Filippo V tra Francia, Spagna e Napoli
Tra il 2013 e il 2015 è caduto il 300° anniversario dei Trattati di Utrecht (1713), Rastatt (1714) e Baden (1715) che posero fine al più grande conflitto di successione in Europa. Della Guerra di Successione Spagnola (1701-1715), che mise le Case reali dei Borbone e degli Asburgo l’una contro l’altra per il trono di Spagna e dei territori ad essa legati, non ricordiamo celebrazioni nel Sud Italia. Nell’evento che realizzammo nella Biblioteca comunale di Nola, noi di Historia Regni celebrammo invece l’anniversario del conflitto che cambiò le sorti anche del Regno di Napoli. Su tutto ciò vogliamo oggi ritornare. Fu un arco di tempo assai delicato nel quale si verificarono numerosi episodi di cui vale la pena parlare.
La figura principe su cui ci soffermeremo in questo articolo è quella di Filippo V, nato il 19 dicembre del 1683 a Versailles, secondo figlio di Luigi, Gran Delfino di Francia, e di Maria Anna di Baviera. Filippo era dunque nipote di Luigi XIV e Maria Teresa d’Austria, infanta di Spagna e nipote di Filippo IV d’Asburgo. Alla morte di Carlo II, senza figli, questa sua discendenza fu determinante per la sua ascesa al trono iberico.
La successione a Carlo II era disciplinata dal Trattato dell’Aia del 1698 che assegnava la corona a Giuseppe Fernando di Baviera con l’eccezione di Guipuzcoa, Sardegna, Paesi Bassi spagnoli e territori d’America. Milano sarebbe passata agli austriaci, mentre la Francia avrebbe preso Guipuzcoa, Napoli e Sicilia. Giuseppe Fernando di Baviera morì però nel 1699 e fu quindi siglato un secondo trattato che assegnava il trono all’arciduca Carlo, pronipote di Filippo III. Carlo avrebbe avuto tutto tranne Napoli, Sicilia e Toscana, che passavano alla Francia, e Milano, che sarebbero finiti all’imperatore Leopoldo d’Austria. Questo accordo scontentava però Carlo II che prima di morire, per via testamentaria, nominò in segreto suo successore il pronipote Filippo di Borbone, con l’obbiettivo di conservare uniti i domini spagnoli.
Carlo II morì il I novembre 1700 e Filippo accetterà dopo 15 giorni la corona madrilena. Il legame che si andava a creare tra le due massime potenze cattoliche, la Francia e la Spagna, poneva le basi perchè un domani le corone dei due paesi si potessero riunire in capo allo stesso sovrano, annullando di fatto i confini dei Pireni. Fu lo stesso Filippo V ad ammetterlo. Proprio in virtù di ciò. mal tollerato dal resto d’Europa, Filippo fu osteggiato diplomaticamente e poi militarmente. Inghilterra ed Austria si impegnarono a supportare l’arciduca Carlo. Presagendo l’imminenza di una guerra, Luigi XIV si pose a sostegno di Filippo e ottenne anche l’appoggio del Grande Elettore di Baviera.
La guerra attesa scoppiò nel maggio del 1701 e durò fino al Trattato di Utrecht del 1713. Le prime operazioni si ebbero al confine della Francia, ma fatti d’arme anche più importanti si ebbero in Spagna dove il conflitto si trasformò in una vera e propria guerra civile coi regni della Corona d’Aragona che sostenevano Carlo, mentre i regni della Corona di Castiglia sostenevano Filippo. Era anche una divisione di carattere politico perchè l’Asburgo assicurava il mantenimento dell’impianto federale della monarchia spagnola mentre Filippo esportava il centralismo assolutista francese.
La guerra si concluse, come dicevamo, l’11 aprile del 1713 col trattato di Utrecht che sarebbe stato poi alla base dell’equilibrio europeo del secolo intero con la perdita per la Spagna dei territori italiani e fiamminghi ed il colpo durissimo del dominio inglese su Gibilterra, invasa nel 1704 dalla flotta anglo-olandese. La Sicilia passava ai Savoia, Napoli a Carlo.
I cambiamenti non si fecero attendere: in Spagna, Filippo proclamava la grande riforma amministrativa sotto il nome di Nueva Planta. Cancellò le consolidate autonomie locali, mutando nettamente il rapporto tra Madrid e le province: furono così aboliti i regni d’Aragona, di Valencia, di Maiorca e le rispettive assemblee, le cortes, mentre vennero istituiti i Comuni e la figura del sindaco. A livello centrale, furono inoltre soppressi i Consejos d’Aragona, d’Italia e delle Fiandre e nacquero i Dipartimenti di Stato, composti da funzionari di nomina regia e coordinati dal Segretario di Stato. Tutto questo mentre a Napoli entravano, per la prima volta nella storia del regno, gli austriaci con attese di cambiamento che furono tutte tradite.
Re a diciassette anni e solo per poco tempo, Filippo rappresentò per Napoli qualcosa in più di un’ombra. Di bella presenza e politicamente accorto, visitò la città nel mese di aprile del 1702 provando a stringere con essa una alleanza solida, fondata sugli antichi privilegi cittadini . Il suo intento era quello di quietare le ostilità che si alimentavano nel regno sin dalla rivolta di Masaniello. Il re si imbarcò dunque a Barcellona il 15 aprile di quell’anno e raggiunse il porto di Pozzuoli il giorno dopo. Accolto già al suo sbarco con spari di cannoni e giubilo, si mosse verso Napoli soggiornando presso il Palazzo del Principe di Ischitella, Pinto Capece Bozzuto. La città visse lunghe giornate di festa, banchetti e concerti. L’itinerario napoletano di questo viaggio vide la preminenza dei luoghi di culto cittadini. In particolare la mattina del 18 maggio il re visitò il Duomo per assistere alla liquefazione del sangue di San Gennaro. Si narra che in tale occasione, Filippo abbandonò dispiaciuto il Duomo nello sconcerto per il ritardo del miracolo. Vi ritornò solo nel pomeriggio e trovò il sangue effettivamente sciolto. Perfettamente calatosi nella mentalità del regno, Filippo seppe conciliare gli impegni diplomatici – uno su tutti l’incontro del 29 maggio col Legato Pontificio – a quelli più pittorescamente pubblici come quando il 20 maggio, in groppa al suo destriero abbigliato con vesti riccamente ornate, cavalcò per le vie della città in festa. Restò a Napoli fino al 2 giugno, senza però saziare la sete di quella nobiltà che agognava avere un re dimorante entro le proprie mura, quel partito filoaustriaco che, con questo sogno, aveva già organizzato la Congiura di Macchia.
Sarà invece il figlio di Filippo V, re Carlo di Borbone, a donare al Regno di Napoli l’indipendenza nel 1735, sconfiggendo proprio gli austriaci.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
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