Gaetano Filangieri a Benjamin Franklin, Napoli 1782

Due lettere di Gaetano Filangieri a Benjamin Franklin…

Interessante corrispondenza tra il Filangieri, autore de’ “la Scienza della Legislazione”, e Benjamin Franklin. Il primo riceve doni dal secondo che e a sua volta lo omaggia di una copia della sua opera per saperne le impressioni. Questo rapporto è fondamentale perché nelle opere del Filangieri si nota una sorta di influenza di matrice americana così come anche negli Stati Uniti, in alcune opere, si rinvengono dei richiami quasi espliciti a “la Scienza della Legislazione”. Nella seconda lettera Filangieri si rivolge a Franklin come se tra i due ci fosse molta intimità, parla della sua situazione finanziaria, di amore e di una possibile apertura ad un trasferimento a Filadelfia con la sua donna, trasferimento che potrebbe essere facilitato proprio con l’ausilio di Franklin. In chiusura chiede massima riservatezza sulla sua idea di lasciare la patria e lo aggiorna che altri due tomi dell’opera sono sotto il torchio, promettendo che delle copie gli saranno inviate immediatamente per saperne il giudizio.

Davide Alessandra

***

Rispettabilissimo uomo, dopo il corso di molti mesi mi è finalmente pervenuto il vostro prezioso dono, che io considero come uno de’ più gran premi, che ho ottenuti da’ miei lavori. Un sentimento di vanità sarebbe stato la conseguenza de’ vostri favori, se l’idea che ho della generosità dell’animo vostro non l’avesse prevenuto. Per mostrarvi la mia riconoscenza ho spedite al signo Pio segretario d’Ambasciata della Corte di Napoli in Parigi alcune copie della mia opera, coll’incarico di darvene una in mio nome, e di pregarvi d’accettarne anche delle altre nel caso che vogliate darle a qualche vostro amico. Io sono quasi in fine del terzo libro, che è quello che riguarda le leggi criminali.
Questo occuperà due volumi, l’uno de’ quali contiene il sistema della procedura, e l’altro quello del codice penale. La novità delle mie idee sull’uno e l’altro oggetto mi spaventa. In un secolo nel quale si è scritto e pensato tanto sopra tutto ciò che riguarda la pubblica prosperità, nelle opere relative a questi oggetti l’originalità è molto facile che sia unita alla stranezza. Questa riflessione mi turba e qualche volta mi opprime; per superarla io non fo altro che dire a me stesso: «Se tu avessi ripetute le idee degli altri, qual beneficio avrebbe potuto l’umanità ottenere dalle tue produzioni? Se le tue idee sono strane, saranno rifiutate, ed in questo caso niun male ne risentiranno gli uomini; ma se, essendo nuove, sono ragionevoli, applicabili, opportune, se potranno diminuire i mali d’un solo popolo, se potranno prevenire una sola ingiustizia, non dovrai tu corsi applaudirti d’averle manifestate; non dovresti forse pentirti d’averle nascoste per un sentimento vile d’incertezza, e di timore di vederle condannate e derise?». Queste riflessioni mi han determinato a proseguire con tutto il vigore possibile la mia intrapresa. Io, come ho detto, ne sono quasi al termine, ed il primo a giudicarne sarete Voi, o rispettabile uomo, o essere singolare, che combattendo cogli uomini e co’ dei, avete tolti a Giove i suoi fulmini, e lo scettro a’ tiranni. Quando avrò il vostro giudizio su questa parte della mia opera, io vi farò un proggetto sulla mia persona. Voi, Voi solo potete fare la mia felicità, e potete rendermi un istrumento utile a’ miei simili. Permettetemi che Vi nasconda un arcano, che mi riserbo di palesarvi quando avrò da voi ottenuta la promessa di non comunicarlo a persona alcuna. Vi bacio la mano con quell’ossequio che m’ispirano i vostri talenti e le vostre virtù, e mi dico Vostro devot.mo servitor vero il cavalier Gaetano Filangieri.

Napoli 24 d’agosto del 1782.

