Francesco II Gonzaga, l’Universae Italiae Liberator
Nipote di Ludovico II, primogenito di Federico, Francesco II Gonzaga diventa Marchese di Mantova a soli 18 anni. E’ arguto e abile nel combattimento, ama la caccia e l’arte militare. Si ritrova a guida di una città alleata di Milano ed è con le sorti di questa città che dovrà sempre fare i conti.
Quando Carlo VIII, sollecitato da Milano, cala in Italia per prendersi Napoli, Mantova si unisce alla coalizione antifrancese che la stessa Milano era corsa a costruire temendo per le sorti dell’intera Penisola davanti all’egemonia francese. Proprio Francesco II Gonzaga si pone a capo dell’esercito che sbarra la strada a Carlo VIII. Questi, presa Napoli, risale ora lo stivale. Lo scontro si consuma a Fornovo, sulle rive del Taro. Il trionfo della coalizione è salutato dal Gonzaga con enorme giubilio. Il Marchese di Mantova se ne proclama l’artefice e fa erigere una Chiesa di Santa Maria della Vittoria con una preziosa pala realizzata dal Mantegna e poi fa coniare due medaglie. Su una è incisa l’espressione “Ob Restitutam Italiae Libertatem”, sull’altra si legge “Universae Italiae Liberator”.
Questo eroismo patriottico però tramonta rapidamente. Francesco II non difende Milano dalla seconda calata francese, stavolta voluta da Luigi XII, anzi è tra i primi a rendere omaggio al re di Francia, a Pavia, e con lui fa l’ingresso solenne a Milano. E’ all’apice della sua gloria politica e militare, ma non lo sa. Il precipizio è dietro l’angolo.
Quando Luigi XII, l’Imperatore Massimiliano I e Papa Giuglio II si uniscono contro Venezia, Francesco li segue, ne guida le truppe. Il 7 agosto del 1509 è però catturato dal nemico e sbattutto in prigione. Resta all’addiaccio per quasi un anno e intanto tutto nella Penisola muta. Quando esce non è che l’ombra dell’uomo che aveva combattuto a Fornovo.
Gli sono state tole Asola e Lonato, e, non fidandosi della neutralità promessa, Luigi XII ha portato con sè Federico, suo figlio primogenito di Francesco. Questo obbliga il Marchese di Mantova a non affiancare l’Imperatore Massimiliano I nella guerra contro i francesi ed a sottostare al colpo di mano con cui Francesco I, nuovo re di Francia, gli aveva tolto Peschiera e Asola nel 1516.
Probabilmente tornò a pensare alla giornata di Fornovo. In quel 6 luglio del 1495, nell’afa di un luglio temporalesco, a circa venti chilometri da Parma, aveva messo i francesi in fuga ma forse avevano ragione i suoi detrattori, quelli che dicevano che avrebbe dovuto approfittarne per inseguirli. Lo stesso Carlo VIII era stato in procinto di finire suo prigioniero! Invece no, aveva concesso loro una tregua, aveva disposto di provvedere a seppellire i morti, s’era fermato a piangere suo figlio Rodolfo caduto sul campo. Ancora a distanza di secoli quella battaglia stenta ad essere riconosciuta come una vittoria italiana ed è valido il giudizio di Guicciardini che accusò gli italiani di essersi risparmiati: “Questa fu la battaglia fatta tra gl’italiani e i franzesi in sul fiume del Taro, memorabile, perchè fu la prima che da lunghissimo tempo in qua si combattesse con uccisione e con sangue in Italia; perchè innati a questa morivano pochissimi uomini in un fatto d’arme, ma in questo sebbene dalla parte dei franzesi morirono meno di duecento uomini, degl’italiani furono morti più di trecento uomini d’arme, e tant’altri, che ascesero al numero di tremila uomini. E fu più maragliosa agl’italiani tanta uccisione, perchè la battaglia non durò più di un’ora”.
La morte coglie Francesco II Gonzaga il 29 marzo del 1519. Aveva inaugurato il suo governo fondando il Sacro Monte di Pietà per combattere l’usura e aveva fatto eseguire il primo censimento di Mantova che contò nel 1484 oltre trentaduemila abitanti.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: G. Vigna, Storia di Mantova; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli; B. Arrighi, Storia di Mantova e sua provincia