Anagni e Bonifacio VIII

Bonifacio VIII fu l’ultimo pontefice a risiedere abitualmente ad Anagni. La città era già stata a lungo luogo di soggiorno per i papi, per quelli più potenti del Medioevo.

Il Pontefice, noto per aver proclamato il primo Giubileo nel 1300 e per la vicenda dello “Schiaffo di Anagni”, apparteneva alla nobile famiglia dei Caetani, potentissima.

Terra natale e di formazione per i giganti della Chiesa teocratica, Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e quindi Bonifacio VIII, ad Anagni morì, il 1 settembre del 1159, Adriano IV, e spessò dimorò Alessandro III. Anagni ospitò anche Lucio III, ma la presenza della Curia in città si intensificò soprattutto nella prima metà del Duecento.

Se Gregorio IX e Bonifacio VIII nacquero qui, Alessandro IV ed Innocenzo III provenivano da Ienne e Segni, luoghi della diocesi. Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII furono inoltre canonici della cattedrale anagnina. E così nelle strade e nei palazzi della città si scrissero pagine di storia importantissime, basti pensare che Alessandro III proprio qui, nel 1160, scomunicò Federico Barbarossa e che Gregorio IX vi pronunciò, invece, la scomunica di Federico II nel 1227.

Nel centro storico, case e porticati, atri e facciate di palazzi, chiese, logge e piazze, ricordano questa lunga storia.

Il pontefice, noto per aver proclamato il primo Giubileo nel 1300 e per la vicenda dello “Schiaffo di Anagni”, apparteneva alla nobile famiglia dei Caetani che in quegli anni aveva acquisito una posizione dominante ad Anagni e controllava i più importanti palazzi cittadini. Tra questo oggi attira particolare interesse il Palazzo di Bonifacio VIII. Il suo aspetto nel corso dei secoli è stato molto alterato tuttavia conserva lo splendore antico. Lo caratterizza un corpo di fabbrica possente, una sorta di dongione, a destra verso la Cattedrale e un’ala longitudinale verso valle, segnata da splendidi arconi.

La Sala delle Scacchiere presenta quadrilobi che iscrivono scacchiere, che rimandano al gioco degli scacchi, simbolo cavalleresco per eccellenza perché al contempo guerresco e cortese. È qui che Sciarra Colonna oltraggiò Bonifacio VIII in quella vicenda nota come Schiaffo di Anagni. Poi la Sala del Giubileo, l’ambiente del loggione, funzionale agli avvistamenti, con tracce di barbacani e caditoie ed una maestosa veduta sulla media valle latina fino a Roma. La sala è dominata dalla tela che riproduce l’affresco della Loggia delle Benedizioni in San Giovanni in Laterano, attribuito a Giotto e tradizionalmente interpretato come scena di indizione del primo Giubileo del 1300.

Chiaramente l’attenzione è però conquistata dalla Cattedrale di Santa Maria la cui costruzione risale al 1072 ad opera di Pietro da Salerno, il vescovo che fece redigere l’epigrafe un tempo esposta sulla facciata: “Chiunque tu sia che volgi i tuoi passi verso questo venerabile tempio, riconosci innanzi tutto l’Artefice Creatore di ogni cosa. Qui con grande sforzo ha costruito il vescovo Pietro che la terra generò e a noi diede l’alta Salerno. Tu, unico figlio dell’Eterno Padre, abbi pietà di lui”. Lo stile romanico dell’esterno nasconde l’interno gotico e la magnifica cripta col pavimento cosmatesco ed i suoi affreschi, in perfetto stato di conservazione, che ne fanno “la cappella sistina del medioevo“.

Attraversato il museo del Tesoro nelle stanze della Sagrestia con il Codex Iustinianus, il cofanetto reliquiario di Thomas Becket, sacri paramenti e preziose icone – oggetti tra cui segnaliamo la Mitria di Becket e Nicola, il Pivale di Bonifacio VIII e la Pianeta in lino laminato in oro con le storie di San Nicola – giungiamo alla Cappella del Salvatore che affascina per gli arredi lignei della cattedra episcopale del XIII secolo, del crocifisso quattrocentesco e della statua di Sant’Antonio Abate realizzata scavando un unico tronco. Lungo il percorso museale già colpiscono i primi affreschi votivi dell’Ambulacro, questo ambiente tra l’Oratorio di San Thomas Becket e la Cripta di San Magno carico di teorie di santi e figure bibliche. L’oratorio sorge al posto di un primitivo mitreo ed è interamente ricoperto da raffigurazioni tra cui scene della Genesi, l’uccisione di San Thomas Becket, il Giudizio Universale e la sinopia di un templare.

Infine eccoci alla Cripta di San Magno: le tre navate della, con le loro ventuno volte, sono decorate da un ciclo pittorico di eccezionale bellezza che racconta la storia della Salvezza dell’uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi, opera degli artistichiamati Primo Maestro di Anagni o Maestro delle Traslazioni, Secondo Maestro di Anagni o Maestro Ornatista e Terzo Maestro di Anagni. La volta tre colpisce per la presenza dei quattro tetramorfi menzionati nella visione di Ezechiele e nell’Antico Testamento; quella centrale mostra il Cristo Giudice con una spada che esce dalla bocca, due chiavi in una mano e sette stelle nell’altra, simbolo delle Sette Chiese d’Asia dell’Apocalisse di Giovanni.

Chiudiamo l’articolo con una riflessione sulla Cappella Caetani. L’affresco centrale mostra, accanto a Santo Stefano e San Thomas Becket, al cospetto della Vergine col Bambino, due esponenti della famiglia Caetani, Goffredo II, Conte di Caserta e fratello di Bonifacio, ed il cardinale Benedetto II Caetani. La cappella stessa raccoglie poi le spoglie di Pietro Caetani Viatico, Vescovi di Todi, stimatissimo maestro del pontefice, di Goffredo II Caetani e di Giacomo Caetanei, fratello di Benedetto II Caetani I tre Caetani sono sepolti in casse decorate in avanti dal loro stemma araldico, le famose onde di Gaeta, nel sarcofago superiore, e da riquadri nel sarcofago inferiore, tutti realizzati con tessere musive che rinviano a contemporanee opere romane.

Secondo quanto fino ad ora accertato, nel 1292, prima che Benedetto Caetani salisse sul trono pontificio, la cappella era stata dedicata a San Giovanni Evangelista. Nel bel mezzo dell’intemperie con la Francia ed i Colonna, Bonifacio VIII fece destinare il nuovo ambiente alla evidente celebrazione della sua famiglia e, in essa, del duplice potere della Chiesa, temporale e spirituale.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Monciati, Anagni, Bonifacio VIII e i suoi palazzi; D. Angelucci, Il museo della cattedrale di Anagni; P. Toesca, Gli affreschi della Cattedrale di Anagni

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