Eleonora de Toledo, duchessa di Firenze

Uno dei più noti dipinti del Cinquecento è il ritratto di Eleonora de Toledo firmato da Agnolo Bronzino. Risalente all’incirca al 1545, il dipinto mostra Eleonora, moglie di Cosimo de Medici, accompagnata da uno dei suoi figli, il piccolo Giovanni, indossare uno splendido abito di broccato di velluto, intrecciato in fili d’argento e d’oro, decorato con un motivo di arabeschi in velluto nero su raso bianco. Un costume che riflette la grande ricchezza dei Medici ma anche l’importanza riverstita da Eleonora nella Firenze del suo tempo.
Nata nel 1522, Eleonora Álvarez de Toledo e Osorio era figlia del viceré di Napoli, Pedro de Toledo. Nel 1539 aveva sposato il duca di Firenze, poi granduca di Toscana, nel quadro di quelle politiche, anche matrimoniali, tessute dall’imperatore Carlo V per rafforzare la presena spagnola nella Penisola. La donna aveva sposato Cosimo per garantire l’alleanza della famiglia Medici col partito imperiale, fu dunque un matrimonio dettato da interessi, ma la coppia visse la gioia di ben undici figli ed un rapporto sostanzialmente armonioso. Suo marito le fu fedele sempre e la coppia divenne un modello di virtù da emulare per la Chiesa fiorentina.

Eleonora e Cosimo si sposarono per procura il 29 marzo 1539. La diciassettenne salpò da Napoli l’11 giugno, accompagnata dal fratello Garcia con sette galee al seguito. Arrivarono a Livorno la mattina del 22, avrebbe incontrato il suo sposo quello stesso giorno. Il 29, dopo un soggiorno a Pisa ed a Poggio a Caiano, fecero un solenne ingresso a Firenze, in un corteo che si snodò da Porta al Prato alla Chiesa di San Lorenzo, dove fu celebrato il matrimonio.

A Firenze, nonostante iniziali ostilità di un ambiente sempre proteso a restare, almeno apparentemente, neutrale nel confronto tra Francia e Spagna per continuare a prosperare, Eleonora godette di grande popolarità. Era una donna molto religiosa, impegnata in opere caritatevoli, ma anche vanitosa e sensibile all’arte. Fornì supporto ad un largo stuolo di artigiani ed artisti, e stupì tutti con lo sfarzo dei suoi costumi. Favorì il Bronzino, Giorgio Vasari, Niccolò Tribolo, Giulio Clovio, il Ghirlandaio, Michele Tosini…; la sua cappella privata, a Palazzo Vecchio, fu decorata dal Bronzino, e affreschi del Vasari arricchirono i suoi appartamenti; comperò Palazzo Pitti dall’altra parte dell’Arno nel 1549 e lo destinò a ritiro estivo per i Medici; nel 1550, commissionò Tribolo per il famoso Giardino di Boboli. Fu a tutti gli effetti una dama spagnola del suo secolo, rigorosa nella morale e nel sentimento religioso, fastosta in una esteriorità dai tratti barocchi. Non era raro vederla, in vestiti cuciti con fili d’oro e argento, presiedere alle messe in edifici di culto che lei stessa aveva fatto erigere.

Fedele al suo motto, Cum couldre laeta foecunditas, Eleonora affrontò la fatica di undici parti ed è forse per coprire i segni che essi avevano lasciato sul suo corpo che ricorreva ai suoi lussuosi abiti, affidandosi alle raffinate capacità di dieci tessitori, perennemente mantenuti al suo servizio. Eleonora però aveva anche un temperamento forte ed una mente acuta, qualità che le permisero di intervenire anche negli affari politici del marito. Sempre con discrezione e oculatezza, durante le assenze di questi, lo sostituì degnamente, quando dovette pure affrontare il luttuoso dramma della morte dell’adorato padre. Così grande era la fiducia del marito nelle capacità politiche della moglie che il duca la volle sua reggente durante le campagne militari di Cosimo a Genova nel 1541 e 1543, la sua malattia del 1544 al 1545, e di nuovo durante la Guerra di Siena.

Eleonora era molto interessata all’agricoltura, possedeva appezzamenti terrieri coltivati a grano, allevava bestiame, bachi da seta e si dedicava personalmente all’apicoltura. I suoi raccolti erano abbondanti ei prodotti venivano spediti fino in Spagna.

Si spense a Pisa nel 1562, dopo aver contratto la malaria. In città era giunta alla ricerca di arie marine che migliorassero i suoi problemi polmonari ma che, paradossalmente, le risultarono fatali.

Autore articolo: Angelo D’Ambra

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *