Giovanni Caboto e la scoperta del Canada

Giovanni Caboto fu il primo navigatore ad affrontare ripetutamente l’ignoto rappresentato dalle nebbie dell’Oceano. Ai suoi tempi non si sapeva ancora quali insidie nascondessero, né cosa serbassero di straordinario. Eppure Caboto ebbe il coraggio di sfidare gli icebergs, le imponenti montagne di ghiaccio dell’Atlantico, navigando nelle acque gelide dell’America subartica praticamente con gli stessi mezzi navali che aveva Colombo che invece veleggiava in zone dal clima ben più temperato.

Le imbarcazioni di Caboto si mossero in mezzo ai ghiacci ed alle nebbie che ancora oggi rappresentano un serio problema ed un pericolo vero per la navigazione che si svolge tra la Gran Bretagna ed i porti nordorientali di Canada e Stati Uniti. A buon titolo possiamo definirlo come il conquistatore del Nord-Atlantico. Fu lui ad aprire le rotte dall’Inghilterra al Nord America, gettando le basi della potenza navale inglese e aprendo alla vasta immigrazione europea.

Malgrado si sappia molto delle sue imprese, ben poco si conosce della sua vite. Tra i molti dati incerti che circondano la sua figure, vi è quello dei natali. A quanto pare la cittadinanza di Giovanni Caboto è contesa tra Genova e Gaeta.

Pare a Gaeta, all’epoca fiorente porto del Regno di Napoli, che Giovanni Caboto sia effettivamente nato perché qui i Caboto risultano presenti sin dal principio del XIII secolo, e proprio un Giovanni Caboto figura in un documento del 27 novembre del 1443. La città gli ha dedicato il lungomare e l’Istituto Tecnico Nautico ed ha commemorato la sua scoperta intitolandogli un monumento in occasione dei cinquecento anni della scoperta del Canada, nel 1997.

Quel che è certo è che Giovanni Caboto, col suo passato ignoto, si trasferì nella Repubblica di Venezia, acquisendone la cittadinanza per avervi risieduto quindici anni, forse scappando dagli Aragonesi che avevano sconfitto nelle acque di Gaeta la flotta angioina.

In un’epoca in cui Spagna e Portogallo dominavano le rotte verso il Nord America, Caboto propose al re d’Inghilterra, Enrico VII, di cercare un’altra via. Il 5 marzo 1496, il sovrano inglese rilasciò a lui ed ai suoi tre figli, Luigi, Sebastiano e Sante, le agognate patenti permettendogli “di navigare in ogni luogo, paese o mare dell’Oriente, Occidente e Settentrone, sotto la bandiera inglese, con cinque navi d’ogni portata o qualità e qualsiasi numero di uomini che essi desiderassero; ma tutto ciò a loro proprie spese, per ricercare e scoprire nuove terre di infedelie e di pagani, comunque e dovunque situate, le quali prima di quel tempo fosser ostate sconosciute a tutti i cristiani. Essi avranno facoltà di alzare la reale bandiera in qualsiasi luogo o terra scoprissero; prenderne posseso ed esercitarvi giurisdizione in nome del re d’Inghilterra. Le navi dirette a quei luoghi, o dai medesimi provenienti, debbono tutte partire dal porto di Bristol ed ivi approdare; e le patenti sono rilasciate con l’esclusivo diritto di visitare le nuove terre scoperte e di commerciare con esse. Un quinto del provento netto della spedizione è riservato alla Corona. Essi ed i loro eredi avranno, come ricompensa perpetua, siccome sudditi e vassalli del re d’Inghilterra, le terre da loro scoperte, con l’assoluta proibizione per ogni inglese di visitarle senza permesso di Giovanni, o de’ suoi figli, o loro delegati, o rappresentanti, sotto pena di confisca non solo delle navi, ma anche di ogni proprietà”. Di cinque navi però ne fu presa solo una e fu così che il 2 maggio del 1497, Giovanni Caboto, al comando della nave Matthew con diciotto uomini a bordo, tra cui suo figlio Sebastiano, iniziò il suo viaggio. Dopo sessantadue giorni, il 24 giugno, giunse presso il fiume canadese San Lorenzo: l’impresa era compiuta. Giovanni Caboto sbarcò sull’isola che oggi porta il nome di Isola di Capo Bretone ed issò la bandiera inglese, poi il gonfalone di San Marco.

Enrico VII, soddisfatto dell’esito del viaggio, autorizzò Giovanni Caboto ad effettuare una seconda traversata, stavolta con sei navi. Le imbarcazioni salparono nel magio del 1498 e stavolta raggiunsero il Labrador e, per la prima volta, si addentrarono nel mare dei ghiacci galleggianti permanenti. Caboto risalì la costa del Labrador, insidiosissima perché ghiacciata, e si diresse verso la Groenlandia e lo Stretto di Davis, finché la banchisa polare, apparsa compatta ed invalicabile davanti a lui, lo costrinse a retrocedere. L’obbiettivo era quello di raggiungere il Giappone, aveva scoperto il Canada!

Si rifugiò dapprima nell’estuario dell’Hudson, dove ora sorge New York, poi nella baia di Raeigh, più a Sud, fece incetta di viveri e poi riprese la sua via del ritorno. Fu in questo viaggio che Giovanni Caboto morì, forse in un naufragio.

Temendo la concorrenza spagnola, Enrico VII volle che i risultati dell’impresa rimanessero segreti. Fu con Sebastiano Caboto che le rischiose rotte dell’America Settentrionale furono riattraversate per proiettarle in un futuro di scambi commerciali tra l’Europa ed i porti russi del Mare di Barents.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonti:

R. Almagià, Gli Italiani primi scopritori dell’America, Roma 1937, pp. 289-352

L. Cardi, Gaeta patria di Giovanni Caboto, Roma 1956

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