Annibale Maffei vicerè di Sicilia

Annibale Maffei ricoprì la carica di vicerè di Sicilia durante il breve periodo sabaudo dal 1714 al 1718. Facciamo seguire la formula del suo giuramento a re Vittorio Amedeo II di Savoia e la cronaca, di suo pugno scritta, della sua entrata a Palermo, tutto tratto da “Il regno di Vittorio Amedeo II di Savoia nell’isola di Sicilia”

 

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Giuramento

Io, Conte Annibale Maffei giuro e prometto per il Dio Onnipotente Padre, Figliuolo e Spirito Santo sopra questi Santi Vangelij di bene e fedelmente servire V. M. nel carico che s’è degnata di conferirmi di Vicerè, Luogotenente e Capitano Generale di questo Regno di Sicilia con esercitarlo lealmente senza muovermi per alcune inimicitie, amicitie, timore, presenti, preghiere et altri mezzi illeciti, e che sotto pretesto d’esso Carico non solo non permetterò che si commetta alcuna oppressione, concussione, malversatione, nè altra cosa indebita: Che eseguirò intieramente e con ogni puntualità tutti gli Ordini et Instruttioni datemi da V. M. e tutti quelli che mi verranno dalla medesima, o per parte sua dati o trasmessi: Che invigilerò con ogni cura e fedeltà alla conservatione e difesa di detto Regno, sostenendolo, come pure i diritti e preeminenze di questa Corona verso tutti e contra tutti, anche a costo del proprio sangue e della propria vita: Che osserverò le Leggi, Costitutioni, Capitoli, Prammatiche, riti e privilegij, buone osservanze, e consuetudini dell’istesso Regno, e che mi applicherò quanto debbo al far amministrare buona giustizia nel medesimo con invigilare che tutti i Magistrati et Ufficiali di giustizia facciano esattamente il loro dovere: Che mi applicherò ugualmente al mantenimento dell’ubbidienza dovuta dai sudditi a V. M. con haver altresì cura che li Commandanti Generali d’armi, Governatori e Commandanti delle Città, Piazze e Forti adempiscano pure puntualmente a loro doveri anco alla mente delle loro Instruttioni et Ordini e che le Truppe osservino un esatta disciplina, le Costitutioni, Ordini, Stabilimenti e Regolamenti militari: Che non prenderò, nè riceverò d’alcun Rè, Potentato, o Prencipe pensioni, doni, o qualunque altro vantaggio: Che non rivelerò giamai alcun segreto che potrà venirmi confidato da V. M. o per parte sua: Che perderò più tosto la vita che di mai acconsentire, né far cosa alcuna che potesse essere o trattarsi in pregiudicio della Persona, Stati, et honore di V. M., anzi quando sapessi che si facesse, o trattasse, me le opporrò subito a tutto potere. E finalmente giuro e prometto di far, et osservare con ogni più dovuta puntualità tutto ciò a che in riguardo di detto Carico resta tenuto, e che si conviene ad un buono e fedele Vicerè, Luogotenente e Capitano Generale, e servitore di V. M. et ad un Cavagliere d’ho nore, promettendo anche di prestare il publico giuramento solito prestarsi da’Vicerè nella Chiesa Matrice di Palermo nel prendere il possesso di questo Carico. Così Dio mi aiuti. Messina li 28 agosto 1714.
Il Conte MAFFEI
Test. GIUSEPPE Arcivescovo di Messina
Test. Il Marchese DE LA PIERRE
Test. MATTEO Vescovo di Cefalù
Test. Il Prencipe Di BUTERA
Test. Il Marchese Di S. GIORGIO
Test. Il Prencipe Di CARIM
Test. Il Marchese PALLAVICINO

Entrata a Palermo

Con questa mia, che spero havrà la sorte di ritrovare giunta felicemente in Nizza V. M. colla Maestà della Regina conforme a’ miei incessanti voti, mi do l’honore di ragguagliarla, che lo stesso giorno della di lei partenza su le hore 22 d’Italia feci il mio ingresso nella Città servito dal Senato con la sua carozza, havendo alla mia destra il Prencipe di Buttera primo Titolo, ed alla sinistra il Prencipe di Resuttana Pretore, e presi il possesso del mio carico nella forma solita praticarsi da questo Governo nella Chiesa matrice, ove prestai il solito publico giuramento. Fu infinito il concorso del popolo da porta Felice lungo al Cassaro, ed in detta Chiesa, e fu per anco numerosa la nobiltà che mi ricevette, e corteggiò in questa funzione, la quale riuscì di comune sodisfattione. Fui indi ricondotto nello stesso modo a questa mia habitatione al Molo, dove ancor mi ritrovo per dar tempo che venga aggiustato il quarto, che mi si prepara nel palazzo di V. M., dove penso di portarmi doppo dimani per non ritardare maggiormente alcune funzioni ch’esigono una pronta spedizione per il miglior servizio di V. M., e massime quelle di dare il possesso alli tre Presidenti, et al nuovo Capitano di giustizia di questa Città, oltre che mi riesce molto incomodo per negotiare il trovarmi fuori dalla Città per la distanza de’ Ministri, e l’angustia dell’habitatione.
Tutta questa nobiltà, fra la quale li principali, è attentissima a farmi la corte mattina e sera, e si mostrano fin hora contentissimi delle maniere che uso seco loro, e l’attentione ch’ ho havuta di far dar loro ogni sera copiosi rinfreschi all’uso del paese (il che continuerò di fare tanto che starò al Molo) è riuscita di decoro e di somma loro soddisfattione.
Il Pubblico, per quanto mi riviene da ogni parte, si promette in questo Governo di trovare non meno un intiero disinteressamento, che una pronta ed esatta giustitia, e nello stesso tempo si persuade, che quanto sarò soave e gratioso con chi farà il suo dovere, altrettanto sarò rigoroso con chi ardisse di sottrarsene; onde con l’impressione di questo misto, che procurerò di sostenere, sperarei di accertare ogni volta più il regio servitio di V. M. in questo Regno, il che sarà l’unico ed inalterabile mio scopo…

 

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