***

 

Rispettabilissimo uomo, Io non so se vi sia pervenuta l’altra mia lettera, nella quale vi accennava ciò che oggi son costretto a palesarvi colla maggior chiarezza. Ho aspettata con impazienza la risposta; ma son già passati quattro mesi, e fin ora non ho avuto il piacere di vedere i vostri caratteri. mi lusingo che questa seconda lettera avrà una sorte più felice. Io vi scrivo con una confidenza, che è degna di Voi e di me. La mia felicità dipende da Voi, e la dipintura delle mie circostanza, e della mia situazione, vi mostrerà la facilità, che avreste nel procurarmela. Io sono un cadetto della mia famiglia, il lustro della quale è molto maggiore delle sue ricchezze. Il barbaro sistema de’ maggiorati e de’ feudi fa che io sia anche più povero di quel che lo è la mia famiglia. 2000 lire t. formano il mio annuale livello. La mia situazione nella corte è molto onorevole, ma poco analoga al mio carattere. La presenza d’un re, ed il contatto de’ cortigiani m’imbarazza e mi tormenta. Io non so procurarmi i favori del primo, e disprezzo troppo gli altri per rendermeli o amici o indifferenti. Voi non dovrete stentar molto a persuadervi che io non sono sicuramente nel mio centro, e che tutti i miei voti son diretti a ritrovare una situazione più analoga al mio carattere e più tranquilla. Fin dall’infanzia, Filadelfia ha richiamati i miei sguardi. Io mi sono così abituato a considerarla come il solo paese ove io possa esser felice che la mia immaginazione non può più disfarsi di questa idea. Una recente causa anche fortissima si unisce alle antiche, per farmela desiderare con maggiore impazienza. Una dama, che io amo fino all’eccesso, e dalla quale sono ugualmente amato; una dama, le virtù della quale la farebbero distinguere nella Pensilvania istessa, ha risoluto di sposarmi. L’unico ostacolo, che si oppone ad un’unione così desiderata, è la mia povertà. Io non potrei vivere con lei nel mio paese senza espormi alle derisioni che l’opulenza suol fare così spesso cadere sulla miseria. Una pensione di 3600 lire t. che il re mi ha accordata, unita alle 2000 lire, che formano il mio basteranno, io spero, per farci menare in Filadelfia una vita ugualmente lontana dal fasto che dall’indigenza. Ma come abbandonare il proprio paese, senza un motivo ragionevole d’addurre? Come lasciare il servizio del proprio principe, senza una causa che possa giustificare questa risoluzione? Caro e rispettabile Francklin, chi più di Voi potrebbe facilitarmi quest’impresa! I miei lavori sulla legislazione non potrebbero forse determinarvi di intarmi per concorrere al gran Codice che si prepara nelle Provincie Unite d’America, le leggi delle quali debbono decidere della loro sorte non solo, ma della sorte anche di tutto questo nuovo emisfero? Qual motivo potrei io addurre più raggionevole di questo per giustificare la mia partenza? Io potrei anche da principio richiedere dalla mia Corte il permesso per un dato tempo, per non innasprirla con una perpetua dimissione; ma giunto che sarei in America, chi potrebbe più ricondurmi in Europa! Dall’asilo della virtù, dalla patria degli eroi, dalla città de’ fratelli potrei io desiderare il ritorno in un paese corrotto dal vizio e degradato dalla servitù? La mia anima abituata alle delizie d’una libertà nascente, potrebbe essa adattarsi più allo spettacolo d’un’autorità onnipotente depositata nelle mani d’un sol uomo? Dopo aver conosciuta ed apprezzata la società de’ cittadini, potrei io desiderare il consorzio de’ cortigiani e degli schiavi? no, non sdegnare, o rispettabile uomo, di cooperarvi per la mia felicità; riuscendovi Voi darete alla vostra patria una famiglia di più, a me una sposa che adoro, e toglierete da una corte uno schiavo inutile per farne un cittadino virtuoso, che vedrà sempre in Voi il suo benefattore, il suo amico, il suo redentore. Vi prego di non palesare ad alcuno questa mia idea, e darmi qualche risposta su quest’oggetto affinché io possa regolare i miei passi. Vi fo anche sapere che due altri volumi della mia opera sono già sotto al torchio, e questi riguardano la legislazione criminale. Io ho cercato d’approfondire questa materia, e d’esaurirla. Non ho risparmiata fatica, né diligenza; ma la novità delle mie idee mi lascia sempre nell’incertezza. Voi sarete il primo a giudicarne, come spero che vogliate anche essere il primo a premiarle coll’accettare i sentimenti della più profonda stima, e venerazione, coi quali mi dichiaro Vostro devot.mo ed ob. servitor vero Gaetano Filangieri.

Napoli 2 dicembre del 1782.

 

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *