Gli italiani e la costruzione del canale di Panama
Molti italiani legarono le proprie vite al Canale di Panama. Fu infatti il lucchese Felice Napoleone Garella a studiare il progetto nel 1844 per conto dei francesi, seguito nell’incarico da Agostino Codazzi di Lugo di Romagna che vi lavorò fino al 1850, anno in cui iniziò la prima costruzione. Incaricati di esplorare la zona furono poi due italiani Oliviero Bixio, nipote di Nino, e Guido Musso. Nessuno dei due purtroppo rivide mai l’Italia.
Panama, all’epoca, non era che uno stato annesso alla Colombia. La Compagnie Universelle du Canal Interocéanique, oltre a realizzare il canale, gettò pure le basi per l’indipendenza del Paese.
Oliviero Bixio aveva trentacinque anni e già, seguendo le orme dello zio, aveva preso parte alle lotte per l’indipendenza lasciando l’esercito col grado di capitano ed il titolo di ufficiale d’ordinanza di Vittorio Emanuele. Si era così arruolato nell’esercito federale americano combattendo la Guerra Civile e distinguendosi nella cavalleria del generale Mac Clellan. Fattosi volontario francese per ostacolare l’invasione tedesca del 1870, fu ferito e fatto prigioniero dopo la presa di Metz. Riuscì però ad evadere da Stettino e tornò a combattere contro i prussiani come aiutante di campo del generale Billot, che lo fece nominare cavaliere della Legione d’onore. A Panama incontrò il giovane ingegnere genovese Guido Musso e strinse con lui una sincera amicizia. Poco dopo proprio Musso dovette preoccuparsi di seppellirlo nel cimitero di Pinogana, radura isolata in una foresta sulle sponde della Tuyra, quando la polmonite lo portò via.
Guido Musso morì il 19 maggio del 1877, a ventisei anni. La sua salma fu calata nelle acque dell’oceano, ad un giorno di navigazione dalla costa spagnola, e persa. Era di ritorno da un viaggio nel Darien, ove s’era recato, con una compagnia francese d’esplorazione, allo scopo di studiare il miglior tracciato adottabile per il taglio dell’istmo di Panama. Guido Musso era nato nel 29 aprile del 1851 da Giovanbattista, console generale del Messico, e da Luisa dei conti Sanvitale. Aveva studiato a Ginevra poi al Politecnico di Milano. Completati gli studi aveva subito accettato l’impegno a Panama col sogno d’aprire una comunicazione fra l’Atlantico ed il Pacifico, dividendo così il continente americano e schiudendo una nuova e grandiosa via all’attività umana. Il 7 novembre del 1876 era partito sopra il Lafayette da St. Nazaire, con studiosi, scienziati, geografi, tecnici. Così aveva conosciuto Bixio e con lui, nel mese di dicembre, era giunto a destinazione. I lavori del Darien misero in evidenza tutto il valore e la tempra del giovane ingegnere. Perso l’amico, s’apprestò a ritornare in Italia ma la polmonite colpì anche lui.
La realizzazione del canale fu una grande impresa che coinvolse anche molti lavoratori italiani. Dovettero affrontare giungle, montagne, paludi e malattie. Alla fine la compagnia dovette arrendersi. Nel maggio del 1889 i lavori furono fermati. Troppe erano state le perdite finanziarie, troppe pure quelle di vite umane. Nel 1903, i panamensi, ovviamente con aiuti stranieri, riuscirono a separarsi da Bogotá, ricevendo subito il riconoscimento degli USA e il soccorso del loro esercito. Furono poi proprio gli statunitensi a riprendere la costruzione dell’istmo. Si affidarono alla scoperta del medico cubano Carlos J. Finlay per combattere le zanzare e ad una manodopera in prevalenza giamaicana. Dopo dieci anni di intenso lavoro, nel 1914 fu terminata la costruzione. Il canale finalmente c’era, Atlantico e Pacifico erano collegati. Panama invece era divisa in due e praticamente controllata dagli statunitensi. Solo nel 1999, il canale passò all’amministrazione e al controllo dello stato ispanoamericano.
Autore articolo: Angelo D’Ambra