Alessio Filantropeno

Alessio Filantropeno, da alcuni chiamato “Il giovane”, nasce attorno al 1270 nel ricostituito impero bizantino dei Lascaris e dei Paleologi di Nicea. Figlio di un Protovestiario e imparentato sia con i Doukas che con i Paleologi, è quindi destinato fin da giovane alla carriera militare. Il nonno, che portava il suo stesso nome, era stato un ammiraglio di spicco dell’impero di Nicea, famoso soprattutto per la battaglia navale di Demetrias (1272 circa).

Figura di grande stima e importanza a corte, ottenne un incarico di grandissimo prestigio direttamente dal basileus Andronico II, infatti attorno al 1290 la situazione in Asia Minore era molto compromessa. Anni di spese folli avevano lasciato le frontiere indebolite e prive di soldati, tanto che i turchi stavano tranquillamente scorrazzando in lungo e in largo per tutto l’Impero e minacciavano direttamente grosse città come Nicea e Nicomedia. Alessio fu nominato strategòs del Thema di Nikaia, grossomodo tutto il territorio bizantino asiatico esclusa la costa, con il compito di respingere i turchi.

Alessio fu messo al comando di un piccolo gruppo di mercenari ed esuli cretesi, forse un migliaio, ma nonostante questo seppe ottenere grande supporto dalla popolazione locale e perfino da alcune tribù turche per le sue politiche di tolleranza e buona amministrazione. Le sue grandi qualità militari lo portarono a sconfiggere ripetutamente i turchi e stabilizzare il confine. Successivamente ottenne splendide vittorie nella valle del Meandro e si mosse a sud riconquistando tutti i territori persi, riuscendo a giungere quasi fino a Mileto.

I prigionieri di guerra furono così numerosi che le cronache narrano “un turco si comprava a meno di una pecora”. Ricordiamo le sue vittorie a Filadelfia, Tralli, Hieron, Priene e in una località chiamata “Due Colline”, probabilmente vicina a Mileto.

Nel 1295 la popolarità di Alessio era tale che la popolazione locale lo acclamò come imperatore. Il desiderio dei locali era palesemente quello di liberarsi della corte di Costantinopoli, ormai vista come un potere lontano e disinteressato, capace solamente di mostrare la propria oppressione con tasse eccessive. Inizialmente il Filantropeno fu riluttante e cercò di tenere calme le acque, avvisando Andronico che il popolo era in procinto di ribellarsi e chiedendo di essere trasferito in Europa. Il comportamento dello zio fu estremamente ambiguo e negativo; gli vietò di tornare, ma cercò di indebolirlo smembrando il suo esercito e dandogli sempre meno possibilità di manovra. Trasferì molte delle sue truppe sotto il controllo del governatore di Nicea, Livadario (o Libadario), ma il Filantropeno riuscì comunque a continuare la sua guerra, ottenendo ancora più popolarità. Ad un certo punto, la cui data precisa ci è ignota, Alessio accettò di diventare imperatore e si ribellò apertamente con la probabile intenzione di marciare su Costantinopoli. Il supporto che i locali avevano per lui era talmente grande che in ogni città (come scrive Pachimere) le icone del basileus Andronico venivano distrutte e il suo nome dannato.

Andronico II però giocò d’astuzia, promise al nipote di nominarlo Cesare d’Asia, diversi possedimenti terrieri e altro ancora (nel frattempo Alessio aveva catturato il fratello dell’Imperatore, Teodoro). Temporeggiando Andronico ebbe il tempo di far catturare Filantropeno, che fu tradito da alcuni ebrei e del governatore Livadario, accecato e spedito in esilio, probabilmente all’isola dei Principi.

Poteva finire così la storia di Alessio? Certo che no.
Nel 1323 i possedimenti asiatici dell’Impero sono al collasso totale, nessuno dei successori di Filantropeno è riuscito a mantenere le sue conquiste; il basileus aveva deciso di usare mercenari e ruffiani per le battaglie, ottenendo sconfitte pazzesche. Per esempio il generale Mouzalon perse quasi la metà del suo esercito in una battaglia contro le moderne e mobili truppe ottomane. Andronico decide di riabilitare il vecchio generale e di mandarlo a combattere in Asia. Le fonti dicono che non gli venne assegnato alcun soldato (anche se probabilmente ne reclutò in loco), probabilmente perché Andronico non si fidava di lui e non ne aveva nemmeno; ma i turchi ricordavano ancora il suo nome e quindi, per rispetto o per paura, lasciarono il campo permettendogli una vittoria a tavolino. Questo gli permise di liberare Filadelfia, di cui divenne governatore e dove restò in pace per alcuni anni.
Nel 1327 fu mandato a riconquistare l’isola di Lesbo. Riuscì ad avere ragione della guarnigione latina, nonostante l’inferiorità numerica, attirandoli fuori dalle fortezze con piccole imboscate. Per novembre l’isola era conquistata.
Rimase governatore per qualche anno, poi morì.

Riguardo l’accecamento, è da considerarsi probabile che non fosse stato praticato fino a fondo ma che fosse stato solamente menomato di una parte della vista, come era solito nel mondo bizantino dove per accecamento si intendeva da bucare l’occhio e farvi un taglio superficiale.

Per approfondire il tema ci sono degli ottimi scritti di Giorgio Pachimere. Inoltre, segnaliamo il romanzo storico “L’usurpatore” di Emanuele Rizzardi, incentrato sulla campagna asiatica del Filantropeno.

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Luigia Maria de Stefano

Bibliografia: E. Rizzardi, L’usurpatore; G. Ostrogorsky, Storia dell’Impero bizantino; G. Sfranze, le Memorie; J. Harris, La fine di Bisanzio

 

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