Ferrara e l’addizione erculea

Sul finire del Quattrocento, il duca Ercole I d’Este pose in essere un ambizioso programma di allargamento del tessuto cittadino di Ferrara. S’affidò all’architetto Biagio Rossetti per affrontare, con nuove soluzioni urbanistiche, esigenze assieme di ordine militare, economico e demografico. Fu questa la cosiddetta “addizione erculea”, che ridisegnò il tracciato della rete stradale e favorì la nascita di un quartiere cortigiano.

Già Borso d’Este aveva avviato un’addizione, con l’allargamento a sud della cinta muraria e l’inglobamento dell’isola di Sant’Antonio in Polesine e con l’edificazione della Certosa. Quarant’anni dopo suo fratello Ercole intraprese un nuovo ampliamento.

La disastrosa guerra contro Venezia, del 1484, aveva palesato l’inadeguatezza delle fortificazioni cittadine ed era quindi necessaria una nuova cinta muraria che fosse pronta a resistere ad un esercito equipaggiato modernamente. Inoltre incombeva in maniera soffocante un sostanzioso slancio demografico, gli abitanti erano in aumento, gli alloggi scarseggiavano. C’era da creare allora nuovi quartieri, superare le strade strette e tortuose del passato medioevale e magari incoraggiare l’afflusso di immigrati, ebrei abili nel commercio ed esperte maestranze artigiane. Il duca sognava pure di affermare la sua grandezza con un disegno di spazi cittadini per cortei, giostre e processioni.

Ne derivò un vero e proprio piano regolatore che individuò, secondo determinati criteri, la localizzazione delle attività produttive, residenziali e di servizio, prendendo pure in considerazione le ipotesi di sviluppo futuro.

Nella natia Ferrara, il muradore Rossetti aveva già lavorato come al Palazzo di Schifanoia, al Palazzo Calcagnini, ai campanili di Santa Maria degli Angeli e di San Giorgio, alla fontana di Piazza delle Erbe ed al Palazzo di San Francesco. Nel 1483, morto Pietro Benvenuti, lo supplì col titolo di architetto ducale e “ingegnere della munizione”. Alle volontà di Ercole I d’Este, Rossetti non rispose sventrando la vecchia città medioevale per erigere la città ideale cara agli architetti ed ai trattatisti rinascimentali. La sua fu un’addizione, una aggiunta alla città antica che viene conservata intatta nel suo tessuto. La pianta della città raddoppiò. Il castello divenne il punto di raccordo fra il vecchio e il nuovo.

Ne nacque una speculazione edilizia antelitteram perché aree di proprietà del duca a destinazione agricola, divennero edificabili, dunque aumentarono il loro valore arrecando notevoli benefici alle casse del duca stesso, al contempo proprietario terriero e legislatore. Questo piano d’ampliamento si sostanziò anzitutto in nuovi tracciati stradali. Fu stabilito un classico schema cardo-decumanico parallelamente a due assi ortogonali: Via degli Angeli e Via dei Prioni. La prima congiungeva il Castello Estense col Castello di Belfiore, la seconda attraversava interamente la città mettendo in comunicazione le sue due porte aperte nelle nuove mura. Le due strade si incrociano con la presenza del Palazzo dei Diamanti, costruito dallo stesso Rossetti con delle bugne a punta di diamante, e dei palazzi Prosperi-Sacrati e Turchi-Di Bagno. Fu pure realizzata una piazza in posizione decentrata, per serbare Via dei Prioni all’uso privato dei duchi.

Via degli Angeli divenne la via nobile della città, costeggiata da giardini e palazzi, larga sedici metri, dodici per le carrozze e quattro per il passeggio, ma il vecchio e il nuovo si integrarono armoniosamente con le nuove arterie perfettamente raccordate alle viuzze del centro antico.

Infine sorse la cinta muraria ed il fronte bastionato. La barriera che Biagio Rossetti edificò attorno alla città fu uno dei primissimi esempi della nuova architettura. Un grandioso giro di mura di nove chilometri, numerosi baluardi e quattro porte che avrebbe dovuto proteggere Ferrara dai veneziani. L’avvento delle bocche da fuoco aveva rivoluzionato tutto il sistema difensivo e, alle vecchie mura, dovette sostituirsi il fronte bastionato, con mura terrapienate all’interno per sostenere i colpi dell’artiglieria, scarpata esterna molto pronunciata e un largo fossato.

I lavori si protrassero per tutto il Cinquecento, ma le previsioni del duca non si realizzarono. La popolazione smise di crescere e molte aree rimasero inedificate. La crisi economica iniziata sotto Ercole II e il passaggio della città al controllo diretto della Chiesa, nel 1598, ne bloccarono definitivamente lo sviluppo.

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *