Botticelli e Lorenzo il Magnifico

Lorenzo il Magnifico nacque il 1 gennaio del 1449 nel popolo di San Lorenzo, parte del Gonfalone Lion d’oro del Quartiere di San Giovanni, a Firenze. La sua famiglia viveva nello splendido palazzo di Via Larga costruito cinque anni prima da Michelozzo, arricchitosi via via di opere d’arte, arredi, pitture. Qui, dal 1458, si gestì il potere ed a gestirlo fu Lorenzo. Da fanciullo il Magnifico fu affidato agli insegnamenti dell’erudito Gentile Becchi da Urbino che, probabilmente assieme a Cristoforo Landino e Marsilio Ficino, fornì il giovane Medici di una ottima educazione umanistica.

Quattro anni prima Firenze, in una casa prossima alla Chiesa di Ognissanti, nel Gonfalone Unicorno del Quartiere di Santa Maria Novella, nacque Sandro Filipepi, poi detto Botticelli, soprannome ereditato da suo fratello, sensale al Monte delle Doti. Poco incline al commercio e parecchio portato per la pittura ed il disegno, già nel 1460 entrò nella bottega del carmelitano Fra Filippo Lippi, uno dei più vecchi e rinomati maestri fiorentini. A differenza di quella di Lorenzo de’ Medici, l’educazione del Botticelli fu sommaria, decisamente leggera, eppure si mostrò da subito rapito da Dante e poi la frequentazione di colti committenti equilibrò il suo sapere approssimativo.

Quando Lippi, in crisi di commissioni, si spostò a Prato, Botticelli aveva già la sua bottega in Via Nuova d’Ognissanti e i suoi destini si erano già legati a quelli di Lorenzo de’ Medici.

Il Magnifico aveva ereditato dal padre Piero, una situazione politica delicata, ancor più delicata era quella economica. I diversi fallimenti in cui, dal novembre del 1464, si dibattevano le filiali del banco in Europa, si affiancavano all’instabilità di Firenze, fedele alle sue libertas eppure divorata dalle casate in ascesa. Per rafforzare il proprio potere e garantirsi il controllo sullo Stato fiorentino, Lorenzo riformò il Consiglio dei Cento e colpì i suoi nemici, anzitutto i Pazzi. A raccontare tutto questo fu Botticelli. Come? Coi suoi dipinti.

Ricordiamo la Pala di Sant’Ambrogio in cui l’artista dipinse anche i santi Cosma e Damiano, patroni della famiglia Medici, ma Botticelli realizzò pure il perduto stendardo con Pallade e Amore, parte della bardatura con cui Giuliano de’ Medici partecipò vittoriosamente alla giostra tenutasi in Santa Croce il 29 gennaio del 1475. Fu pure Botticelli a firmare il Ritratto di giovane con la medaglia di Cosimo il Vecchio per celebrare il culto della memoria del Pater Patrie, il fondatore del prestigio mediceo. Più tardi avrebbe ancora tributato Giuliano, ucciso nella Congiura dei Pazzi, con un Ritratto postumo, pieno di simboli funerari (la finestra semi aperta, lo sguardo perso del protagonista, la tortora sul ramo secco…) e raccontato la vendetta di Lorenzo effigiando i congiurati impiccati sulla porta della Dogana del Palazzo della Signoria, opera distrutta nel 1494 a seguito della cacciata dei Medici.

Lorenzo segnò la fortuna di Botticelli, la sua ricchezza, la sua fama. Al contempo, con la sua morte diede avvio ad una crisi economica e spirituale che il pittore non superò mai. Il pittore morì diciotto anni dopo il suo mentore, pieno di debiti e infermo.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: AA.VV., Botticelli e l’Età di Lorenzo il Magnifico

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