Besana.
Successivamente a Genova fu creata la “Cassa centrale per il soccorso a Garibaldi”, amministrata da Agostino Bertani. La dettagliata relazione fu chiusa il 24 dicembre 1860 ed inviata a Garibaldi il giorno seguente.

Le entrate totali furono di lire 6.201.060,13 e per la maggioranza provennero da cambiali emesse dal governo provvisorio dittatoriale durante la campagna: 5 milioni (l’80 % circa del totale) furono così pagati, coperti dalle ditte genovesi “Parodi” e “C. e Fratelli Rocca”, che a loro volta (con ogni probabilità) furono rimborsate dal Regno di Sardegna. Di fatto, quasi tutto il finanziamento delle spese di guerra provenne da finanziatori genovesi, che erano prestatori presso il governo sardo.

Il denaro tratto in loco, dalla Sicilia o dal Napoletano, fu minimo: giunsero 100.000 lire dalla tesoreria di Sicilia e 41.134,57 ducati dalla segreteria generale della dittatura di Napoli. Furono cifre minime rispetto al totale. Inoltre si noti che le spese suddette non servivano soltanto alla guerra, ma anche al funzionamento della normale macchina statale che la dittatura di Garibaldi aveva rilevata dal precedente governo borbonico e che andava fatta funzionare. Ad esempio, 184.323,44 lire furono spese per ciò che è detto “esercizio politico”, quindi normali costi di pubblica amministrazione. In ogni caso, le somme provenienti dalle finanze siciliane o napoletane furono una parte minimale del totale: il 4 % circa, rispetto all’80 % versato da Genova ovvero dal regno sardo.

La campagna si avvalse anche di contributi privati, pari a 851.735,28 lire. Essi giunsero quasi tutti dall’Italia, con una piccola parte proveniente dall’estero: comunità italiane all’estero, Russia, Francia, Usa, Regno Unito. I famosi finanziamenti giunti dall’Inghilterra ammontarono in tutto a 49083 lire dall’Inghilterra, quindi circa lo 0,8 % del totale. Il totale dei finanziamenti giunti dall’estero, ma che di fatto comprendevano anche raccolte di emigrati italiani, fu circa del 2 % del totale. Per dare un’idea dell’esiguità del denaro di provenienza estera basti ricordare che, tra i finanziamenti italiani, quello raccolto con la vendita di coccarde tricolori raccolse 16.000 lire! Arrivarono meno soldi dall’Inghilterra di quanti ne siano pervenuti dalla sola Brescia (62.071) o dalla piccola Como (58.710) o Bologna (62.317).

Il rimanente dei fondi adoperati nella campagna del 1860, poche decine di migliaia di lire, provennero da rimborsi d’interessi sui prestiti (le cambiali), vendite di armi od equipaggiamento ormai inutili etc.; ma furono spicci rispetto al totale.

La quasi totalità della somma raccolta, 6125345,38, fu impiegata in spese vive, anzitutto quelle per l’acquisto di armi ed equipaggiamento, oppure per forniture di viveri e vestiti etc. Rimasero al momento della conclusione della campagna 75.714,75 lire, che Garibaldi destinò come sussidio alle famiglie dei volontari caduti ed ai mutilati.

I dati sulla gestione finanziaria della campagna sono dettagliati, molto più di quanto non dica la sintesi qui riportata, e sono conservati, liberalmente consultabili, negli archivi di stato.
Ciò che si è diffuso ad arte sui finanziamenti di Garibaldi, le mastodontiche somme giunte dall’Inghilterra, la spoliazione delle casse dei Banchi di Palermo e Sicilia, l’arricchimento personale di Garibaldi, la distruzione dei documenti, è interamente falso.

 

 

 

Autore articolo: Marco Vigna

 

Marco Vigna è laureato in storia summa cum laude, dottore di ricerca in storia (Philosophiae doctor) ed autore di pubblicazioni nel campo di storia medievale.

[I dati sui finanziamenti della campagna garibaldina del 1860 sono riportati in G. VIRGA, La rivoluzione nel regno delle Due Sicilie. L’insurrezione siciliana e la campagna di Garibaldi nell’Italia meridionale, pp. 602-609]

PS Si ringrazia Franca Langiu per avere, con generosità rara e grande cortesia, fornito il volume di Virga, ricchissimo di documentazione sulla campagna del 1860.

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4 pensieri riguardo “I finanziamenti alla campagna garibaldina del 1860

  • 29 Aprile 2021 in 17:44
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    Complimenti, informazioni dettagliate e puntuali.

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  • 21 Giugno 2024 in 18:51
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    Peccato che omettete di scrivere i nomi della raccolta fondi inglese organizzata dalla massoneria di cui il Garibaldi era gran maestro. Furono emessi due certificati che permisero una raccolta ingente di soldi. Per non parlare delle ricevute di pagamento per acquisto armi con emissione di cambiali sottoscritte da Cavour di cui sono stati trovati i documenti nell’archivio di Napoli che attestano non solo l’ottima qualità delle armi dei Garibaldini ma la dotazione della colt a tamburo che permetteva di sparare sei colpi. Ma io mi chiedo perchè scrivere storielle che offendono l’intelligenza senza cercare invece di dire solo la verità. L sbarco fu in qualche modo protetto dagli inglesi navi Argus e Intrepid e sul posto erano presenti molti picciotti e anche liberali che si unirono a Garibaldi . Il prelievo dei soldi dal banco di sicilia è certificato da tantissimi movimenti purtroppo molte carte si sono perse con l’affondamento della nave su cui viaggiava ippolito nievo (e anche questo è stra provato) . Il saccheggio delle banche fu sistematico e servì per finanziare la stessa spedizione. Anche Rubattino armatore delle due barche “prese” da Garibaldi fu pagato con quei soldi (e anche di questo ci sono i documenti originali che come al solito vi sfuggono) come i documenti degli sbarchi di tante persone provenienti da varie parti che susseguirono la spedizione. A tal proposito vi consiglio di leggere 1860 la verità che è un libro di fonti senza commenti. Come anche le grandi qualità di Generale di Garibaldi che lasciano il tempo che trovano. Garibaldi quando si è confrontato in una guerra tradizionale in campo aperto le ha sempre prese ed ha avuto sempre ruoli di secondo piano e pochissimi uomini, vedi terza guerra di indipendenza vedi guerra franco prussiana. Non capisco sinceramente questa esposizione di titoli accademici quando da quello che scrivete non risulta un lavoro storico degno di questo nome. Rifiutarsi di raccontare sciocchezze e storielle da libro cuore e concentrarsi a capire la verità di quello che è successo è un dovere di tutti. Come anche il fatto che la spedizione fu voluta dall’inghilterra per tutta una serie di motivi e che Cavur aveva in testa più uno stato federale che un regno unito . Cavour non era mai stato al sud parlava solo francese e aveva come interessi la lombardia e il veneto. Cavour che con la farina preparò anni prima la spedizione dei mille mandando in loco diversi agenti. E questo si legge sul diario dell’ammiraglio Persano. Se volete copia dei titoli inglesi per la raccolta soldi di Garibaldi ve li posso fornire ma vi consiglio di consultare gli archivi inglesi dove troverete tutto.

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    • 20 Gennaio 2025 in 11:10
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      Sicuramente uno che non sa scrivere correttamente Cavour ne sa molto di più di storici di professione.
      Sarei curioso di conoscere questi fantomatici documenti inglesi…

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