Chiese d’Abruzzo
L’Abruzzo conta importanti chiese, a volte piccole ed immerse nella natura oppure grandiose testimonianze cittadine dello sviluppo del gotico in Italia su influsso dell’architettura borgognona.
- Duomo di Santa Maria Assunta
A Teramo stupisce l’antico Duomo di Santa Maria Assunta (in copertina). La facciata, caratterizzata da una cornice di mattoni a spina di pesce e merlatura ghibellina, è impreziosita da un notevole portale centrale del 1332 sormontato da un alto timpano gotico che racchiude un finestrone scolpito ed un’edicola con la statua del Redentore benedicente. Nell’interno si apprezza un’edicola marmorea realizzata da Antonio da Lodi nel 1493 in cui è posta una scultura duecentesca. Un magnifico paliotto d’argento con pannelli istoriati domina l’altare maggiore con affreschi del Trecento. Sul lato destro del presbiterio è posto un polittico di Jacobello del Fiore con l’Incoronazione della Vergine e la raffigurazione di Teramo come era allora. Il duomo, inoltre, può vantarsi del più bel campanile dell’arte gotica in Abruzzo, una vera e propria torre di cinquanta metri realizzata da Antonio da Lodi.
- Basilica di Santa Maria di Collemaggio
Splendido esempio di romanico abruzzese, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila incanta con la sua facciata interamente decorata con croci bianche e rosse. Edificata nel 1287 per volere dell’eremita Pietro Morrone, futuro Papa Celestino V, presenta un interno a tre navate sorrette da pilastri ottagonali con arcate ogivali. Il pavimento originale riproduce l’effetto cromatico della facciata e custodisce le pietre tombali degli abati generali dell’Ordine Celestiniano. Sulle pareti, tele del Seicento, narrano episodi della vita di Celestino V, il cui sepolcro è posto al lato dell’altare. Proprio il Papa, nel 1294, anticipando di sei anni il Giubileo, vi istituì la Festa della Perdonanza, ancora oggi tra le più sentite in Abruzzo.
- Cattedrale di Santa Maria Assunta
Ad Atri, in provincia di Teramo, si può ammirare la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Fu eretta alla fine del XIII secolo sull’antichissima chiesa di Sancta Maria de Hatria situata sopra le terme, a loro volta costruite su una conserva d’acqua d’età romana. All’esterno la chiesa di presenta con un’imponente facciata in pietra d’Istria. Interessanti sono i portali: quello che si apre sulla facciata, con archi concentrici decorati a fogliame ed arabeschi e nella lunetta un’Incoronazione di Maria, è opera di Rainaldo d’Atri; sul fianco destro se ne aprono altri, più semplici, opera di Raimondo Poggio. All’interno tre navate divise da sette pilastri polistili per lato, appartenenti alla precedente costruzione; quattro coppie di questi pilastri sono state rafforzate con involucri ottogonali decorati con affreschi votivi. Interessantissimo il coro, dipinto nel 1450 da Andrea de Litio con Storie della Vita di Maria e Gesù, il più importante ciclo pittorico del Rinascimento in Abruzzo. Nel presbiterio è ancora possibile vedere, tratti del pavimento romano con raffigurazioni di delfini e serpenti marini.
- Santa Maria Arabona
A Chieti si trova invece la chiesa cistercense di Santa Maria Arabona. Eretta nel XIII secolo, presenta l’esterno, a conci regolari di pietra, imponente per l’altezza e per il movimento delle masse. L’abside rettangolare ha un grande finestrone a ruota e cinque monofore a stromba su due ordini. L’interno è diviso in tre campate coperte da volte a crociera con costoloni in pietra; il presbiterio è diviso in due campate separate da un’arcata trasversale ed è illuminato dalle finestre absidali. Capitelli riccamente ornati ed un tabernacolo in pietra decorato con motivi floreali a rilievo, fanno di questa chiesa un tesoro d’Abruzzo.
- Il Volto Santo di Manopello
Merita poi una visita il Santuario di Manopello, in provincia di Pescara, che conserva il Velo della Veronica. L’immagine, a lungo studiato dal gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di Iconologia e Storia dell’Arte Cristiana alla Pontificia Università Gregoriana, è considerata “acheropita”, cioè non disegnata o dipinta da mano umana. A consegnarla fu un pellegrino che scomparve senza lasciar traccia. Probabilmente è lo stesso velo posto nella Basilica di San Pietro a Roma e poi rubato rompendo il vetro del reliquiario nel 1608. A riprova di ciò, un frammento di cristallo è ancora conservato nel velo. Tuttavia testimonianze confermano che il velo si trovasse a Manopello già nel 1506. Padre Donato di Bomba, in Relation Historica, narra che il Velo nel 1506 fu lasciato in dono da uno sconosciuto al fisico Giacomo Antonio Leonelli, più tardi fu venduto a Donato Antonio de Fabritiis che si affidò a Padre Clemente da Castelvecchio perchè la reliquia potesse essere conservata in una teca. Frate Remigio da Rapino la dispose allora in una cornice tra due vetri, eliminando però parte della tela. Nel 1638 Donato Antonio de Fabritiis donò poi la reliquia al Santuario di Manopello.
Il santuario, appartenente all’ordine dei Cappuccini, tiene esposta la reliquia nel tabernacolo dell’altare maggiore. Si tratta di un telo finissimo, pare di bisso marino; l’immagine del volto maschile, incorniciato da lunghi capelli e barba, è visibile sorprendentemente nella stessa maniera da entrambe le parti. La visita di Benedetto XVI nel 2006 ha portato l’attenzione di tutti su questo Volto “il cui sguardo misterioso non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli”. Da quel momento Manoppello è diventato meta di pellegrini di ogni parte del mondo.
