Feste toscane per Pio IX
Il poeta Giuseppe Giusti nel 1847 viene eletto, a furore di popolo, maggiore della guardia civica di Pescia, e nel 1848 deputato all’Assemblea legislativa toscana. Descrive in queste pagine le feste e l’entusiasmo che la Toscana visse per Pio IX.
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Le prime feste popolari, che si vedessero in quei giorni lieti e sereni come i giorni della speranza (settembre 1847), furono le feste di Lucca. Chi non le ha vedute non può sapere che cosa sia il popolo quando sorge intero e spontaneo a rallegrarsi del male che cessa e del bene che incomincia…
Gente che non s’era mai vista si prendeva per mano come si fa tra amici di venti anni; ogni casa era casa propria, e la propria era casa di tutti. Persone che s’erano avute in dispetto si riparlavano come essersi lasciate mezz’ora innanzi: si componevano gli odii, le dissensioni di famiglia, le divisioni tra paese e paese, tra contrada e contrada…
Dalle campagne accorrevano in città uomini e donne, vecchi e fanciulli a parrocchie intere, col prete alla testa, a bandiere spiegate, recando fiori e cantando. E ogni porta era come la foce d’un grande fiume di gente accumulata nelle vie e nelle piazze, pareva una marea senza vento che svolge le onde maestose e suonanti. Non vi fu persona a cui mancassero parole d’affetto e oneste accoglienze; un uomo che avesse sofferto nulla nulla per le sue libere opinioni, uno che avesse promosso il bene o cogli scritti o colla parola, era circondato, acclamato, festeggiato, portato in palma di mano nelle pubbliche vie; e tutto ciò nel nome di Pio Nono, in questo nome caro e riverito, che stava a significare un nuovo ordine di cose, un’era nuova di concordia, di libertà, di grandezza. Sparirono in un giorno i cartelli vecchi di sopra i caffè; e ove questi avevano titolo da una deità pagana, o da una città forastiera, o da altra simile cosa, s’intitolarono dal Popolo, dalla Nazione, dalla Guardia cittadina e più specialmente da quanti uomini viventi illustravano l’italia e capitanavano la libertà. Cessava il culto alle cose false e inutili e cominciava quello del vero e del buono… Livorno, Pisa, Firenze fecero altrettanto, e l’una città si confuse nell’altra e si ricambiarono ospitalità, affetti e bandiere a memoria di quelle giornate.
Fonte foto: dalla rete