Memorie della Grande Guerra: Enrico Toti

Nel 1904 Enrico Toti partecipò ad un concorso delle ferrovie e viene assunto come fuochista.

Il 2 marzo 1908 un incidente cambiò il suo destino: in una manovra tra due locomotive, la gamba sinistra gli fu spezzata e stritolata negli ingranaggi. Attraverso esercizi sfibranti riuscì a ricrearsi il senso dell’equilibrio ed a sviluppare il massimo l’agilità e la forza compiendo un’impresa che stupì tutti: nel 1911, pedalando in bicicletta con una gamba sola, raggiunse dapprima Parigi, quindi attraversò il Belgio, i Paesi Bassi e la Danimarca, fino a raggiungere la Finlandia e la Lapponia. Da lì attraversò la Russia e la Polonia, rientrando in Italia nel giugno 1912 per poi partire partì nuovamente in bicicletta e da Alessandria d’Egitto raggiunse il confine con il Sudan, dove le autorità inglesi, giudicando troppo pericoloso il percorso, gli imposero di concludere il viaggio e lo rimandarono a Il Cairo.

Nel maggio 1915, dopo che tre domande di arruolamento respinte, Enrico Toti decise di non affidarsi più alla burocrazia, legò la stampella al telaio della bicicletta e raggiunse il fronte il fronte presso Cervignano del Friuli. Qui i carabinieri lo fermarono ma lui mostrò tutta la sua determinazione: “Voglio fare il volontario. Aiutare in qualunque modo i soldati che combattono. Posso portare la posta l’acqua le munizioni fare il portaordini fare tutti i servizi che volete. Sono forte so andare dappertutto. Se mi lasciate raggiungere la linea posso combattere come qualunque altro soldato”. Accanto alla gruccia teneva una bandiera di cui disse: “L’ho portata per piantarla sul colle di San Giusto a Trieste”. L’insistenza di Toti fu così appassionata che nel gennaio 1916, anche grazie all’interessamento del Duca d’Aosta, riuscì ad essere destinato al Comando Tappa di Cervignano del Friuli, sempre come volontario civile.  un maggiore finisce per accontentarlo. Destinato inizialmente alla brigata Acqui, riuscì a farsi trasferire al battaglione bersaglieri ciclisti del terzo reggimento. In aprile i bersaglieri lo acclamarono ufficialmente uno di loro e lo stesso comandante, il maggiore Rizzini, gli consegnò l’elmetto piumato da bersagliere e le stellette.

Nell’agosto il suo battaglione fu lanciato all’attacco delle posizioni austriache nella zona di Monfalcone. Il giorno 6 Toti è colpito a morte e compie quel suo ultimo gesto che lo fa entrare nelle leggende della guerra: scagliò la gruccia verso il nemico esclamando “Io nun moro!”, poi morendo baciò il piumetto del suo elmetto.

La motivazione della Medaglia d’Oro tramanda ai posteri il suo eroismo: “Volontario, quantunque privo della gamba sinistra, dopo aver reso importanti servizi nei fatti d’arme dell’aprile a quota 70 (est di Selz), il 6 agosto, nel combattimento che condusse all’occupazione di quota 85 (est di Monfalcone). Lanciavasi arditamente sulla trincea nemica, continuando a combattere con ardore, quantunque già due volte ferito. Colpito a morte da un terzo proiettile, con esaltazione eroica lanciava al nemico la gruccia e spirava baciando il piumetto, con stoicismo degno di quell’anima altamente italiana. Monfalcone, 6 agosto 1916″.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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