- Le chiese di Lanciano
A Lanciano v’è la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Eretta in stile gotico-cistercense nel 1227, secondo la tradizione su un edificio dedicato ad Apollo, ha la facciata in arenaria divisa in due parti: quella sinistra, che fino al 1300 corrispondeva al coro, presenta un’alta scalinata su cui si apre un magnifico portale arricchito da colonnine tortili e a doppio nodo con un rilievo con la Crocifissione nella lunetta; quella destra, che, a livello della strada, presenta un portale ogivale. Il portale del fianco sinistro, a doppio arco ogivale, è coronato da un timpano a mensola. All’interno, la chiesa presenta una pianta molto particolare, ricca di ambienti creati durante i restauri del Trecento e del 1540, e oggi in parte non più adibiti al culto. Nella sagrestia è conservata una grande Croce argentea, capolavoro di Nicola da Guardiagrele.
A Lanciano sorge pure il Santuario del Miracolo Eucaristico, miracolo avvenuto nell’ottavo secolo nella piccola Chiesa di San Legonziano per il dubbio di un monaco sulla presenza reale di Cristo nell’eucarestia. Il santuario fu costruito dai frati minori conventuali intorno al 1255, in stile gotico frammisto ad elementi romanici, borgognoni e benedettini. Le trasformazioni successive sono settecentesche e in stile barocco, avvenute dopo la demolizione quasi totale della vecchia chiesa. All’interno si conserva un artistico crocifisso a grandezza naturale del XVIII secolo. Il miracolo eucaristico è conservato in un prezioso ostensorio d’argento, finemente cesellato, di scuola napoletana e in una ricca ampolla di cristallo.
- Il Santuario della Madonna d’Appari
Gusto gotico, rifacimenti barocchi, manufatti di grande pregio ed arte orafa d’antiche maestranze non esauriscono gli splendori del sacro. Il Santuario della Madonna d’Appari, a Paganica, frazione di L’Aquila, poi, ci dice anche di più.
Incastonato tra una parete rocciosa e lo stretto corso del Raiale, questo piccolo santuario risale al XIII secolo ed è davvero uno scrigno di disarmante bellezza. E’ un luogo adatto sia ad una breve sosta refrigerante, perchè vicino ad un’area riccamente alberata, sia ad un momento di meditazione e preghiera salutare per lo spirito. La struttura è poggiata morbidamente ad un massiccio roccioso e, col silenzio che si deve ad un luogo religioso, è possibile anche una sosta con spuntino presso le acque fresche e limpide del torrente Raiale, uno degli affluenti dell’Aterno, il fiume più lungo dell’Abruzzo.
In perfetta comunione con la natura, pur alterata dalla mano umana, fu fondato a seguito della visione della Vergine Maria da parte di una pastorella del luogo ed è in stile romanico. Ciò che ci lascia stupefatti, e che ci spinge a segnalarlo come meta d’un itinerario abruzzese, è che conserva un interno mozzafiato, interamente affrescato da scene del vecchio e del nuovo testamento. I colori vivi dei dipinti, risalenti al XV-XVI secolo, rapiscono il visitatore, lo inducono alla contemplazione, infondono serenità d’animo. Segnaliamo inoltre la presenza nel santuario di una tela di Pompeo Mausonio, raffigurante la Madonna del Rosario ed incorniciata da 15 pannelli dei misteri, risalente al 1596.
- Santuario della Madonna dei Bisognosi di Pereto
In ultimo segnaliamo il Santuario della Madonna dei Bisognosi di Pereto. Situato in provincia di L’Aquila, Pereto è un piccolo paese alle falde del monte Fontecellese, lungo la catena dei monti Carseolani. Un castello ne racconta le vestigia medioevali, siti archeologici ci parlono dei suoi insediamenti preistorici e romani, ma ciò che ancor di più attira la nostra attenzione è un santuario che si erge, dal 608 d.C., sul monte Serra Secca. All’interno conserva una statua lignea della Madonna con Bambino, proveniente da Siviglia, ed un crocifisso processionale donato da Papa Bonifacio IV che, l’11 giugno del 610, si recò al santuario per ringraziare la Madonna della sua guarigione.
Ciò che lascia stupiti sono però le pareti interamente affrescate. Risalenti al Quattrocento e realizzati da Jacopo di Arsoli, Desiderio da Subiaco e Petrus, raffigurano in gran parte storie dei Vangeli e scene della traslazione della statua della Madonna da Siviglia. Si impone su tutto il Giudizio Universale sulla pareta a volte. Il Giudizio si divide in Paradiso e Inferno. Al centro della composizione vi è il Cristo Giudice, affiancato dagli Apostoli, dagli Evangelisti, dai Dottori della Chiesa, da Profeti e Santi colti in espressione di gloria e beatitudine.
Lo scenario infernale invece è dominato dalla rappresentazione di un Satana con tre teste e bocche fameliche aperte anche sulle ginocchia, che divora le anime peccatrici. Colpisce per la crudeltà delle immagini cariche d sangue e violenza. Vi appaiono peccatori di vario genere, singolare è la condanna sulla base della professione. Caprentieri, ferrai, calzolari, tavernai e sarti, vengono puniti per le truffe, i raggiri, gli inganni e l’avarizia. I dannati vengono ingoiati da Satana che, dopo averli digeriti, li evacua in forme varianti secondo la colpa commessa. Così si invitavano i fedeli a riflettere sulla propria condotta in funzione di una punizione divina tremenda. Chi non avesse voluto modificare i propri comportamenti era avvisato. L’opera fu realizzata per volere di fra Domenico Marino di Angeluccio da Pereto ma l’autore resta ignoto.
Autore: Angelo D’Ambra
Articolo aggiornato il 14/03/2017