Alle origini delle pretese dei Duchi di Guisa sul trono di Napoli
Anche dopo il periodo aragonese, il Regno di Napoli fu a lungo conteso dagli Angioini; ancora nel 1647 Enrico II di Lorena, Duca di Guisa, provò ad approfittare della rivolta di Masaniello per occupare il trono.
Un diffuso stornello popolare recita: “Nun me chiammate cchiù donna ‘Sabella, chiammateme Sabella ‘a sventurata! Aggio perduto trentasei castella, la chiana Puglia e la Vasilicata”. Secondo D’Ancona, Croce e Doria è la storia di Isabella di Lorena, l’ultima regina angioina del Regno di Napoli.
Figlia primogenita del Duca di Lorena, Carlo II, e Margherita del Palatinato, Isabella di Lorena giunse a Gaeta su quattro galee, con i suoi figli, ricevendo saluti e giuramenti di fedeltà in un clima di benevolenza e trionfo. Era la moglie di Renato di Valois-Angiò, figlio di quel Luigi II nemico dei Durazzo e fratello di Luigi III adottato da Giovanna II d’Angiò-Durazzo dopo la recusazione dell’adozione di Alfonso d’Aragona.
Alla morte di Luigi III per malaria, il 12 novembre del 1434, Renato, ora duca d’Angiò, conte di Provenza e conte di Forcalquier, divenne pure erede di Napoli ma, prigioniero a Digione di Filippo III, Duca di Borgogna, non riuscì a fronteggiare lo stato di grande instabilità politica che viveva il Regno di Napoli col Magnanimo deciso a conquistarlo.
Nel 1435 si spense pure Giovanna II d’Angiò-Durazzo. Con questa morte gli Angioini del ramo napoletano si estinsero definitivamente ed ogni diritto passò ai Valois. Renato fu il primo ed ultimo re di questo casato.
Isabella di Lorena tentò di organizzare difese e portare calma ed ordine. Da Gaeta la regina si spostò a Napoli prendendo dimora a Castel Capuano. Politicamente ella seguitò l’opera di Giovanna II imponendo a tutti i tribunali l’obbligo di osservare le decisioni di quello della Vicaria. Cercò di strutturare una opposizione all’ingegno ed alle fortune militari e diplomatiche di Alfonso che aveva addirittura ottenuto la libertà e nuovi alleati dopo la disastrosa sconfitta di Ponza. Non vi riuscì. Le truppe del cardinale Giovanni Maria Vitelleschi, inviate dal papa Eugenio IV, si ritirarono e Giacomo Caldora, Duca di Bari, morì durante l’assedio di Colle Sannita.
Ad uno ad uno, i castelli del regno ed i baroni di Puglia e Basilicata si votarono ad Alfonso d’Aragona. Neppure suo marito Renato, liberato e condotto a Napoli dalla flotta genovese di Giambattista Fregoso, poté fare qualcosa.
La città fu assediata. Resistette tenacemente ed Alfonso riuscì ad averne ragione solo con l’astuzia: fece penetrare alcuni suoi militi attraverso l’acquedotto, imitando i bizantini. Albeggiava ed infuriarono i combattimenti. Le porte furono aperte, la città fu occupata.
Era il 1442. Isabella, presagendo l’insuccesso, aveva già riparato, due anni prima, in Lorena. Fu raggiunta da Renato, senza più speranze di conquista del trono di Napoli.
Renato fu l’ultimo re di Napoli della dinastia degli Angiò del casato dei Valois. Le pretese alla corona napoletana da parte degli eredi angioini continuarono nei secoli successivi tramite la Casa di Lorena, che discendeva da sua figlia maggiore, Iolanda d’Angiò, e poi tramite quella di Guisa. Così, Renato II di Lorena, figlio di Iolanda, tentò nel 1488 una spedizione su Napoli frenata solo dalle pretensioni di Carlo VIII di Francia e, alla morte di Alfonso, re Ferrante dovette fronteggiare i tentativi di Giovanni II di Lorena, figlio di Renato II di Lorena. Uguali tentativi furono ripetuti fra il 1556 ed il 1557 da Francesco I di Lorena, secondo duca di Guisa, e nel 1647-1648, anni della rivolta di Masaniello, da Enrico II di Guisa, pronipote di Francesco I di Lorena.
Autore articolo: Angelo D’Ambra