Giorgio La Pira, il sindaco santo

Giorgio La Pira fu un politico d’intelligenza acuta, un uomo scomodo e dedito agli ultimi. Cattolico fervente ed esponente della Democrazia Cristiana, è stato dichiarato venerabile da Papa Francesco.

Nel 1953 i dirigenti della Pignone licenziarono in tronco 2000 operai. I sindacati si misero la lavoro, ma la nuova gestione era ferma nei suoi propositi. La Pira, allora sindaco di Firenze, corse a Roma, dal Presidente della Repubblica, poi da quello del Consiglio e pure dal Papa. Il 18 novembre gli operai occuparono la fabbrica, un gesto clamoroso per quei tempi, ed il sindaco si schierò dalla loro parte. Alla domenica, La Pira portava un prete in fabbrica e ascoltava la messa con gli operai. Dopo tre mesi, La Pira aveva vinto: Enrico Mattei, presidente del neonato ENI, su sua istanza, acquistò l’azienda. Si formò la Nuova Pignone e tutti gli operai ebbero il loro posto di lavoro. La stessa cosa accadde l’anno dopo per la Richard Ginori e per le Officine Galileo. Si mosse anche per la Fonderia delle Cure, occupata dai dipendenti minacciati di licenziamento. La Pira la requisì e la trasformò in cooperativa. Requisì pure mille alloggi vuoti per darli alle famiglie dei senza tetto.

Accusato di statalismo e di “comunismo bianco”, rispose a Don Sturzo: “10000 disoccupati, 3000 sfrattati, 17000 libretti di povertà. Poi le considerazioni: ..cosa deve fare il sindaco? Può lavarsi le mani dicendo a tutti: scusate, non posso interessarmi di voi perché non sono statalista ma interclassista?”. Ai suoi detrattori, durante una seduta del consiglio comunale, disse: “Signori, vi dico con una energia paterna ma inflessibile: voi non avete che un solo diritto davanti a me, quello di negarmi la vostra fiducia. Ma non avete il diritto di dirmi: Signor sindaco, non pensate ai disoccupati, nè alla gente che è sfrattata, nè alle necessità dei malati o dei vecchi. Perchè questo appunto è il mio primo dovere, che ho presente in ogni momento della mia attività e che si impone a me non solamente perchè occupo il posto di sindaco e dunque padre di una grande famiglia, ma a causa della mia coscienza di cristiano. E’ l’essenza stessa dell’amore cristiano verso i suoi simili che è in gioco. Se viene da me qualcuno che soffre, ho solo una cosa da fare: aiutarlo in tutti i modi possibili, con tutti i mezzi che l’amore mi ispira e che la legge mette a mia disposizione al fine di alleviare o ridurre la sofferenza. Non esiste altra regola di vita per il sindaco e soprattutto per un sindaco cristiano”.

Gran parte della sua giornata La Pira la dedicava alla preghiera. Mosso da un convinto desiderio di pace, nel 1951 era intervenuto presso Stalin per favorire il cessate il fuoco in Corea. L’anno dopo aveva indetto il primo “Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana”. Nel 1959 era stato pure invitato a Mosca dove parlò al Soviet Supremo in difesa della distensione. Nel 1965 fece un viaggio ad Hanoi, incontrando Ho Chi Minh per discutere di un piano di pace in Vietnam. Ovunque portò le sue convinzioni religiose, ai russi donò immagini della Madonna, al presidente rivoluzionario vietnamita regalò una statuetta della Vergine. Nell’autunno del 1971, su invito di Salvador Allende, si recò in Cile e suggerì al presidente cileno un’intesa con la DC per arginare le spinte estremiste che dividono il Paese. All’indomani del golpe avvenuto l’11 settembre 1973, manda un telegramma ad Augusto Pinochet ammonendolo: “Ricordi divina ammonitrice parola. Qui Gladio ferit, gladio perit”.

Si spense sabato 5 novembre 1977 e fu per tutti il “sindaco santo”.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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